Il restauro di San Cerbone, la chiesa salvata dai sacchi

La muratura esterna passata dal grigio all’ocra chiaro. L’intonaco della chiesa dello stesso colore. Non è difficile notare il nuovo volto della chiesina di San Cerbone, restaurata proprio mentre procedevano le operazioni per l’installazione dei sacchi anti erosione destinati, tra l’altro, ad assicurarne la salvezza. «Quel colore non lo abbiamo scelto a caso – spiega l’architetto Giovanni Grassi, che ha condotto i lavori per conto della Curia, da cui la piccola chiesa dipende – Le modalità avevano lo scopo di utilizzare dei materiali non tinteggiati e dunque non passibili delle sgradevoli variazioni che lo scorrere del tempo avrebbe potuto apportare, soprattutto in un ambiente così aggressivo per la vicinanza del mare.
Al che il rifacimento dell’intonaco è stato prodotto con materiali reperiti in loco, sabbie mescolate in primis». Se l’effetto ottico di questa lavorazione può dare l’impressione di rendere la chiesina meno visibile dalla strada di quanto non lo fosse in passato, probabilmente le cose non resteranno per sempre così: «Col tempo – aggiunge infatti l’architetto Grassi – il colore tenderà a ossidarsi e dunque a ridurre l’impatto visivo attuale».
Per il resto, spiega Grassi, l’intervento di restauro della chiesina – tuttora incluso – è stato condotto con grande rispetto nei confronti della struttura. Tra le operazioni di maggiore rilievo, la chiusura delle falle che si erano aperte nella parte bassa della costruzione per effetto dell’azione del mare, mentre sulla parte frontale le pietre già visibili sono state ripulite nel rispetto alla storia della chiesa («sarà poi il tempo, anche qui, ad ammorbidire le linee»).
Discorso diverso per la vegetazione, che è stata rimossa, ma che ricrescerà. «Ciò che più è da temere – puntualizza Grassi – è semmai la presenza dei pini, le cui radici affondano sia sotto il mare, sia sotto la chiesa. Un pericolo costante, per il quale non c’è da sperare che nell’intervento della natura, visto che toccarli non è possibile».
Messa da parte l’opera di posizionamento dei sacchi anti erosione, a rendere la chiesina di nuovo agibile mancano la pavimentazione (possibilmente con pietre provenienti da cave antiche) e il restauro dell’affresco interno, a loro volta dipendenti dalla disponibilità di fondi, con cui la Curia si sta confrontando. All’inizio l’intervento aveva un costo complessivo di circa 80mila euro, che però, via via andando avanti i lavori, ha superato i 100mila, tuttora, però, ancora da conteggiare complessivamente. Un contributo alla realizzazione dell’opera è stato erogato alla Curia dalla Cei – Conferenza episcopale italiana.
M. Massei Autunnali – Il Tirreno 21.5.2012
Nuovo contributo di oltre 230mila euro contro l’erosione
233mila e 800 euro per completare le operazioni anti-erosione a San Cerbone. A tanto ammonta il nuovo contributo che l’amministrazione ha richiesto e ottenuto dalla Regione dopo gli iniziali circa 300mila euro (290 mila di base, più 10 mila per le spese archeologiche) erogati lo scorso anno in fase d’avvio del progetto per il ripascimento dell’area adiacente l’omonima chiesina, pericolosamente minacciata, assieme alla strada e al vicino sito archeologico, dall’azione erosiva delle correnti.
A poco più di sei mesi di distanza dall’inizio dell’intervento, «la prima parte dei lavori per il posizionamento dei grossi sacchi (circa un metro e mezzo per sei, per un peso di 40 tonnellate ciascuno) è terminata – spiega l’assessore all’ambiente Marco Chiarei – Tuttavia ci siamo resi conto della necessità di collocarne altri in prossimità del muricciolo e per questo abbiamo chiesto un ulteriore finanziamento alla Regione. Soldi che ci sono stati accordati, mentre è atteso a giorni l’okay della Provincia».
La prima fase del lavoro aveva comportato il posizionamento di 43 sacchi. Quelli nuovi sono 20, «ma la sproporzione della cifra – spiega Riccardo Banchi dall’ufficio tecnico del Comune – non deve trarre in inganno: questi soldi non serviranno solamente ai sacchi (che infatti richiedono di per sé solo 180mila euro), ma anche al completamento di alcune operazioni». Primo fra tutti, il riempimento (di terra) della viminata di pali e infissi costruita tra la chiesina e la fontanella per rendere meno ripida la scarpata e un’operazione di tipo analogo da svolgersi nel punto in cui saranno collocati i nuovi sacchi.
L’intervento antierosione su Baratti arriverebbe al costo complessivo di circa 535 mila euro, cifra molto importante, e che però, anche nella frazione attesa a giorni, fa parte, come spiega l’assessore Chiarei, del complessivo progetto di sistemazione morfologica della spiaggia di Baratti, che la Regione colloca al numero 13 del proprio «Piano della Costa». Lavori indispensabili alla sopravvivenza di questo tratto di litorale, ma il cui prolungarsi non ha evitato di manifestare qualche perplessità in merito alla compatibilità con le ormai vicinissime attività balneari: al momento attuale il cantiere occupa ancora una parte consistente dell’area erbosa che durante l’estate è frequentata dai turisti, anche in sostituzione della spiaggia antistante, quasi completamente erosa. Tratto, peraltro, anche accessibile dagli animali domestici. «Nessun problema – assicura Chiarei – La ditta che si occupa del riempimento dei sacchi (la Geosystem di Parma, assieme alla Ge.Co e Medita di Cagliari) è diventata molto rapida nello svolgimento dei lavori, il che dovrebbe assicurare una conclusione abbastanza prossima delle operazioni. L’impegno è quello di riuscire a finire prima che la stagione balneare entri nel vivo». (m.m.a.)
una domanda: ma i sacchi resteranno sempre visibili oppure saranno “mascherati” in qualche modo? Grazie a chiunque voglia rispondermi! 🙂