Piano regionale cave, tutti i no del Comune di Campiglia

Piano regionale cave, tutti i no del Comune di Campiglia

La prospettiva dell’amministrazione per i monti Calvi e Valerio: andare ad esaurimento dei quantitativi autorizzati. Disattesa la richiesta di un tavolo di studio.

«Per quanto riguarda le attività estrattive, ribadisco i concetti che ho già espresso in campagna elettorale. L’idea è che su Monte Calvi e Monte Valerio si debba andare ad esaurimento dei quantitativi autorizzati».

Le parole sono della sindaca di Campiglia Marittima Alberta Ticciati, che il 3 ottobre ha spiegato come l’amministrazione comunale intenda approcciarsi al Piano regionale cave, strumento di pianificazione territoriale adottato a luglio dal consiglio regionale.

C’è tempo fino al 20 ottobre per presentare le osservazioni al documento, prima che questo torni in consiglio per l’approvazione definitiva, e il Comune avanzerà le sue, chiedendo alla Regione di riflettere sul fabbisogno di materiale indicato nel piano e sul periodo di tempo necessario per estrarre il quantitativo stimato. Chiederà, inoltre, che la Toscana si faccia carico di un ragionamento complessivo sulle prospettive future della Val di Cornia, considerando tutte le sue peculiarità.

«La passata amministrazione ha domandato più volte alla Regione l’istituzione di un tavolo per approfondire le tipicità della Val di Cornia – ha detto Ticciati – Tutto ciò è stato disatteso: uno studio dettagliato del territorio non c’è, mentre questo avrebbe potuto fornire gli strumenti adeguati per definire le prospettive future e il destino delle attività estrattive».

Ricordiamo che il Piano cave indica le zone in cui possono essere localizzate, a livello regionale, le aree a destinazione estrattiva (i giacimenti), individuando, nello stesso tempo, la tipologia di ciò che può essere estratto in base alla sua destinazione sul mercato e il fabbisogno di materiale fino al 2038.

Secondo Ticciati la stima della quantità di calcare considerato estraibile nei giacimenti di Campiglia e San Vincenzo sarebbe da rivedere, tenendo conto delle effettive necessità del territorio.

Recentemente, inoltre, il ministero per i Beni e le attività culturali, dopo la richiesta presentata dal Comune nel 2014, ha dichiarato di interesse culturale non solo sette siti compresi nel Parco archeominerario di San Silvestro, ma anche alcune aree private, come l’impianto metallurgico della valle dei Manienti, le quali meriterebbero l’estensione delle tutele previste.

«Questo è un aspetto che porteremo all’attenzione della Regione – ha sottolineato Ticciati – La prossima settimana organizzeremo un’assemblea pubblica per spiegare i contenuti della nostra osservazione e il tema sarà anche dibattuto in consiglio comunale. L’auspicio è che si possa trovare una convergenza con gli altri gruppi perché sicuramente, in questo modo, la posizione del Comune di fronte alla Regione sarebbe più autorevole».

In tutto ciò ricordiamo che sono in corso i procedimenti di valutazione ambientale strategica a cui sono sottoposti due progetti presentati al Comune di San Vincenzo dalla società Cave di Campiglia e da Solvay Chimica. I piani sono volti a ottenere la promozione di accordi di pianificazione rispettivamente per la creazione di una nuova cava di 32 ettari su Monte Calvi (12milioni e 800 metri cubi di calcare da estrarre) e per l’ampliamento di 12 ettari del sito di San Carlo (16 milioni e 300mila mc di materiale). Di fatto le società interessate puntano a far sì che due nuove “risorse” siano riconosciute come “giacimenti” nel Piano cave anche se, ad oggi, nel documento non figurano come tali. «Campiglia, in qualità di Comune confinante, ha già espresso parere negativo», ha affermato Ticciati.

Claudia Guarino – Il Tirreno 4.10.2019

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