Risposta di Giù le mani da Baratti a Giampiero Amerini

Il capogruppo del Polo di Centro Destra Giampiero Amerini deve avere letto il Candide di Voltaire, che non a caso si chiude con questa frase: il faut cultiver notre jardin. Il jardin nella fattispecie, e su questo siamo tutti d’accordo, è Baratti.

E Giù le mani da Baratti che non è né un circolo (non ha una sede, come ogni circolo che si rispetti: d’altra parte ci vorrebbe una sede grande, essendo quasi tremila le persone che ne fanno parte) vanta, come unica arroganza, quella di concentrare l’attenzione su una questione politica ed economica di grande rilievo.

Stimolare il dibattito politico è da sempre prerogativa delle comunità, piccole o grandi che siano (mai sentito definirle gruppuscoli) e Baratti, come si sa, si candida a patrimonio dell’Umanità: è evidente che di fronte a un progetto su cui la comunità manifesta delle riserve sia legittimo, nonché doveroso, lanciare messaggi che producano una riflessione ampia e condivisa.

Quello che oggi manca del tutto sono un’analisi e un parere espresso da parte  delle competenze, quelle reali, che davvero possono dire la loro su Baratti e sul suo futuro.

Giù le mani da Baratti vuole promuovere una discussione ampia e allargata: un dibattito chiuso come quello che si vorrebbe che rimanesse entro i circuiti comunali non è adeguato al tema e alla rilevanza della questione, oltre ad essere in contraddizione con la candidatura di Baratti a patrimonio Unesco.

Questo è il senso della clausola voltairiana. Non un elogio di particolarismi nè una difesa di interessi individuali. Gli unici interessi in gioco sono quelli della collettività che oggi ha davanti a sé un patrimonio di assoluta e irripetibile bellezza. Nei confronti del quali tutto noi abbiamo dei doveri.

Comitato Giù le mani da Baratti

3.11.2010

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