«Il turismo? E’ nato grazie al treno» Il libro-ricerca di Rossano Pazzagli traccia la storia del territorio

I primi alberghi, i primi villini, i primi stabilimenti balneari. Come San Vincenzo è diventata cittadina turistica. Lo scopriamo con Rossano Pazzagli, docente universitario, ex sindaco di Suvereto, che ha scritto «Terra di mare. Le origini del turismo balneare a San Vincenzo», Nexmedia edizioni, un libro che analizza le origini del turismo balneare a San Vincenzo, ricostruendo con testo e immagini le condizioni ambientali, sociali ed economiche tra ‘800 e ‘900.

Come è nato questo libro?
«E’ frutto di un progetto di ricerca elaborato congiuntamente dalla casa editrice Nexmedia e dall’Istituto di ricerca sul territorio e l’ambiente “Leonardo” di Pisa e sostenuto dal Comune di San Vincenzo. È un progetto importante perché è la prima volta che esce un lavoro di storia del turismo nel nostro territorio. Esso riguarda San Vincenzo dall’800 al 1940 circa, ma ci auguriamo che possa stimolare nuove ricerche sulle località vicine e sul periodo successivo, cioè quello che arriva fino ai nostri giorni e che ha visto un intreccio crescente tra turismo e industria».

Il titolo – Terra di mare – sintetizza un cambiamento di identità di San Vincenzo: da piccolo borgo contadino e marinaro a località turistica.
«È stato questo un processo che ha accompagnato e reso possibile la conquista dell’autonomia comunale con il distacco da Campiglia avvenuto nel 1949. Nel libro si cerca di capire chi furono i protagonisti del primo sviluppo turistico sanvincenzino. In primo luogo si tratta di commercianti e artigiani locali che all’inizio del ‘900 cominciarono a diversificare la propria attività aprendo attività ricettive e per la balneazione: i Frati e i Federici per gli stabilimenti balneari, tra cui spicca il ruolo storico del Nettuno; i Melai, i Garosi, i Bellagotti ed altre famiglie locali per quanto riguarda il settore alberghiero. A questi si aggiungono alcuni protagonisti e capitali endogeni, che dettero un impulso decisivo all’economia turistica. Tra questi spicca il ruolo della Solvay, che già negli anni ’30 organizza il parco giochi con cabine balneari del Paradisino».

Un altro protagonista è il treno.
«Senza l’arrivo della ferrovia, aperta del 1863, il decollo di San Vincenzo non sarebbe stato possibile. Successivamente l’automobile determinerà la svolta verso il turismo di massa. In virtù di tutti questi fattori si venne delineando, soprattutto nel corso degli anni ’20, un modello turistico prevalentemente basato sulla casa al mare e la spiaggia libera, con una ristretta ma significativa presenza alberghiera e balneare.
Le pubblicazioni del Touring Club Italiano ponevano San Vincenzo all’attenzione nazionale come stazione climatica e balneare. In questo periodo inizia anche la trasformazione urbanistica che proseguirà senza sosta per tutto il ‘900: si ebbero i primi progetti di lottizzazione edilizia avviati dai Della Gherardesca e subito dopo iniziò a svilupparsi a monte della linea ferroviaria il cosiddetto ‘paese nuovo’, che fino agli anni ’30 era una bella campagna. Per San Vincenzo il turismo ha significato economia e anche apertura culturale, moda, costume… e anche ovviamente una crescente pressione sull’ambiente e sulle risorse.
Il paesaggio, la bonifica di Rimigliano, le miniere del campigliese, il mare e la spiaggia emergono come lo sfondo attivo della nascita del turismo a San Vincenzo. In fondo queste risorse restano ancora oggi alla base della riflessione sul turismo, sul futuro di San Vincenzo e del territorio. La storia non deve servire solo a sapere come andarono le cose, ma anche a riflettere sulle prospettive del nostro tempo».
La Nazione 21.8.2011

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