Nicola Bertini (Forum): riflessione sugli episodi di Rimigliano

Nicola Bertini (Forum): riflessione sugli episodi di Rimigliano

Nicola Bertini interviene sulla manifestazione dei lavoratori per l’operazione Rimigliano e sulle conseguenze politiche che ha prodotto in Regione.
La solidarietà a chi rischia il posto di lavoro è doverosa da parte di tutte le Istituzioni e di tutti i soggetti politici, ma per non prendere in giro quei lavoratori che hanno manifestato per l’operazione di Rimigliano, occorre che si faccia chiarezza.

Chi sostiene la posizione che si debba costruire quanto prima a Rimigliano, come il Consigliere regionale Matteo Tortolini, si pone davvero il problema della crisi del comparto edile? Pare infatti che si attribuisca alle proteste dei comitati e degli “ambientalisti in cachemire” la crisi dell’edilizia che è profonda non solo sulla costa Toscana e che richiederebbe risposte concrete e rapide dal Governo, dalla Regione e dagli Enti Locali. In realtà la drammatica situazione che porta i lavoratori alla disperazione è determinata dalla mancanza di compratori di case, quindi da una scarsa domanda, non da una mancanza d’offerta. Ovunque centinaia di appartamenti aspettano un compratore. Per chi costruire se il mercato è fermo?

Negli anni passati, politici come Tortolini o gli Amministratori di San Vincenzo, hanno cavalcato la bolla del settore edile permettendo di costruire un po’ ovunque in assenza di aumenti demografici. L’invasione delle seconde case ha comportato grandi guadagni per pochi e ora, che il banchetto è finito, ci troviamo con un territorio devastato, con comuni che devono garantire servizi ad un tessuto urbano dilatato, con un’economia impoverita e senza prospettive di lavoro.

Se questo è il modello economico che si tenta di riproporre si è fuori strada. Occorre invece riconvertire un comparto fondamentale come quello edile, incentivando non più le nuove edificazioni ma le ristrutturazioni che includano quegli accorgimenti di bioedilizia e bioarchitettura che possano garantire futuro al nostro Paese. Se anni addietro si fosse intrapresa questa strada, oggi l’Italia sarebbe molto meno dipendente dall’estero per le forniture d’idrocarburi perché i consumi per riscaldamento sarebbero inferiori, esisterebbe un indotto che trasformi materie prime, di origine agricola e forestale, in materiali isolanti, avremmo un tessuto economico meno soggetto ai condizionamenti delle crisi internazionali: saremmo messi molto meglio.

Forse non è troppo tardi, è però urgente ragionare di come si converte un sistema sociale in rapido disfacimento anziché riproporre ricette economiche di sessant’anni fa. Chi oggi racconta ai lavoratori che rischiano il posto o alle masse di giovani disoccupati, che il loro futuro sta nell’ennesima operazione immobiliare, illude i primi e le seconde. Illude anche se stesso cercando una risposta troppo facile, forse perché incapace di elaborare un progetto politico innovativo. Più della solidarietà, occorre progettare un sistema sociale in cui i cittadini il lavoro possano trovarlo senza compromettere le risorse collettive, e per questo non è male ascoltare gli intellettuali e gli ambientalisti in cachemire. A Tortolini certamente non manca l’umiltà per farlo.
Nicola Bertini, Forum del Centrosinistra per San Vincenzo, 18.04.2012

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