San Vincenzo, attività estrattive: un’apertura e 2 no
La giunta comunale approva l’atto di indirizzo in materia. Prosegue l’iter con Solvay, che ha ridotto le sue previsioni.
Mettere a sistema la linea politica. È quanto si propone la giunta di San Vincenzo con la delibera 291 del 18 ottobre: “Atto di indirizzo per la gestione delle procedure inerenti le attività estrattive”.
In sintesi, due no e un’apertura. Gli stop sono per la cava di Broccatello, nel territorio di Castagneto ma con evidenti ricadute in terra sanvincenzina, e per il fronte di cava di 32 ettari chiesto da Cave di Campiglia. Va avanti, invece, il procedimento per l’ampliamento chiesto da Solvay all’interno dei confini della sua proprietà, ma con dimensioni ridotte rispetto alla proposta iniziale.
«Il 23 agosto abbiamo presentato delle osservazioni al Piano regionale cave sia per il sito di cava Solvay che per la cava di broccatello nel comune di Castagneto Carducci – dicono dall’amministrazione comunale -. Si tratta di rilievi tecnici, che puntano a mettere in risalto quelle che riteniamo delle criticità».
La delibera conferma la «contrarietà alla riapertura della cava di Broccatello». I rilievi si concentrano sulla viabilità di accesso al sito che interessa il quartiere Acquaviva, ma esprime anche altri rilievi, con l’invito ad approfondire «l’opportunità di riaprire una cava in un ambito paesaggistico di particolare tutela, che interessa le visuali anche del comune di San Vincenzo, in palese contrasto con i principi ispiratori del Pit».
Sul fronte della viabilità, tra l’altro, resta da capire il perché l’eventuale accesso all’area di cava debba essere creato ex novo interessando il territorio di San Vincenzo e non possa essere rimessa in pristino la viabilità originaria che fino alla dismissione dell’attività, negli anni Ottanta, interessava Castagneto.
La giunta ha deciso di «interrompere per gli evidenti e non giustificati contrasti con il sistema paesaggistico e ambientale del Comune di San Vincenzo, il percorso intrapreso per l’accordo di pianificazione promosso dalla società Cave di Campiglia, che comunque può proseguire la sua attività in quanto è in possesso delle relative autorizzazioni allo scavo nel comune di Campiglia Marittima fino all’anno 2028».
Si tratta di una previsione che non è inserita nel Piano regionale cave. La proposta della Spa prevede lo sfruttamento per una durata di 30 anni del giacimento sul Monte Calvi, esteso su un’area di 32 ettari, a una quota tra i 530 e 590 metri rispetto alla vetta che è a 630 metri sul livello del mare. Per le sue dimensioni e gli effetti previsti «contrasta profondamente con le indicazioni del Pano strutturale vigente, ma anche del Pit/Ppr, senza per altro conoscere i possibili benefici per l’economia del nostro territorio».
Il procedimento di Solvay, invece, va avanti. La società ha recepito le osservazioni fatte dal Comune al Piano regionale cave nel rapporto ambientale che ha presentato nell’ambito della procedura di Valutazione ambientale strategica. «Si passa da un ampliamento del 12% a uno del 3,7 % ma all’interno dei confini della proprietà, quindi non si tratta di una nuova cava. Inoltre, sono stati salvaguardati i beni ambientali come le grotte e cavità carsiche. La nuova escavazione non andrà a intralciare percorsi naturalistici e ci sarà un ripristino dei fronti di coltivazione con rinverdimento continuamente monitorato, oltre a quello che Solvay deve già fare, nel rispetto della sostenibilità ambientale».
M.M. Il Tirreno 20.10.2019