Amarcord…
Una riflessione preoccupata sulla stazione di Simona Lecchini Giovannoni su “L’Etrusco” di quattro anni fa:
“…anch’io amo la stazione di Campiglia
Ho letto il pezzo di Rossano Pazzagli sul numero di dicembre del vostro giornale. E così ho pensato di mandarvi questa mia riflessione.
Anch’io amo la stazione di Campiglia, dall’ 80 ero spesso lì con le mie terribili gemelle ad aspettare qualcuno, la zia da Milano, le tate e le amiche da Firenze. Dicevo a loro “bambine respirate l’aria di mare, fa bene “. Ero convinta che in quel vento, subito dietro Baratti in mezzo ai campi fosse come stare sulla spiaggia e io, una volta seduta su quelle belle panche ‘fasciste’ (a proposito mi piacerebbe sapere dove sono andate a finire), mi riposavo un po’ a guardare passare i treni, a volte per ore, e loro stavano miracolosamente buone nei loro prendisole. Mi sembra di vederle, avevano due anni. Qualche anno dopo c’era anche il cuginetto, e sempre si aspettava qualcuno che arrivava in treno. Un pomeriggio memorabile loro tre furono fotografati accanto alla statua di Lampo e ci fecero sperare che ne avrebbero fatto una cartolina. Ma non fu vero. Oggi almeno due volte alla settimana parto e due volte arrivo alla stazione e mi sembra di impazzire: oltre l’improbabile Venturina che avanza nella pianura (cosa succederà quando arriva alla superstrada mi chiedo sempre mentre aspetto il treno perché arrivo sempre ‘per tempo’) ora c’è anche “il disordine urbano” delle nuove costruzioni davanti al parcheggio che però ha il merito di nascondere un po’ lo scempio delle colline e il mostro che avanza.
Chi sarà – saranno – l’architetto – architetti o geometri? Avranno fatto l’esame di urbanistica?. Boh!
Simona Lecchini Giovannoni”
da: l’Etrusco, n. 125, gennaio 2009