«Pieve, tutti i lavori a regola d’arte» Parla l’architetto del Comune

«Pieve, tutti i lavori a regola d’arte» Parla l’architetto del Comune

«Tutto a regola d’arte alla Pieve di San Giovanni». Replica così l’amministrazione comunale di Campiglia, all’articolo che abbiamo (La Nazione) pubblicato venerdì circa gli esposti presentati da Giuseppe Donnaloia inerenti i lavori di restauro della Pieve, «esposti – spiega il Comune – ai quali sia l’amministrazione che il direttore dei lavori stanno rispondendo da anni e che non ottengono alcun effetto in quanto privi di fondamento.

La Pieve restaurata fu inaugurata il 24 giugno 2011 dopo una serie di lavori tutti rigorosamente e in ogni tappa seguiti dalla Soprintendenza. L’unico motivo dei nuovi esposti di cui parla Donnaloia potrebbe essere quello attinente al fatto che egli ha in atto un contenzioso con l’impresa edile con cui ha lavorato alla Pieve dopo aver abbandonato il cantiere senza aver completato i lavori assegnatogli.

Ha presentato nel febbraio 2011 un primo esposto alla Soprintendenza di Pisa inerente appunto la metodologia seguita per la posa delle lapidi al quale è seguito un sopralluogo in cantiere da parte dei tecnici della Sovrintendenza che hanno autorizzato il proseguo dei lavori, avendo verificato che erano stati eseguiti in modo conforme al progetto.

L’analisi, redatta da un tecnico specializzato indicato dalla Soprintendenza – continua il Comune – ha rilevato che i materiali impiegati sono idonei per le lavorazioni eseguite. Successivamente Donnaloia, presentava un altro esposto direttamente al Soprintendente di Pisa, il quale, dopo aver verificato la perfetta rispondenza tra progetto di restauro autorizzato dalla Soprintendenza e l’esecuzione dei lavori, ha rilevato ancora una volta l’infondatezza di quanto riferito dal signor Donnaloia». «Per correttezza si precisa, ancora una volta – dichiara l’architetto Donella Garfagnini – che il massetto realizzato per consolidare il piano cimiteriale è stato realizzato con un impasto di calce idraulica a basso contenuto di cemento il quale offrendo una adeguata stabilità e resistenza, ha garantito una corretta e duratura posa delle lapidi, in previsione della loro pedonabilità e carrabilità per il trasporto dei feretri o degli ossari. La successiva posa delle lapidi è stata eseguita, su tale sottofondo, mediante l’utilizzo di un collante, applicato su tutta la superficie inferiore di ciascuna lapide, specifico per marmi e pietre.

Inoltre – prosegue Garfagnini – per evitare che le lapidi rotte potessero fratturarsi di nuovo ho richiesto di applicare sulla superficie inferiore dell’intera lastra, una garza di vetro da incollare mediante una resina specifica, costituendo di fatto un ulteriore strato protettivo impermeabile grazie al quale le lapidi non sono a contatto diretto con il massetto.

Il cantiere è stato chiuso nel giugno del 2011 senza che venissero apposte riserve sui lavori e sulla contabilità; la variante realizzata durante lo svolgimento dei lavori ha riguardato principalmente la realizzazione di 140 nuovi ossari, mentre il materiale lapideo smontato dal piano cimiteriale è stato interamente restaurato e riposizionato nelle sedi originali ad esclusione di tre lapidi che, a causa di una negligenza del signor Donnaloia che le aveva appoggiate male, sono cadute, e si sono rotte in modo irreparabile, come è stato verificato dalla stessa Soprintendenza».

La Nazione – 24.2.2013

Leggi anche: «Chiarezza sui lavori alla Pieve di Campiglia» Allora aveva ragione il CxC? 22.2.2013

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