Nuova scoperta a Baratti: un «polo industriale» per il sale

Nuova scoperta a Baratti: un «polo industriale» per il sale

Intervista al professore Giorgio Baratti che coordina le attività di scavi archeologici.

Un polo «industriale» del 300 avanti Cristo; la vera età delle dune del Golfo; una gigantesca strada con una carreggiata di 15 metri costruita con gli scarti della lavorazione del ferro: a Baratti si riscrive la storia.

Il sensazionale ritrovamento dell’uomo sepolto in catene, nella sabbia della necropoli etrusca di Populonia, è solo una delle grandi sorprese emerse dall’ultima campagna di scavo condotta dal professor Giorgio Baratti, dell’Università di Milano, con gli archeologi che, dal 2008, sfidano libeccio e mareggiate per salvare quel che resta di una storia inghiottita dai flutti e devastata dalle mani dell’uomo.

Professor Baratti, l’uomo sepolto in catene ha destato interesse sui risultati degli ultimi scavi…
«Le ultime scoperte ci stanno consentendo di collegare tanti tasselli emersi negli anni. Gli antropologi stanno studiando lo scheletro per capire le cause della morte, chi fosse e perché sia stato sepolto in catene. Sinora abbiamo trovato confronti in alcune necropoli di gladiatori in Inghilterra e in Francia, e in alcuni siti magnogreci. Ma la ricerca è all’inizio, visto che il ritrovamento è avvenuto appena pochi giorni fa».

C’è una relazione fra quell’uomo e la grande strada in scorie di ferro?
«La sua tomba fu coperta, in età romana, da questa gigantesca infrastruttura che apre una nuova prospettiva negli studi del sito e di Populonia».

Perché? 
«Perché i Romani, a un certo punto, decidono di impiantare lungo la linea di costa una grande strada che siamo riusciti a seguire per circa 100 metri. Era larga 15 metri e profonda 3. Nella pineta abbiamo trovato i limiti destro e sinistro. Buona parte del tracciato è stata asportata negli anni 30 durante i lavori di sfruttamento che cambiarono il volto del sito».

Cosa collegava questa strada?
«E’ un’opera colossale che attraversa il golfo dal porto verso est. Costruita nel corso del III a.C. con una tecnica di altissimo livello, lo strato superficiale è in scorie di ferro triturate e tanto ben aggregate da risultare perfettamente conservato, come fosse asfaltato. Pensiamo a un’arteria strategica per la nuova viabilità di Populonia e funzionale al trasporto del ferro verso l’entroterra in un’ottica “pre-industriale”. Abbiamo trovato anche i segni dei carri».

La vocazione «industriale» della zona sarebbe confermata da un’altra importante scoperta, esatto? 
«Sì, l’impianto per la produzione di pani di sale, sinora unico in Italia e che trova confronti solo in Francia».

Di cosa si tratta?
«E’ una struttura rettangolare, della fine del II millennio, composta da quattro filari di pietre su cui venivano appoggiati dei vasi. Questi venivano poi spaccati per estrarre questi blocchi concrezionati di sale».

Eleonora Mancini – La Nazione 13.11.2016

Foto: La Nazione

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