Saranno riportarti alla luce gli antichi resti del mausoleo romano di Venturina
«Uno scavo archeologico a Venturina Terme». Ad annunciarlo è l’assessore alla Cultura di Campiglia Marittima Gianluca Camerini, storico che al passato e alle origini della frazione ha dedicato anni di ricerche.
Nel 2016, quando non aveva incarichi pubblici, Camerini aveva riferito al Tirreno della volontà di far avviare una campagna di scavo per riportare alla luce resti dell’età imperiale in Caldana, testimoniata dalla presenza del mausoleo romano, in via Mattarella, all’ingresso nord di Venturina Terme. All’epoca l’amministrazione comunale assicurò il supporto a formalizzare una richiesta alla Soprintendenza.
«Su iniziativa dell’assessorato alla Cultura di Campiglia Marittima, in collaborazione con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio e con Trust Sostratos Onlus – afferma Camerini -, prossimamente avrà luogo uno scavo archeologico a Venturina Terme, nell’area di Caldana, per verificare la presenza di strutture antiche». Che aggiunge: «Si tratta di un’operazione che nessuno ha mai tentato in passato e che speriamo possa servire a valorizzare ulteriormente il nostro territorio. Siamo sicuri che i cittadini apprezzeranno questa iniziativa e che chiunque ne abbia la possibilità non mancherà di aiutarci come può in questa impresa».
Camerini nelle scorse settimane aveva scritto ad Andrea Camilli della Soprintendenza archeologica, illustrando nel dettaglio i risultati di alcune scoperte fatte in Caldana, grazie anche agli studi di Piero Cavicchi dell’Associazione archeologica piombinese: un’indagine archeologica valorizzerebbe l’area circostante al mausoleo romano, nella speranza che faccia riaffiorare reperti significativi o strutture di epoca antica.
«I frammenti ceramici raccolti durante ricognizioni di superficie condotte negli ultimi anni – si legge nella lettera che Camerini ha reso pubblica – confermano la presenza di un insediamento romano, probabilmente una villa o una statio, collocabile in prossimità delle sorgenti termali, che si trovavano in un punto particolarmente importante della viabilità antica locale, un trivio dove si incontravano la consolare Aurelia/Emilia Scauri, la via per Populonia e quella per Volterra».
Oltre al valore scientifico, il successo dell’operazione permetterebbe di accrescere ulteriormente l’attrattività turistica del parco termale, con beneficio per le attività turistico-ricettive, obbiettivo che all’amministrazione comunale sta molto a cuore. «In particolare, sarebbe importante riuscire a riportare alla luce le tracce della consolare Aurelia/Emilia Scauri che doveva passare di fianco al mausoleo, come dimostrerebbero i documenti storici e alcune foto aeree – sostiene Camerini nella lettera -. Sono quindi a chiedere, innanzitutto, un suo parere in merito e, secondariamente, la disponibilità a collaborare con noi in questo progetto che ci piacerebbe avviare quanto prima». La lettera è stata accolta favorevolmente. L’assessore informerà sui tempi di avvio dello scavo.
Annalisa Mastellone – Il Tirreno 5.5.2020
Ipotesi e ricostruzioni dagli studi di Cavicchi
Sul canale YouTube della Mediateca storica digitale di Campiglia Marittima, Camerini ha presentato la ricerca storica svolta da Piero Cavicchi sul mausoleo romano di Caldana che rappresenta il primo studio approfondito sui resti dell’antico monumento funebre costruito circa duemila anni fa. Come spiegato nel video, Cavicchi è stato anche il primo a capire come fu costruito e con quali tecniche, facendo un paragone con monumenti simili presenti nel resto d’Italia, in particolare in Lazio e Umbria. Il mausoleo di Caldana sembra essere in Toscana l’unico esempio a torre così imponente. Originariamente era ricoperto di marmo, che nel Medioevo fu asportato per destinarlo ad altri usi. La struttura, realizzata con la tecnica dell’opus caementicium fu edificata gettando all’interno di casseformi in legno un misto di calce e pietre locali. Le strisce presenti sulla muratura sono le impronte delle casseformi corrispondenti alle varie gettate, mentre i fori quadrangolari sono il vuoto lasciato dal disfacimento delle travi che rinforzavano le casseformi. Le pietre utilizzate come riempimento all’interno della gettata sono calcare e soprattutto travertino locale, che qui da noi si chiama tufo, cavato molto probabilmente non lontano dal luogo dove si trova il quartiere venturinese di Tufaia, che prende il nome proprio dalle antiche cave di tufo che furono utilizzate per secoli e che servirono ai primi abitanti di Venturina per costruire le proprie case. La grande apertura alla base del mausoleo ospitava il sarcofago che conteneva le ceneri del defunto. Come molti monumenti funebri romani, il mausoleo di Caldana si trovava ai bordi di una strada molto importante, la consolare via Aurelia, detta anche Emilia Scauri: una parte del tracciato è sopravvissuta miracolosamente ai secoli ed è ancora visibile tra le case. Nel Medioevo poi, al monumento fu appoggiato un edificio che almeno per un certo periodo dovette servire da magazzino di uno dei mulini che si trovavano a due passi, lungo la Fossa Calda, chiamato “della Torricella” proprio per la presenza del mausoleo.
a.m.