Il mistero della lapide – La stampa impazzita dalle rivelazioni del Comitato

Un falso storico sulla facciata di casa col sì del Comune
La lapide ricorda la permanenza di Leopoldo II ma in quei giorni il Granduca era a Grosseto

Leopoldo II ha dormito qui. No, era ospite in una casa di Grosseto. Un botta e risposta che si ripete nel centro di Campiglia. Perché in via Parenti, da un paio di settimane, è spuntata una lapide. Messa in bella mostra sulla facciata di una casa, che assicura ai turisti che il Granduca, nel 1830, si è fermato per tre giorni nel centro collinare della Val di Cornia. Un falso, per il Comitato per Campiglia.

Un documento storico invece, per il padrone di casa. Che ha trovato quella lapide nella sua cucina tanti anni fa, quando l’abitazione era ancora di proprietà della curia. Ma in cucina, quella lapide, Silvano Farina non ce l’ha voluta lasciare. E dopo aver chiesto il permesso all’ufficio assetto del territorio del Comune, ha deciso che se quella lapide da qualche parte avrebbe dovuto stare, il suo posto era la facciata di casa. In Comune i dirigenti dell’ufficio non hanno avuto niente da eccepire. Perché, da un punto di vista estetico, dicono, quella lapide sulla facciata fa anche figura. Ma fa fare figuruccia a tutto il paese. Perché, documenti alla mano, il Comitato, che ha incaricato prima una latinista per la traduzione e poi uno storico, ha scoperto che quella lapide, con Campiglia e con quella casa di via Parenti, non c’entra niente. Non c’entra perché Leopoldo II per tre giorni, intorno al 30 aprile 1830 non era a Campiglia ma a Grosseto, dove stava seguendo in quei giorni i lavori per l’inaugurazione del grande canale di bonifica per prosciugare la palude. In Comune quindi, non si sono preoccupati di tradurre quel che c’era scritto sulla lapide. Probabilmente perché poco esperti di latino e latinorum.

«Quella lapide era nella cucina di casa mia quando l’ho acquistata – spiega Silvano Farina – ma non mi piaceva. Mi sembrava la lapide di una tomba, anche se ci avevo messo sopra un quadro e davanti c’era la televisione. Poi però ho fatto dei lavori e l’ho fatta togliere da lì». Conservata in una soffitta per anni, quando sono cominciati i lavori di ristrutturazione della facciata, Farina ha deciso, dopo essersi consultato anche con il parroco, che quella lapide poteva star bene proprio sul muro esterno di casa sua. «Ho chiesto il permesso – dice – me l’hanno dato, e ho fatto mettere fuori la lapide. D’altra parte era in questa casa da decenni, segno che il Granduca qui ci ha dormito davvero».

Il parere del Comitato, e degli storici però, è ben diverso. «Il Comune ha autorizzato un falso storico – dicono – perché il Granduca a Campiglia c’è stato due volte, nel 1826 e a gennaio del 1830, prima di raggiungere Grosseto». A dipanare la matassa ci proverà ora l’assessore alla Cultura Jacopo Bertocchi, che ha detto di volersi occupare del caso. Del giallo della lapide spuntata in via Parenti. Un giallo che però sembra avere già una soluzione. Basta leggere “Il governo di famiglia in Toscana”. Sottotitolo “Le memorie del granduca”. È Leopoldo II in persona che racconta l’inaugurazione del canale di bonifica della palude di Grosseto. Che dà notizie sulle date e sui suoi spostamenti. E quella lapide quindi, verosimilmente, fu realizzata, come riporta l’iscrizione stessa, dal preposto Camillo Mori, che ospitò il Granduca. Preposto che era appunto a Grosseto.

«Quello che ci preoccupa – dicono al Comitato – è che se si autorizzano dei falsi storici come questo, potremmo ritrovarci con una bella statua liberty all’Albero di Cecchino, o una lapide che ricordi i natali di Giotto davanti a Pizzica o che Garibaldi è passato dalla Madonna di Fucinaia».

FRANCESCA GORI
Il Tirreno 6.2.2010

«Una lapide del Granduca, ma è falsa»
Il Comitato segnala il caso di un’iscrizione comparsa in via della Rocca

ALCUNI giorni fa in via Parenti, una via che si inerpica verso la Rocca, sulla facciata di una antica casa ( foto) è apparsa una grande lapide di marmo, incastonata nel muro con ferri e cemento. Riporta una lunga iscrizione latina relativa all’anno 1830 e al grande canale di bonifica voluto dal granduca Leopoldo II per prosciugare il Padule di Grosseto.

LA LAPIDE informa che Leopoldo II soggiornò per tre giorni in “questa casa”, ma la casa è quella grossetana del preposto Camillo Mori. «Ogni lettore della lapide penserà erroneamente che il Granduca abbia soggiornato a Campiglia, anche i posteri saranno ingannati, forse anche gli storici – evidenzia il Comitato per Campiglia che ha denunciato l’episodio. Una cittadina, rilevando che il contenuto della lapide non c’entra niente con il contesto campigliese e supponendo l’abuso di un privato, ha segnalato il fatto alla Polizia municipale, la quale ha risposto per scritto «che l’installazione in questione risulta regolarmente autorizzata con specifico atto di assenso dell’11.06.2009 a firma del dirigente del settore assetto del territorio» del Comune.

«QUESTA è bella! Un dirigente comunale che autorizza un falso storico. Chissà dove sarà stata presa quella lapide, se dal suo posto originario o in qualche mercato dell’antiquariato – incalza il Comitato – di certo non proviene da Campiglia. Forse il solerte dirigente si sarà confuso col latino, ma d’ora in avanti chiunque potrà chiedere di mettere una bella statua liberty all’Albero di Cecchino, o una lapide che ricordi i natali di Giotto davanti a Pizzica, o che Garibaldi è passato dalla Madonna di Fucinaia. Chissà se la Soprintendenza avrà qualcosa da dire?».

m.p.
La Nazione 6.2.2010

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