Le 20 osservazioni di CxC e Giù le mani da Baratti
OSSERVAZIONI AL “PIANO PARTICOLAREGGIATO DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI BARATTI E POPULONIA”
PREMESSA
Il “PIANO PARTICOLAREGGIATO DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI BARATTI E POPULONIA” adottato con delibera C.C. n.22/2012, al di là delle osservazioni puntuali che possono essere fatte, presenta il vizio di fondo di avere voluto confermare la previsione della variante al P.R.G. adottata nel 1994 e quindi vecchia di 17 anni.
In questi anni è cresciuta la presa di coscienza dell’importanza del luogo grazie all’arricchimento di conoscenze che ha fatto capire che parlare di Baratti e Populonia significa affrontare il tema di una vastissima area archeologica poco conosciuta sulla quale il tempo e l’uomo hanno creato un paesaggio unico per bellezza ed equilibrio e per la tutela della quale verrebbe spontaneo chiedere il fermare qualunque trasformazione.
Poiché questa non è una posizione percorribile in quanto antistorica, occorre cercare di gestire le trasformazioni del luogo in modo che pur andando avanti la ricerca archeologica, non si sminuisca il valore paesaggistico, in modo che il contesto sia fonte di lavoro senza che si trasformi in rapina e distruzione del patrimonio culturale.
L’avere voluto pervicacemente portare avanti la redazione di un Piano Particolareggiato i cui obbiettivi erano stati individuati più di 17 anni fa, è una chiara dimostrazione di avere capito ben poco della complessità di un problema molto più ampio e che riguarda un territorio che non può essere contenuto nei limiti dell’attuale Piano Particolareggiato.
Peraltro, così facendo, il Comune ignora se stesso, perché non considera le previsione del suo piano strutturale, approvato nel 2007, che individua tutto il promontorio di Populonia e Baratti come un’unica unità territoriale omogenea (UTOE 7), caratterizzata proprio dai valori archeologici e paesaggistici, da pianificare in modo unitario, meglio se in raccordo con tutte le altre UTOE delle aree naturali protette che costituiscono il sistema dei parchi della Val di Cornia. Inoltre, una pianificazione attuativa come quella proposta con il piano particolareggiato in oggetto, avrebbe dovuto seguire e non anticipare il Regolamento Urbanistico di Piombino che, al contrario, ancora oggi non è stato neppure adottato.
Dobbiamo allora prendere atto che il Piano può essere considerato solo un Piano di riassetto di servizi commerciali, turistico-balnerari e portuali che nulla hanno a che vedere con il Parco Archeologico. Un piano quindi molto parziale e che non affronta minimamente il vero problema che è quello di decidere con un lavoro interdisciplinare serio e con una profonda capacità politica, quale futuro dare all’area di Baratti e Populonia e alla valorizzazione ulteriore delle sue risorse peculiari e non riproducibili, ossia il paesaggio e le diffuse testimonianze archeologiche, solo in minima parte indagare e valorizzate.
Unico elemento positivo metodologico di tutta questa vicenda è stato il formarsi di un lavoro di partecipazione della popolazione che ha richiesto informazioni puntuali che a loro volta hanno contribuito a far capire che l’archeologia deve essere vista come matrice culturale delle scelte e non come valore aggiunto per arricchire una zona meramente turistico-balneare.
A tutto ciò la versione del Piano adottata ha dato alcune risposte e corretto alcuni macroscopici errori di valutazione, ma di fatto nulla ha fatto, né avrebbe potuto fare, per dare un contributo al tema più vasto di cosa debba diventare il complesso territorio di Baratti e Populonia .
Malauguratamente il Piano, pur assegnandosi la valenza di Piano di Recupero, si ferma al livello di prescrizioni verbali sugli interventi senza mai affrontare la necessità di prescrivere tipologie di intervento ben precise che permettano di avere delle garanzie reali sui risultati definitivi. E’ interessante vedere che la prima bozza del Piano Particolareggiato era ricca di esempi e proposte grafiche che dettero luogo a confronti e polemiche. Il Piano adottato è stato completamente sterilizzato sotto questo aspetto e si inseriscono solo fotografie di esempi da prendere in considerazione nella progettazione definitiva. Da un punto di vista metodologico può essere condiviso solo se a questa fase seguirà una seconda fase di Piani di Recupero ben dotati di rilievi dello stato di fatto e di proposte tipologiche. Cosa non prevista dal piano particolareggiato, per cui gli interventi edilizi potranno essere attuati senza nessun altra valutazione degli organi amministrativi del Comune, ossia la Giunta e il Consiglio Comunale.
L’attuale formulazione del Piano esclude che la partecipazione dei cittadini possa continuare ad esprimersi proprio nel momento in cui si comincia a disegnare gli interventi fisici che tutti dovranno vivere, ma che saranno decisi esclusivamente da chi farà i progetti, dagli uffici comunali, dalle soprintendenze.
Così facendo anche l’aspetto positivo della partecipazione sarà vanificato perché si riconfermerà ancora l’ipotesi che il non esperto non può interloquire con l’esperto (amministratore pubblico, architetto, urbanista, economista, ecc.) in quanto non dotato di strumenti culturali e scientifici adeguati.
Il percorso partecipativo ha dimostrato che le persone, se informate e dotate di strumenti, sono benissimo in grado di dare risposte e posizioni valide culturalmente.
Il momento della separazione inevitabile tra discussione pubblica e partecipata e azione dei pubblici amministratori, degli architetti, degli specialisti in genere, deve essere spostato il più avanti possibile in modo che le scelte siano il più possibile condivise, unica garanzia perché quelle stesse scelte siano riconosciute proprie dai cittadini che in fondo sono gli unici veri tutori dell’ambiente fisico e culturale in cui si trovano a vivere e che dovranno lasciare a chi li seguirà. Da queste considerazioni discende la prima osservazione al Piano di Baratti e Populonia.
1 – Si richiede che gli interventi sul patrimonio edilizio esistente siano sottoposti alla preventiva approvazione di specifici Piani di Recupero, con l’obbligo per l’amministrazione di promuovere iniziative di partecipazione pubblica prima della loro approvazione. Analogamente si richiede che forme di partecipazione siano attivate su qualsiasi altro progetto che comporti trasformazioni significative dei luoghi. Si richiede che sia escluso il ricorso alla S.C.I.A. e che qualunque variante a progetti sottoposti ad iniziative di partecipazione pubblica sia sottoposta ad analoghi processi.
2 – N.T.A. – Art. 6 EFFICACIA DI PIANO DI RECUPERO
L’art. prevede che, per la finalità di eliminazione dei degradi individuati nell’ambito della sua applicazione, il Piano particolareggiato assuma anche la fisionomia giuridica del Piano di Recupero del Patrimonio Edilizio ed urbanistico. Considerando il valore storico, ambientale e paesaggistico di quello che di fatto è un Parco archeologico nel quale sono presenti manufatti storicizzati, l’apparato descrittivo dei singoli manufatti e delle sistemazioni è estremamente carente se non assente del tutto. Questo porta al fatto che le proposte sono generiche e incontrollabili alla luce di dati certi sui singoli episodi. A questo va aggiunto il fatto che se il Piano particolareggiato discende anche da un percorso partecipativo, le soluzioni di dettaglio in un contesto delicatissimo, quelle che poi tutti vedranno e utilizzeranno, saranno decise esclusivamente all’interno degli uffici comunali o della Soprintendenza senza la partecipazione di quella cittadinanza attiva che ha cercato di impedire che andasse avanti un piano grossolano e privo di approfondimenti scientifici e metodologici.
Si chiede che al Piano particolareggiato non sia riconosciuta l’efficacia di Piano di Recupero sotto alcun aspetto, che si limiti a fissare gli obiettivi e che per tutte le azioni previste si proceda a redigere Piani di Recupero da sottoporre all’iter di legge e per i quali sia predisposto un processo partecipativo.
In alternativa si chiede che il Piano particolareggiata sia dettagliato, fino alla scala del piano di recupero e sia dotato dell’apparato di conoscenza e di progettualità di dettaglio che permetta di avere garanzie sulla qualità degli interventi. L’apparato conoscitivo dovrà fin da ora verificare la legittimità delle situazioni sulle quali si interviene.
3 – N.T.A. – ART. 10 –
Il Piano prevede la possibilità di istallazione di pannelli fotovoltaici solo nell’ambito di intervento della Porta al Parco, e prevede che altrove possano essere utilizzati impianti di mini-eolico soggetti a valutazione di compatibilità rispetto ai valori paesaggistici individuati nel Piano. La vaghezza della formulazione non dà tutele in merito al risultato che sarà comunque deciso solo dagli uffici comunali e dalle soprintendenze. Si deve tenere conto poi che sotto la voce impianti di minieolico esiste una gamma di soluzioni nessuna delle quali è accettabile in un contesto così delicato.
Si chiede che sia escluso l’uso di impianti di minieolico e che sia ammessa solo l’istallazione di pannelli fotovoltaici sulle coperture, obbligatoriamente piane, dei manufatti previsti per la Porta al Parco, per le coperture di cui a B2 e B3 e per i manufatti della scuola di vela.
4 – N.T.A. – Art. 11 Protezione del Patrimonio archeologico
Si chiede che i saggi conoscitivi per le aree a rischio medio, di tipo C, siano sempre preliminari a qualsiasi opera.
LE REGOLE DEL PROGETTO – SCHEDE
5 – A2 PORTA AL PARCO – PARCHEGGI
In nessun documento allegato al P.P. risulta descritto il criterio di dimensionamento del parcheggio della Porta al Parco. Pertanto i dati proposti (150 posti auto e 16 piazzole per camper) sono del tutto aleatori e non dimostrano che sia possibile raggiungere gli obiettivi dichiarati. Trattandosi poi di opera di urbanizzazione primaria si nota che è assente il progetto delle opere di urbanizzazione come richiesto per i Piani di Recupero al quale il piano Particolareggiato viene assimilato all’art.6 delle N.T.A.
Si richiede che il P.P. sia integrato da studi tali da dimostrare la capacità del parcheggio di Porta al Parco di soddisfare alle esigenze dei visitatori in vista di una progressiva riduzione di possibilità di accesso ai veicoli privati. Si richiede di individuare un’altra area in aderenza a quella prevista da assoggettare ad esproprio per una futura espansione del parcheggio pubblico
6 -A2 PORTA AL PARCO – SERVIZI
L’edificio di nuova realizzazione previsto a Porta al Parco viene descritto in maniera estremamente generica e non in grado di garantire la capacità di soddisfare le funzioni descritte nella scheda.
Si richiede che il P.P. sia integrato da un progetto di massima che dimostri la capacità di alloggiare le funzioni descritte e garantisca una soluzione formale più dettagliata di quanto schematizzato nella scheda con foto esemplificative. Si richiede che l’edificio non superi la altezza in gronda di mt. 3,50 trattandosi di locali destinati a uffici e che la copertura piana sia destinata ad alloggiare pannelli fotovoltaici.
7 – A2
Poiché il Piano si attribuisce all’art. 6 delle N.T.A. efficacia al pari del Piano di Recupero, e poiché le opere di cui all’intervento A2 sono di fatto urbanizzazioni primarie,
Si richiede che gli interventi siano realizzati previa predisposizione di progetto come previsto dalla normativa vigente per le opere di urbanizzazione.
8 – A3.1 PARCHEGGI
La previsione di dismissione dei parcheggi ed il loro riutilizzo destina quello posto verso via della Principessa a spazio per servizi igienici , arredi pic-nic e attività commerciali varie senza alcuna indicazione sulle quantità ammissibili
Si chiede che, trattandosi di fatto di opere di urbanizzazione su aree per altro di proprietà pubblica, sia redatto un progetto di massima come richiesto per i Piani di Recupero, che individui i materiali ammissibili, le aree stabilmente coperte, le aree stagionalmente coperte e volumi. Il progetto dovrà prevedere coperture piane con pannelli fotovoltaici soprastanti.
Analogamente si chiede che sia redatto un progetto di massima che individui le caratteristiche dimensionali e formali dei fabbricati da destinare a centro velico, più dettagliate di quanto non sia riportato negli schemi alla scheda C1-C2-C3.
9 – PARCHEGGIO IN ADERENZA ALLA ZONA B6
Il piano non contiene alcuna previsione di riordino di una area di proprietà pubblica, visivamente e funzionalmente facente parte della zona B6. Attualmente l’area è destinata a parcheggi e ospita una struttura in legno di bar-ristoro e vendita giornali ed altro. Data la contiguità al lungomare non si capisce perché non sia stata inserita tra le aree da recuperare .
Si chiede che detta area con i manufatti relativi, sia oggetto di un progetto di riordino in modo da garantire un insieme formalmente e funzionalmente correlato con la zona B6.
10 – PARCHEGGIO DI POPULONIA A4
Si richiede che tutta l’area destinata a parcheggi e belvedere ed il prato ai piedi delle mura siano acquisiti al demanio pubblico.
Trattandosi di un’area destinata ad urbanizzazioni primarie e alla luce della dichiarata assimilazione del Piano Particolareggiato ad un Piano di Recupero, si chiede che sia redatto un progetto di massima che permetta la chiara individuazione delle sistemazioni secondo i criteri indicati nella scheda
11 – PARCHEGGI A3.1 – A4 – IN ADERENZA A ZONA B6
Poiché siamo in presenza di opere di urbanizzazione primaria e poiché il Piano si riconosce efficacia di piano di Recupero,
Si richiede che gli interventi sulle aree A3.1, A4, e nella area adiacente a B6 siano realizzati tramite un Piano di Recupero che preveda una progettazione esecutiva.
12 – A5 ACCESSI AL MARE
Si richiede che il piano sia dotato di una progettazione più approfondita per garantire l’accesso al mare anche ai portatori di handicap, preferibilmente dove il dislivello tra strada e arenile permetta di costruire percorsi accessibili di facile realizzazione.
13 -ACCESSI PER DIVERSAMENTE ABILI
In relazione all’accesso o agli accessi di cui al punto precedente il Piano dovrà prevedere delle zone di sosta esclusivamente destinate ai mezzi dei portatori di handicap.
14 -B2 – PRATONE
La previsione del piano di spostare lungo la strada in zona Villini non solo i servizi igienici, ma anche il punto somministrazione bevande ed alimenti non fa che introdurre un elemento incongruo con la necessità di mantenere libere le aree di questo ambito.
Si chiede che il punto somministrazione bevande e alimenti sia localizzato nella zona A3.1. Si chiede inoltre che si limiti ad uno spazio coperto che protegga un mezzo analogo a quello che attualmente opera durante la stagione estiva, in modo da non realizzare un chiosco chiuso per gran parte dell’anno, di scarso valore ambientale e che nel tempo può dare adito a trasformazioni in luoghi fissi e non rimovibili.
15 – B4 – CASONE
Per l’edificio che insieme alla Torre di Baratti e alla Pineta rappresenta “BARATTI” nell’immaginario collettivo, il Piano respinge in toto quanto emerso dal Percorso Partecipativo utilizzando la formulazione di destinazione ricettiva (albergo di alta qualità) volutamente ambigua e falsamente rassicurante per tutti quelli che hanno visto nel Casone il cuore del Parco. Si sottolinea il fatto che albergo di alta qualità non trova alcun riferimento nella L.R.T. 42/2000 e che l’unica struttura ricettiva che potrebbe essere inserita nell’edificio è a norma di legge quanto previsto all’art. 58 (Residenze d’epoca). Si rileva poi l’assoluta assenza di qualunque documentazione a corredo di un Piano che si autodefinisce di Recupero, assenza che impedisce a chiunque una valutazione degli interventi finali ammessi su un bene di alto valore storico e paesaggistico.
Si richiede che la destinazione ammissibile sia limitata a: ”servizi al Parco Archeologico”.
Si richiede che gli interventi siano assoggettati ad un Piano di Recupero poiché il “progetto unitario convenzionato” non prevede alcun iter sottoposto ad alcuna valutazione dei cittadini.
16 -B5 CAMPO BOE
Il Piano non presenta alcuna documentazione approfondita dello stato di fatto né alcuna proposta significativa, condivisa e vincolante per i successivi interventi. Inoltre un “progetto unitario convenzionato” non garantisce alcuna possibilità di intervento da parte dei cittadini al momento della redazione
Si richiede che gli interventi siano realizzati tramite Piano di Recupero.
Si richiede che il riordino in diminuzione dello specchio acqueo avvenga immediatamente con la razionalizzazione della dislocazione dei natanti il cui numero non deve superare quello attuale. Si richiede poi che a scadenza delle concessioni, queste non siano rinnovate automaticamente, ma si proceda ad una riduzione sensibile dello specchio d’acqua dato in concessione.
17 – B6 – LUNGOMARE PUBBLICO
Si sottolinea l’assenza di elementi conoscitivi e progettuali che permettano di avere garanzie su cosa verrà realizzato
Si richiede che tutti gli interventi siano realizzabili previa redazione e approvazione di Piano di Recupero.
Per evitare la proliferazione di punti ristoro e nel caso specifico della Torre di Baratti :
Si richiede che le attività del tipo punti ristoro non siano numericamente aumentate e si richiede che la previsione di un punto ristoro previsto a fianco dell’edificio attiguo alla Torre di Baratti sia cancellata
18 – B7 – TORRE DI BARATTI
Il Piano dà una documentazione dello stato attuale degli edifici (Torre e annessi e edificio ex Guardia di Finanza) inesistente e per la soluzione progettuali indicazioni altrettanto di larga massima. Poiché il piano si dà efficacia di Piano di Recupero dovrebbe essere dotato di un apparato descrittivo molto più approfondito.
Si richiede che gli interventi siano realizzati previo Piano di Recupero che comprenda tutti gli edifici esistenti, compreso quello ex Guardia di Finanzia.
Si richiede che la soluzione che sarà proposta non permetta incrementi di volume ma la sola riorganizzazione, preferibilmente riducendo la lunghezza del corpo D
Si specifichi che è ammessa una sola abitazione ad uso del gestore o gestori di tutte le attività.
19 – C1
Si chiede che sia esclusa la possibilità di utilizzare coperture a capanna su tutti i manufatti . Sulle coperture piane potranno essere alloggiati pannelli fotovoltaici posti in piano. Si richiede che i manufatti siano progettati secondo un criterio unitario.
20 -C3
Si chiede che l’equipaggiamento vegetale da utilizzare nelle azioni previste dal piano nonchè l’uso dei materiali (legno, pietra arenaria, acciaio Corten) facciano parte di progetti unitari redatti da specialisti di progettazione del paesaggio.
Campiglia Marittima 30 Aprile 2012
Comitato per Campiglia
Alberto Primi
Comitato Giù la mani da Baratti
Daniele Quinti
MANDATO AL SINDACO DEL COMUNE DI PIOMBINO
Sulla stampa:
Piano di Baratti: i comitati presentano le osservazioni
Il piano particolareggiato di Baratti e Populonia, adottato dal consiglio comunale nei mesi scorsi, presenterebbe, secondo il Comitato per Campiglia e “Giù le mani da Baratti”, il vizio di fondo di aver confermato le previsioni del 1994. «E’ la dimostrazione – sostengono – di aver capito poco della complessità di un problema molto più ampio e che riguarda un territorio che non può essere contenuto nei limiti dell’attuale piano».
Secondo i comitati, il Comune ignorerebbe le previsioni del piano strutturale approvato nel 2007, che individua tutto il promontorio come un unico territorio, caratterizzato dai valori archeologici e paesaggistici, da pianificare in modo unitario». La pianificazione attuativa – ritengono i comitati – avrebbe dovuto seguire e non anticipare il regolamento urbanistico che, al contrario, non è stato ancora adottato».
Tra le osservazioni, il patrimonio edilizio esistente dovrebbe essere sottoposto alla preventiva approvazione di specifici piani di recupero, con l’ esclusione di impianti di minieolico e la sola istallazione di pannelli fotovoltaici sulle coperture piane dei manufatti della Porta al Parco e della scuola di vela. Vi dovrebbero essere poi, secondo i due comitati, studi sulla capacità del parcheggio di Porta al Parco.
I comitati richiedono anche di individuare un’altra area da espropriare per una futura espansione del parcheggio. Sul Casone richiedono che la destinazione ammissibile sia limitata a “servizi al Parco Archeologico”.
Per quanto concerne il campo boe, infine, sono contari all’aumento dei natanti e per una riduzione progressiva dello specchio d’acqua dato in concessione. No anche all’aumento dei punti ristoro sul lungomare, mentre per la Torre di Baratti chiedono che non si incrementino i volumi.
Paolo Federighi – Il Tirreno 14.5.2012
Siamo estimatori della zona Baratti Populonia e troviamo scandaloso che un sito così particolare e unico al mondo possa essere snaturato diventando magari una falsa copia di luoghi già visti e rivisti. tenete duro, magari restando in contatto assiduo con Ente delle belle arti, ministero ecc..e le serie associazioni che hanno a cuore il vero oro italiano!!E cercate di far ragionare le menti poco illuminate di certi amministratori del bene pubblico.
Preservare, rispettare sono certe,nate due imperativi per il futuro di Baratti. Tuttavia decenni di politiche populiste, immobilismo e stupidi attivisti hanno trasformato il posto in un bivacco di campers e roulottes. In un posto di sogno un turismo pezzente.
In nessun altro paese si sarebbe sprecata un’occasione del genere.