«Vincolare la scuola Marconi»

«Vincolare la scuola Marconi»

In molti si chiedono se è legittimo trasformare lo storico edificio

È leggitima la scelta del Comune di vendere e quindi di consentire la trasformazione della scuola elementare Guglielmo Marconi? La domanda non è affatto peregrina e, nel formularla, più che limitare la libertà di scelta di una pubblica amministrazione, si cerca di capire se l’edificio, inaugurato 75 anni fa, non abbia caratteristiche tali da rientrare a pieno diritto nei patrimoni da salvaguardare a norma del testo unico delle disposizioni legislative in materia dei beni culturali e ambientali, ovvero del decreto legislativo 29 ottobre 1999 numero 490.

Il provvedimento puntualizza cosa si intenda per patrimonio da disciplinare e già al primo comma del secondo articolo indica: le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o demo-etno-antropologico. Se per attimo ci si ferma al significato di questi ultimi tre aggettivi si può giungere ad una conclusione che sarà difficile non sottoscrivere.

Per la Treccani la demologia è la scienza che studia la cultura popolare, l’etnologia riguarda invece le culture umane, le loro forme e i loro processi di trasformazione, l’antropologia si riferisce infine all’uomo sia considerato come soggetto o individuo e sia in aggregazione.

Si può arrivare a pensare, come è stato detto, che più che storico l’edificio delle Marconi sia un edificio vecchio ma certo non si può non ammettere che quelle mura racchiudano in sé, a pieno e titolo, tutte le caratteristiche indicate dal testo unico del 1999.

Per arrivare al nocciolo, la scuola di via Indipendenza appare nelle condizioni di essere vincolata dalla legge di tutela. La conseguenza è chiara: di fronte ad un decreto che ne definisca la conservazione, le Marconi non potrebbero essere demolite o modificate senza l’autorizzazione del Ministero (articolo 21). Una condizione che renderebbe praticamente impossibile una trasformazione e quindi di fatto una vendita.

Il procedimento per arrivare alla dichiarazione di tutela dell’edificio è regolato dall’articolo sette della legge. Di fatto il ministero procede direttamente o, come avviene di solito, su input del soprintendente ai beni culturali, della Regione, della Provincia o del Comune. Finora ovviamente nessuno si è mosso se non altro perché una ipotesi del genere non pare sia stata ancora considerata. Ma è comunque sempre possibile agire verso la Sovrintendenza per sollecitare un provvedimento.

Difficile pensare che un’azione del genere possa essere invece intrapresa dagli enti locali anche se sarebbe altamente democratico che l’input nascesse dal Comune dal momento che il procedimento per arrivare alla dichiarazione del vincolo presuppone esami tecnici e valutazioni storiche effettuate da organismi competenti in materia. Una chiara condizione, quindi, per avere anche un parare qualificato in più di fronte ad una scelta molto sentita dalla popolazione.

Fiorenzo Bucci – La Nazione 7.1.2015

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