Paradù, un super perito per ribaltare le accuse

Paradù, un super perito per ribaltare le accuse

Castagneto Carducci, depositata la consulenza tecnica della difesa. Il 15 gennaio l’udienza del Tribunale del riesame sul sequestro del villaggio.

Ancora in atto il sequestro preventivo del villaggio Paradù a Marina di Castagneto, si attende il 15 gennaio quando il Tribunale del riesame si esprimerà in merito alla vicenda. Proprio ieri la Difesa ha depositato la consulenza tecnica difensiva, a favore dell’amministratore e unico indagato della società MeDonoratico, Riccardo Mariotti, con l’ipotesi di lottizzazione abusiva in area sottoposta a vincolo paesaggistico.

La firma della consulenza è dell’architetto Marco Gamberini, che tra l’altro è stato a lungo responsabile settore indirizzi per il governo del territorio della Regione Toscana. Continua a proclamare la giustezza dell’operato Mariotti che parla di «questioni che non hanno a che fare con noi. Si tratta di errori macroscopici fatti dai periti incaricati dall’accusa. Ricordo che la nostra è una struttura aperta, con tutti i permessi e la licenza d’esercizio. Per sigillarla, nel resto dell’Europa, sarebbero serviti tre gradi di giudizio e non una perizia». Mentre il tecnico risponde punto per punto alle motivazioni dell’accusa.

L’abuso. Sulla corretta qualificazione dell’intervento nell’area collocata entro il perimetro dell’ex Club Med Gamberini scrive: “che non si può affermare vi sia stata lottizzazione abusiva. Perché non si tratta di un’opera ex novo ma l’esito di un intervento di recupero-riqualificazione. Secondo Regolamento urbanistico la Medonoratico ha seguito l’opzione di salvaguardia, (e non la ristrutturazione urbanistica con trasformazione in alberghiero, come in precedenza aveva proposto la Carducci Sviluppo, con un piano attuativo mai approvato), di un impianto turistico in abbandono, rimettendolo in funzione e adeguandolo alle esigenze di un’offerta turistica aggiornata rispetto a quello degli anni ‘60, con rispetto dei valori ambientali”.

paradu casetteLe casette. “I tukul non rispondevano più ai requisiti imposti dalla normativa regionale, (che chiede pareti e coperture impermeabili, non combustibili; pavimentazioni lavabili; servizi igenici con wc, lavandino e doccia; presa di corrente interna, allacciamento rete idrica, fognaria ed elettrica etc…), che ha quindi previsto l’eliminazione delle preesistenti strutture in cemento, conservando la piazzola priva di basamenti in calcestruzzo. Così che una volta che il villaggio turistico cessasse l’attività, sarà possibile consentire una rinaturalizzazione. A fronte di ciò sarebbe da considerarsi una possibile ipotesi di reato di lottizzazione abusiva solo se vi fosse stata una totale sostituzione delle preesistenze in previsione di una diversa utilizzazione dell’area… Inoltre per quanto riguarda gli allacciamenti alle reti dei servizi… la semplicità di montaggio e smontaggio risulta evidente”.

Paesaggio. «Il geologo incaricato ha deliberato che sono stati fatti dei terrazzamenti sulle dune consolidate, adducendo la motivazione che non vi è rinata vegetazione e quindi l’azione sarebbe recente – dice Mariotti –. Ma si scorda che con ordinanza del sindaco abbiamo demolito, nel 2012, 10.000 metri quadrati di solette di cemento armato che erano la fondazione di 117 case in muratura e 540 tukul polinesiani. Come può rinascere sotto la vegetazione? Abbiamo agito per demolire gli abusi rappresentati dalle strutture di chi ci ha preceduto. I pali di castagno che abbiamo utilizzato infine permettono di utilizzare la piazzola con vantaggio per l’ambiente, sotto ci può rinascere vegetazione».

Divina Vitale – Il Tirreno 10.1.2015

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