San Silvestro Parco di interesse culturale. C’è il vincolo del Ministero

San Silvestro Parco di interesse culturale. C’è il vincolo del Ministero

È il primo caso in Italia di tutela di siti minerari. L’area si estende su 450 ettari mettendo in relazione le gallerie sotterranee con le emergenze esterne

Aveva ragione il padre del Parco archeominerario di San Silvestro, l’archeologo Riccardo Francovich: «Rocca San Silvestro e il suo territorio costituiscono un punto di riferimento a livello europeo per riscrivere, su base archeologica, la storia dell’organizzazione del lavoro minerario nel Medioevo».

A mettere il sigillo sul patrimonio storico e archeologico, che è emerso in più di trent’anni di ricerche e operazioni di valorizzazione, c’ha pensato il Ministero per i Beni e le attività culturali, che su richiesta del Comune di Campiglia Marittima, al termine di un iter avviato nel 2014, con decreto numero 111 del segretariato regionale del 31 luglio, ha dichiarato di interesse culturale sette siti ricompresi nel parco.

Ed è il primo caso nazionale di applicazione del nuovo Codice dei Beni culturali e del paesaggio, che nel 2004 ha inserito i “siti minerari di interesse storico o d’etnoantropologico” tra i beni culturali (articolo 10 comma 4, lettera h) e previsto la verifica dell’interesse culturale come procedura per richiedere l’apposizione del vincolo. Un insieme complesso di testimonianze delle lavorazioni minerarie e metallurgiche che attraversano i millenni, diffuse su un vastissimo territorio sia in superficie che nelle viscere della terra.

Questa complessità ha richiesto particolari criteri d’interpretazione “sistemica” che il Decreto riassume così: “Il criterio guida con il quale sono stati individuati e delimitati i singoli siti minerari è quello della continuità tra suolo e sottosuolo, dove le gallerie sono in relazione anche fisica con le emergenze diffuse in superficie”.

E con questo criterio il Ministero ha vincolato setti siti nei circa 450 ettari delle aree pubbliche del parco: Temperino, Carnasciale-Sant’Antonio, Poggio all’Aione, Collins 1, Collins 2, Miniera dei Lanzi, Rocca San Silvestro.

Queste le significative motivazioni: “Il Parco archeomineario di San Silvestro è costituito da una complessa articolazione di insediamenti minerari le cui fasi documentate di ricerca ed estrazione risalgono ai periodi etrusco, medioevale, mediceo e industriale. Il territorio è caratterizzato dalla presenza di giacimenti di rame, piombo, argento e zinco, che hanno influenzato l’economia locale e le dinamiche dell’insediamento, lasciando testimonianze che sono oggi parte integrante di un paesaggio geominerario di grande valore”.

Ma c’è dell’altro. Il Decreto evidenzia come la storia di un luogo non si esaurisce all’interno dei confini amministrativi. Ed indica le aree private esterne a quelle pubbliche del parco, in cui vi sono testimonianze che presentano le stesse caratteristiche storico archeologiche di quelle vincolate e che, come tali, meriterebbero l’estensione della tutela.

Tra queste evidenzia l’imponente impianto metallurgico della società Etruscan Mines nella Valle dei Manienti. E l’ampliamento del vincolo può essere fatto d’ufficio dal Ministero.

I sette siti, in parte già valorizzati, sono oggi finalmente vincolati anche ai sensi del Codice per i Beni culturali e del paesaggio. Si tratta di un provvedimento di straordinaria importanza che corona l’ultradecennale lavoro portato avanti dal Comune di Campiglia e dalla società Parchi Val di Cornia, con il contributo determinante della Soprintendenza e dello stesso Segretariato regionale del Ministero, a partire dallo strategico lavoro di ricerca svolto dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena che, sotto la direzione del professor Francovich, aveva colto sin dagli anni ’80 il valore del patrimonio culturale presente nelle colline campigliesi.

I primi provvedimenti di tutela di questi territori risalgono a quegli anni, quando i Comuni della Val di Cornia decisero autonomamente, attraverso i piani regolatori coordinati, di bloccare su una parte di quelle colline l’espansione delle cave a cielo aperto che, inevitabilmente, avrebbe distrutto beni storici e archeologici sopra e sotto il suolo. Da lì prese avvio il processo che ha portato nel 1996 ad aprire al pubblico una prima parte del Parco.

Il provvedimento del Ministero viene salutato come un importante riconoscimento di ciò che è stato fatto, ma soprattutto come uno stimolo per approfondire la ricerca archeologico mineraria e proseguire nella valorizzazione culturale e paesaggistica.

Lo sottolineano nei loro interventi la sindaca di Campiglia Alberta Ticciati, il presidente Parchi Francesco Ghizzani Marcìa, l’architetta comunale Annalisa Giorgetti e la la direttrice Parchi della divisione parchi e musei archeologici Silvia Guideri. E così l’ex sindaca Rossana Soffritti, nel cui mandato ha preso il via l’iter per la richiesta del vincolo.

Manolo Morandini – Il Tirreno 27.9.2019

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