La Torraccia ora viene giù a pezzi
Il proprietario vorrebbe ristrutturarla per visite, mostre e laboratori. Ma il Comune non firma la convenzione
A San Vincenzo, quasi al confine col Comune di Piombino, svetta verso il cielo, per quasi 20 metri, la Torraccia (o Torre Vecchia di Campiglia). Lì, sul lato monte di via della Principessa, davanti al parco e alla splendida spiaggia di Rimigliano, con la Tenuta ex Della Gherardesca accanto, la torre costiera trecentesca (opera della Repubblica Pisana) è visibile a tutti, sia procedendo verso nord che verso sud. La torre dà il nome alla zona comprendente parte del bosco retrostante e lo spiazzo oggi diventato parcheggio a pagamento. A coprire la base della torre dagli occhi dei passanti, v’è una transenna alta un paio di metri. A terra, calcinacci e pezzi di pietra. La torre, da tempo, è in pessime condizioni.
Restauri e ristrutturazioni, almeno dai tempi di Cosimo I Granduca di Toscana (XVI° secolo), non sono stati effettuati. La zona, che prende il nome di Località La Torraccia – incluso l’edificio storico di cui trattiamo – è stata ceduta nel 2004 dalla famiglia Michaelles alla famiglia Bartoli di Pistoia per un prezzo assai inferiore al milione di euro. Una piccola casa del ‘400, proprio dentro la proprietà, è stata ristrutturata senza alterarne le caratteristiche, ed è diventata una casa vacanza. I rovi che prima si ammassavano in un bosco impenetrabile sono adesso scomparsi. Il prato e gli alberi attuali sono curati, e la visione dall’interno è suggestiva. Da lì, si può vedere il tunnel attraverso cui filtrava l’antico Lago di Rimigliano fino a congiungersi al mare. Anche all’ingresso del piccolo canale ad arco, v’è una transenna collocata dai proprietari per evitare che la gente possa avvicinarvisi: cadono frammenti di pietra. Sulla sinistra, all’interno, un’altra area off limits: con ciò che cade dalle pareti della torre c’è il rischio che qualcuno si possa ferire gravemente.
Tutto, dal 2004 a oggi, è rimasto bloccato. Nel 2005 la Sovrintendenza di Pisa dette parere favorevole a un progetto di restauro presentato dal proprietario su progetto dell’architetto Michele Michaelles, ma la convenzione da firmare col Comune non andò in porto. Essa prevedeva la ristrutturazione dell’edificio a carico del proprietario, che avrebbe dovuto garantire anche la fruizione della torre ai cittadini, illuminandola, e pagare un guardiano.
Ma cosa vorrebbe fare, dell’edificio, l’attuale proprietà? «Potremmo – dice Bartoli – affittare la torre per eventi, senza togliere la possibilità ai cittadini di visitarla in determinati orari e giorni. Potremmo anche utilizzarla per fare mostre, una sorta di museo, laboratori. Un edificio storico non è un oggetto da lasciare lì, abbandonato a se stesso: va vissuto e utilizzato. La Torre di San Vincenzo, ad esempio, adesso è sede di mostre ed esposizioni, del consiglio comunale e di laboratori e conferenze: un uso corretto di un patrimonio storico e culturale. Mi auguro che la Torraccia possa seguire la stessa direzione. In più, è ovvio – prosegue il proprietario – la zona deve essere riqualificata, compreso il parcheggio. Mi auguro che una futura e fattiva convenzione possa essere realizzata in compartecipazione tra Comune e proprietà». «Ho acquistato questa porzione di territorio – dice Bartoli – e la torre, non per speculare, ma per fare un investimento principalmente per i miei tre figli. Non sono un costruttore. Che male ci sarebbe se si curasse l’ambiente, il paesaggio e il patrimonio storico, riuscendo anche a mettere in piedi delle attività lavorative e turistiche che porterebbero beneficio anche al paese?».
Sull’attuale piano strutturale ancora in vigore, la scheda riguardante la zona è composta da tre o quattro righe e, nonostante faccia parte del Sottosistema della Tenuta di Rimigliano, pare sganciata da essa e non è possibile intervenirvi. L’assessore all’urbanistica Alessandro Bandini dice però che potrebbe esservi una convenzione pubblico-privato che ne preveda l’accesso al pubblico e la compartecipazione nelle spese. «Sì – dice Bandini – è possibile. Però bisogna aspettare che i nuovi strumenti urbanistici entrino in vigore». L’assessore alla cultura Fabio Camerini auspica che ciò possa avvenire: «E’ un edificio storico di grande importanza – dice Camerini – e, se valorizzato e riqualificato insieme alla zona, potrebbe rientrare in un percorso storico più ampio del Comune di San Vincenzo, così da far conoscere e apprezzare a cittadini e a turisti il nostro patrimonio culturale». Ma per vedere la Torraccia ristrutturata, dobbiamo aspettare ancora. Quanto? Dipende da quando entreranno in vigore i nuovi strumenti urbanistici. E’ possibile che il piano strutturale, la cui adozione e la cui approvazione sono in ritardo di oltre tre anni, vengano adottati e approvati dalla nuova amministrazione che si insedierà a partire dal giugno del 2014.
Paolo Federighi – Il Tirreno 21.9.2013
«Intanto serve un’indagine archeologica» L’architetto Govi ha effettuato uno studio sull’edificio: visti i costi va definito l’uso negli anni a venire
Sulla storia della Torraccia e su come l’edificio e la zona potrebbero essere salvati e valorizzati, senza alterarne alcunché, chi ha le idee chiare è l’architetto sanvincenzino Francesco Govi, che ha effettuato rilievi e indagini sull’edificio e sui suoi dintorni. «Oltre che per la difesa e il controllo del territorio – spiega Govi – la Torraccia serviva anche per la regolazione del livello dell’antico Lago di Rimigliano. La sua posizione, non casuale, coincide col punto dove il lago riusciva naturalmente a immettersi in mare. Nella sua parte bassa si trova una fornice, sorta di tunnel arcuato tamponato all’occorrenza alzando o abbassando un portale, forse in legno». «Il portale – prosegue Govi – scorreva verticalmente grazie a una feritoia ricavata nel pavimento. In tal modo si poteva controllare il livello delle acque del lago.
La Torraccia svolgeva un compito per certi aspetti opposto a quello dell’attuale stazione di sollevamento (idrovora) che fu realizzata poco distante, durante la bonifica Ottocentesca del lago: occorreva infatti prosciugare i terreni dalle acque della palude piuttosto che mantenerne costante il livello. L’idrovora è tutt’ora in funzione, e senza di essa le acque, sebbene non più alimentate da affluenti diretti, rimarrebbero di nuovo imprigionate in queste zone depresse».
Ma che cosa c’è all’interno della Torraccia? «L’interno – dice l’architetto – è costituito da singole piccole stanze su cinque livelli, dalla base fino alla copertura piana. L’accesso alla Torre avveniva principalmente da due porte: la prima al pian terreno, la seconda al terzo livello, attraverso una scala esterna non più esistente. Chi vi abitava poteva giungere fino in copertura attraverso piccoli passaggi ricavati nei solai. Le restanti aperture, modeste, avevano la forma necessaria al compito della difesa (anche con l’uso di artiglierie leggere).
La documentazione iconografica – prosegue – la raffigura munita anche di una copertura a padiglione in legno e laterizio. La documentazione storica catastale individuava chiaramente nel disegno di alcune particelle la forma dell’alveo d’ingresso del lago e della foce verso il mare. Nel XVI secolo la Torre fu oggetto di un primo (e ultimo) restauro al tempo di Cosimo I. L’edificio cessò la sua duplice funzione allorché fu realizzata un’altra torre (Torre Nuova) alla foce della Fossa Calda, poco più a sud e molto più vicino alla costa. Tracce d’intonaco e incisioni con disegno sono ancora visibili sulle pareti esterne, facendoci comprendere l’aspetto cromatico originale.
Nonostante le pessime condizioni generali, a garantirne la stabilità è stata la sua stessa natura: modeste dimensioni, cura particolare nella lavorazione delle pietre delle pareti e mancanza di strutture lignee portanti». Per Govi, tuttavia, non ci si può limitare al solo restauro della torre. «L’indubbio valore storico – dice l’architetto – non è solo nell’edificio in sé, ma va esteso alla comprensione delle funzioni che la torre assolveva.
Prima ancora del restauro del fabbricato, andrebbe effettuata un’indagine archeologica intorno, che insiste su proprietà privata ma anche e sopratutto su area pubblica, oggi parcheggio. L’indagine riporterebbe alla luce le strutture d’ingresso e d’uscita dell’antico Lago di Rimigliano, oltre alle fondamenta di un ponte e di una viabilità forse ancor più antica della torre. L’amministrazione comunale e la proprietà dovranno trovare negli strumenti urbanistici in elaborazione quanto necessario a valorizzare il fabbricato e il contesto ambientale di pregio. La Torraccia potrebbe diventare anche il punto di partenza di un percorso pedonale parallelo a via della Principessa fino al centro abitato del paese». »Visti i costi per le indagini e il restauro in sé – conclude Govi – l’intervento sarà giustificato se si riuscirà a definire, senza pregiudizi, l’uso dell’edificio negli anni a venire».
(p.f.)