Ora al Tuscania c’è sbarra, campanello e videocamera per andare in spiaggia
La vicenda della catena al Podere Tuscania è stata al centro delle polemiche nelle cronache estive.
Il 2 luglio Il Tirreno ne dette la notizia, e nell’occasione Luca Sbrilli, presidente della società Parchi Val di Cornia, attribuì la scelta di questa misura all’imperversare di fenomeni legati alla prostituzione e allo scambismo nella zona.
Il 21 giugno, la Parchi Val di Cornia aveva autorizzato il Tuscania all’uso della catena.
Sbrilli disse inoltre che la catena sarebbe stata tolta e che, nel giro di pochi giorni, al posto di essa sarebbe stata collocata una sbarra con un campanello suonando il quale la recption del Tuscania avrebbe fatto passare i propri clienti e i diversamente abili.
Il 20 agosto, la catena era sempre lì, e Sbrilli parlò di problemi di budget che avrebbero impedito la collocazione della sbarra. Dopo le affermazioni di Sbrilli – che aggiunse che entro breve sarebbe iniziato il taglio dei cespugli e del sottobosco, proprio per evitare ulteriore fenomeni di prostituzione e scambi di coppie – è arrivata, pochi giorni fa, la dura posizione del forum del centrosinistra, che ha richiesto le dimissioni del presidente della Parchi.
Nei giorni di sabato e domenica scorsi, tuttavia, la tanto attesa sbarra è stata collocata. «Ci sono stati – commenta Luca Sbrilli – non solo problemi di budget, ma lunghi percorsi burocratici da espletare per poter collocare la sbarra. Dissi all’inizio di luglio che in pochi giorni sarebbe stata collocata. Non sono passati neanche due mesi, e considerando le varie difficoltà, credo si tratti di un tempo ragionevole».
Alla sbarra, come annunciato da Sbrilli, è stato messo un campanello collegato alla reception e una videocamera, in modo che i gestori del Tuscania possano vedere chi sta suonando. La sbarra c’è. È un dato di fatto. E funziona.
Vedremo nel prossimo futuro se i problemi di prostituzione e scambismo nella zona diminuiranno e se, come dice Sbrilli, i cespugli ed il sottobosco saranno tagliati proprio, oltre che per pratica autorizzata dal corpo forestale dello stato, anche per evitare ulteriori problemi al bosco.
PAOLO FEDERIGHI Il Tirreno 30.8.2011
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