Rimigliano: riflessioni di un cittadino

Io abito a Piombino ma, come a tanti, mi capita di spostarmi in altri comuni, specie quelli confinanti. Forse è da questo semplice presupposto che si arriva al concetto di comprensorio, per cui ogni tanto è bene guardare oltre il confine.

Capita nella vita. Ad esempio mio padre è nato a Rimigliano. E’ del 25. Lui è stato uno di quelli che alla fattoria di Rimigliano lavorava agli ordini del fattore e del conte. Mi racconta che una volta a settimana portava il bestiame a lavarsi nell’acqua di mare (un po’ come si vede nei documentari sugli elefanti). Era ragazzetto e già lavorava. Il bagno lo faceva così, quasi per caso. Infatti non ha mai imparato a nuotare. Erano altri che invece avevano tempo e modo di sguazzare nelle acque del mare.

Poi il tempo è passato, la società si è evoluta. Negli anni 60-70 una volta a settimana (specie la domenica) ci portava la sua famiglia in quei posti ,in quello che era diventato il parco di Rimigliano.

Il parco (intendo dalla via Principessa fino al mare) era diventato di tutti ,non più per pochi. Molti facevano il bagno e lì ho imparato un poco a nuotare. Il bosco ad un passo dal mare (praticamente un unicum difficilmente rintracciabile altrove) ci faceva passare tutta la giornata nel verde con le comodità del tavolino e del mangiare che potevamo portarci da casa risparmiandoci stabilimenti balneari, bar o rosticcerie.

Tutti i suoi anfratti erano apprezzabili spunti per giochi o per godibilissime dormite. Intorno si sentiva le voci degli altri gruppi, spesso conoscenti. Era come essere tutta una famiglia, ma ognuno nella sua piazzola .

Certo, la strada aveva tutti i posti auto occupati ma la carreggiata era abbastanza ampia e si aveva la fortuna (in parte) di avere anche l’auto all’ombra. In più c’era un suo limite, un suo equilibrio. Più di un tot di macchine non ci potevano entrare, nel bosco non c’era mai ressa e sulla spiaggia solo all’ingresso centrale c’era qualche affollamento maggiore.

Così la situazione è rimasta immutata per un bel po’.

Nel frattempo sono stati sostituiti o aggiunti servizi igienici e docce, lavabi e tavolini. Il percorso centrale è stato dotato di un minimo di attrezzatura sportiva e le staccionate sulla strada tenute abbastanza in cura.

Poi 2 anni fa, mi pare, è stato fatto un cospicuo taglio del sottobosco per sfoltire il bosco. Capita nei boschi. Essendo quello un parco però io credevo che ne fosse esentato. La natura si fa i suoi equilibri e, al di là di situazioni di pericolosità per le persone, anche lì sarebbe avvenuto ugualmente. In più i residui dei tagli, in parte ovviamente, sono stati portati via. Al bosco è stato tolto e quella sostanza organica che lo tiene in vita (compresi gli animali) gli ci vorrà un po’ prima di riacquistarla .

Inoltre erano cominciati i lavori della pista ciclabile. Fin dall’inizio si vedeva che le corsie per le auto avrebbero subito pesanti restringimenti. Ma nel centro abitato veniva sufficientemente sopportato. Anche fino all’inizio del percorso ciclabile nel parco poteva avere una sua sufficiente praticità. Dopo è diventata una tortura.

Io non mi intendo di piste ciclabili e non sono un appassionato ciclista. Quello che mi chiedo è se davvero la Principessa era una strada così pericolosa per i ciclisti e se non erano altre le strade ad avere più bisogno di interventi di sicurezza .

Recentemente è intervenuta Martina PIETRELLI sull’area di Rimigliano proponendo di chiudere nella stagione estiva quel tratto di strada. Attenzione però. Non per tutti. Chi ci lavora ,chi ci risiede, chi ci pernotta, chi c’è in vacanza ci può andare con la sua auto. Gli altri tutti in pulmann con i suoi tavolini, le sue sdraie, i suoi ombrelloni, i suoi figli etc etc. Almeno così ho capito.

Anche per Baratti era stata proposta, a suo tempo, una cosa del genere. La legge è uguale per tutti però per il turista dell’albergo di lusso è un po’ più uguale.

Mi sembra quasi di tornare indietro nel tempo, forse esagero.

Io non conosco molti aspetti e tutto non si può ne sapere ne seguire. Mi baso spesso su esperienze dirette e su sensazioni.

Io d’inverno ci passavo e a volte mi fermavo in quei posti. Era veramente rilassante. Adesso che per andare a San Vincenzo è diventata una strettoia e non ho il SUV per i dossi spesso preferisco passare altrove.

Certo quell’area potrebbe essere interessante per il comprensorio anche per attività di bassa stagione, tipo manifestazioni sportive, percorsi illustrati o altro.

Si parla di mettere il parcheggio a pagamento anche lì. Se proprio non se ne può fare a meno si provi a farlo almeno in maniera progressiva, in base al reddito (come sta provando a fare la Regione per i tickets) .

Ci sono sempre state spinte per allargare a tutti certi diritti e, di contro, spinte per privatizzarli. E’ un difficile equilibrio. Ogni parte deve comunque stare attenta ,oltre che a vincere, a NON STRAVINCERE , perché dopo gli animi si esasperano.

Io tento sempre, oltre che a difendere e migliorare i miei interessi (in questo caso di semplice bagnante), di vedere anche gli altri giochi in ballo.

Ho, ad esempio, l’impressione che come comprensorio – che ,per l’appunto , ha origine da una fonte di acqua e di vita quale è (semplificando) il Cornia – bisognerebbe scientificamente capire quanto carico antropomorfico (di presenza umana) può supportare questo territorio.

Direi anche che queste grandi ristrutturazioni e grandi costruzioni dovrebbero lasciare qualcosa di tangibile anche al resto della società umana. Non si parla di lavoro. Perché il datore di lavoro da e il prestatore di lavoro (il dipendente) idem. Si parla di migliorie per qualche servizio, per qualche posto in abbandono, qualcosa che possa far dire alla cittadinanza : Deh, ha fatto i suoi interessi ma un po’ di cose le ha migliorate anche per noi.

Sembra esserci inoltre, sullo sfondo ,l’enorme problema dell’inquinamento atmosferico delle auto. Ci si gira intorno e si chiude al traffico quel posto e quell’altro. Sembra di nascondersi dietro a un dito. Il nocciolo della questione è che l’auto è il mezzo più comodo e, se non è esasperato il suo utilizzo, è normale che la si cerchi. Il fatto è che esistono delle tecnologie meno o zero inquinanti e non c’è la giusta pressione politica (dalle piccole alle grandi cose ) per portare avanti questo vitale interesse.

Enrico Nannini

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