Il pensiero di chi non conta, ma ama il suo territorio

A proposito del progetto di cava di marmo tra Castagneto e San Carlo.
di Antonio Muti (*)
Io voglio capire chi da anni fa l’imprenditore a Castagneto è consapevole di quanto sta propagandando sulla stampa a proposito di apertura di una cava e di quanto è prezioso per tutti noi l’ambiente, nel Comune di Castagneto Carducci?
I nostri sindaci: da Giuntini a Tinti, e nel passato da Tinagli a Querci, hanno creduto, come noi oggi, come l’ambiente sia, la vera forza nei processi di pianificazione, il tutto in un complesso storico unico, che ha fatto di Castagneto e Bolgheri due gemme della costa Toscana.
I rilievi montuosi, a ridosso delle nostre coste sabbiose e della fertile pianura, hanno rappresentato un polmone e una riserva floro-faunistica d’indubbio valore. Squarciare questo territorio e metterlo in mano a cavatori e tagliatori di boschi e di quanto peggiore si possa pensare.
Sono preoccupato oggi di tanto silenzio dell’istituzione e se questi valori siano oggi sempre ben radicati nelle nostre azioni e nel nostro pensiero, oppure pensiamo di essere ormai in un processo irreversibile. Mi aspetto, come nella pianificazione del 2009, dove queste aree rappresentavano un biotopo da conservare, atti che valorizzino ancora di più gli aspetti storico ambientali.
Una politica più attenta alla pianificazione anche delle aree verdi boscose e che possa dire no alle cave e allo squarcio del suo più importante territorio storico ambientale. Se questo non è possibile, modifichiamo il Regolamento urbanistico e aggiorniamo il piano strutturale.
Se noi vogliamo bene a questo complesso ‘terra, storia e ambiente’, gli enti preposti stiano lontano da una veduta piccola del territorio, ma siano consapevoli dell’immenso patrimonio che ci è consegnato intatto dal passato con le responsabilità che oggi ci competono . Dire no oggi è un atto responsabile, di chi amministra guardando non a cosa devo fare oggi, ma cosa consegneremo domani alle future generazioni.
L’eremo di San Guido, La Torre, i paesaggi rupestri calcarei, l’abbazia del Romitorio e di Acquaviva sono all’interno di questo, non devono essere svalorizzati da una cava. Cave di questo materiale ce ne sono tante, ubicate nelle Apuane e nella Montagnola senese e nel mondo e di problemi occupazionali e logistici per loro sono numerosi e riportati frequentemente sulla stampa nazionale e regionale.
In un processo estrattivo tante sono le modifiche di un territorio, pensiamo la viabilità, l’elettrificazione, l’approvvigionamento idrico, la rumorosità, i detriti calcarei, la marmettola, la riduzione vegetazione, l’inquinamento dell’aria, l’ inquinamento delle falde, la sicurezza e la medicina del lavoro ecc.
Non dobbiamo pensare che tre posti di lavoro, o non so quanti propagandati, siano la chiave di tutto, ma pensare a quanti posti potremmo ancora portare nel nostro Comune con il turismo, la cultura, la storia e il paesaggio, penso che questa sia la nostra vera missione. L’ambiente che circonda le cave e l’apertura di circa 6 km di strada nel bosco rappresentano il primo atto di colonizzazione, poi subiremo di tutto ricatti di ogni genere sempre per tre posti di lavoro. Questo territorio rappresentato da oltre 500 ha di aree boscose e colline calcaree trova la sua giusta pianificazione con la posizione all’interno del parco archeo minerario di Campiglia, per ricondurlo, come nella storia, al territorio di Castagneto, questo darebbe certamente occupazione e un futuro.
Sarà necessario mobilitare i nostri giovani e le associazioni venatorie per far capire loro che questa sarebbe l’ennesima pazzia di sviluppo di un territorio che non vogliamo.
E’ vero, la cava è a 500 metri dalla Solvay nel comune di San Vincenzo, proprio per questo sono visibili già a tutti quelli che saranno i danni geologici, idrogeologici e ambientali.
E proprio perché quest’area non rappresenti un altro degrado ambientale come i vicini comuni e che già essi stanno pagando in termini ambientali, l’area da subito deve essere inserita con un Ordinanza in un progetto europeo di habitat storico geologico incontaminato. Ritengo che questo territorio abbia tutte le carte perché possa diventare il Parco naturale dei Monti della Gherardesca e chiedere alla contessa Sibilla, erede della Gherardesca, presidente onoraria della FAI (Fondo ambiente Italia) d’intraprendere una battaglia di valorizzazione e protezione, per collocare quest’immenso patrimonio storico nel cuore dei Toscani.
Castagneto non ha bisogno di cave ma di strutture a servizio del Turismo e della cultura Toscana e il parco della Gherardesca potrà rappresentare tutto questo.
(*) geologo, già consigliere comunale di Castagneto C.cci