Baratti, criticità e magia di un golfo unico

I turisti si lamentano soprattutto del costo (eccessivo) dei parcheggi e dei problemi sulla strada per raggiungere Populonia.
Le piace scoprire il mare piano piano. Assaporare gradualmente il golfo di Baratti che fa capolino tra gli alberi, curva dopo curva. Per questo da Populonia, lei, una turista, va spesso in spiaggia a piedi. La bellezza del paesaggio è da togliere il fiato e i villeggianti la notano subito.
«Se tu chiedessi a un pittore di disegnare Baratti non riuscirebbe a renderlo più bello di com’è – dice Massimo Bracciali, gestore dello stabilimento balneare Altamarea –. Noi ormai ci siamo abituati, ma chi viene da fuori rimane stupito».
Pineta secolare con persone che mangiano, giocano e parlano, mare cristallino, bar per aperitivi in compagnia, porticciolo, scuola di vela. Baratti è questo. Ma è anche i suoi parcheggi da 1,80 euro l’ora, con parchimetri che funzionano, per lo più, a monete. Zona sulla quale gli effetti dell’alluvione dello scorso inverno, seppur ridimensionati, si notano ancora. Baratti la perla della Val di Cornia, ma parcheggi cari.
Percorrendo la strada per Baratti, passati gli alberi, la visione del mare ti colpisce allo stomaco. E non importa se poco più in là la strada curva verso i campi, portando i segni delle misure prese dopo il cedimento della carreggiata, per l’alluvione. I contadini del luogo sono fiduciosi, nonostante la strada non sia ancora tornata quella di una volta, sono convinti che con l’autunno le cose cambieranno.
Sul pratone accanto alla pineta il chiosco dei panini di Giovanni Procopio e Fabio Russo. Chissà quanta umanità hanno visto passare, negli anni, i due gestori. Hanno aperto nel 2007, hanno assistito al calo del turismo e hanno osservato un pino cadere a pochi metri dalla zona del camioncino.
Loro si trovano spesso, ad ascoltare le lamentele dei turisti. «Baratti è la perla della Val di Cornia – dice Giovanni – , ma spesso chi viene si lamenta dei parcheggi. Costano un euro e ottanta l’ora, non sono custoditi e sono soprattutto sterrati. Poi molti restano di stucco perché i parchimetri accettano più che altro monete, spesso vengono qui a farsi cambiare i soldi. Per quanto riguarda l’alluvione, posso dire che a noi è andata bene. Un pino è caduto vicinissimo, ma non ha centrato la zona del bar».
E gli effetti delle piogge hanno interessato anche Bagno Baratti, il cui gestore, Mauro Bertini, dice che «l’alluvione è stata un disastro. Si sono create delle fosse, che abbiamo sistemato da soli prima della stagione».
I turisti visitino anche Populonia. Ma se chiudono la strada è un disastro. Sembra che i tentativi di sistemare Baratti non finiscano mai. Percorrendo la via verso Populonia si nota un restringimento di carreggiata, per lavori in corso sul ciglio della strada. Raggiunto il parcheggio però, il panorama è impagabile.
È mattina e in paese i commercianti mettono in ordine le botteghe. «Troppo spesso i turisti conoscono Baratti e non Populonia: è un peccato. Io spero solo che non chiudano la strada – dice Giovanna Biagioni, titolare di “La cantina buia” (prodotti tipici) di Populonia –, altrimenti ci tolgono la possibilità di lavorare».
Fiorentino e livornese sono due lingue diverse. Tra luci e ombre, tra la bellezza del golfo, i parcheggi considerati troppo costosi e il persistere di elementi di criticità dovuti alle vecchie piogge, la vita sulla costa prosegue.
Sulla spiaggia e sui prati ci sono persone provenienti da ogni parte del mondo e d’Italia. «Ma qui parlate diversamente rispetto a Firenze», dice una turista proveniente dal nord Italia. «Sì signora, qui si parla livornese, il fiorentino è un’altra lingua», le viene risposto.
Nell’acqua i bambini giocano a palla, qualcuno stende l’asciugamano e gli stabilimenti balneari sono pronti per accogliere i clienti. «Noi siamo aperti dal 1992 – dice il gestore di Bagno Baratti – adesso abbiamo 80 ombrelloni. Ne avrei di storie da raccontare, negli anni ne ho viste di tutti i colori. Una volta, ad esempio, a un cliente piaceva un ombrellone a fiorellini piantato davanti alla scuola di vela. Mi ha chiesto se potevo prenderglielo».
«Noi abbiamo 60 ombrelloni e tanti turisti affezionati – dice il gestore del bagno adiacente, l’Altamarea –. Con molti di loro sono diventato amico». Due parole con noi e poi via, tutti al lavoro, ci sono ancora agosto e settembre prima che tramonti la stagione. Prima che ottobre proietti Baratti nel silenzio che chi vive in zona è abituato ad ascoltare con l’arrivo dell’autunno.
Claudia Guarino – Il Tirreno 10.8.2016