Facciamo del Casone lo scrigno dei reperti archeologici di Baratti
Quanto riportato dalla stampa sull’intervento del consigliere Mario Mosci è interessante ma non completamente condivisibile. Infatti l’attività di ricerca archeologica è prioritaria in un sito archeologico e le altre attività vanno tutelate ma non a scapito della principale. E’ giusto però richiedere alla Soprintendenza un piano programma di scavi e di ripristini (e di finanziamenti) che permetta di fare degli scavi un elemento non saltuario di attrazione e non di disturbo per le altre attività.
Dell’intervento di Mosci è condivisibile oltre alla sollecitazione a realizzare vere opere di ripristino e protezione della costa, l’invito a mettere a disposizione del pubblico i tanti reperti chiusi nei magazzini.
In tal senso ricordiamo che “Giù le mani da Baratti” e il “Comitato per Campiglia” nel corso del processo partecipativo sul “Piano particolareggiato di Baratti e Populonia”, proposero di fare del CASONE un centro espositivo dei reperti archeologici dell’area e un centro di restauro visitabile e di sicuro arricchimento della proposta turistica. (Il Casone come centro per l’archeologia 13.10.2010)
La richiesta fu del tutto inascoltata e fu concessa alla proprietà la realizzazione di un improbabile albergo allora definito di “altissimo livello” (senza spiaggia privata, pochissime aree esterne e con vincoli di restauro estremamente forti) che non è mai stato realizzato.
Prima che tutti i vincoli si ammorbidiscano e si trovino marchingegni legittimamente formali per privatizzare il “centro antico” di Baratti magari facendo appartamenti, sarebbe bene che qualcuno in grado di farlo, cercasse finanziamenti pubblici e privati anche tramite il crowdfunding, per acquisire al patrimonio pubblico il CASONE e farne quel centro espositivo e di restauro che era e resta l’unica vera destinazione corretta per l’edificio.
Comitato per Campiglia
Alberto Primi
Sulla stampa:
– La Nazione 31.3.2016: