Hotel a Baratti, scontro sul piano del Comune

Come c’era da aspettarsi. La destinazione del Casone ha assorbito la totalità del dibattito sul piano particolareggiato per Baratti, che l’amministrazione comunale ha presentato ieri nell’affollatissimo auditorium del Centro giovani. E continua ad essere l’elemento di maggiore contestazione tra quanti hanno partecipato nel marzo scorso al percorso partecipato.
Primi tra questi coloro che si sono raccolti nel gruppo “Giù le mani da Baratti”. Il “casus belli” è costituito dalla presentazione delle conclusioni della conferenza dei servizi che a gennaio si è pronunciata sul piano indicando, per il Casone, «interventi di alta qualità alberghiera». Il garante della comunicazione Massimo Morisi ha ribadito quanto già affermato dall’assessore regionale all’urbanistica Anna Marson: «La prescrizione “di alta qualità alberghiera” è senza dubbio un’espressione poco felice». Il piccolo “giallo” è che lo stesso garante ha sostenuto di essere venuto a conoscenza del verbale della conferenza solo perchè gli è stato inviato da alcune amici di Piombino. «Un difetto di comunicazione all’interno della Regione», ha poi spiegato.
Gli architetti Camilla Cerrina Ferroni (ufficio urbanistica del Comune) ed Emanuela Morelli (studio Viviani) hanno illustrato il piano, indubbiamente arricchito di approfondimenti e diverso in molti contenuti rispetto alla prima stesura. Ma il pubblico era impaziente di arrivare al nodo centrale. Lo stesso garante, presentando uno specchietto comparativo tra quanto emerso dal percorso partecipato ed il piano, ha indicato come parzialmente accolte le indicazioni sulla destinazione del Casone. «Un punto interrogativo – ha meglio precisato – a cui spetterà all’amministrazione dare delle risposte».
La valanga delle contestazioni è stata aperta da Daniele Quinti, portavoce di “Giù le mani da Baratti”. «Le linee del piano sembrano le stesse della prima versione», ha sostenuto, ribadendo che il percorso partecipato si era pronunciato per un uso non esclusivo del Casone.. La proposta alternativa del gruppo è quella di fare della struttura un modello di sviluppo economico duraturo del territorio, cosa che un albergo non può dare».
Ha incalzato Marina Riccucci, sottolineando che quello in discussione è un piano attuativo e che quelle della conferenza dei servizi «sono prescrizioni e non suggerimenti». «La ricettività di lusso è escludente», ha aggiunto, domandandosi quanti spazi ci sono per modificare la prescrizione.
Diverse le osservazioni mosse da Alberto Primi, del Comitato per Campiglia, che in particolare ha sottolineato come siano carente la documentazione sullo stato di fatto del Casone: «Come si può parlare di un recupero senza conoscere cosa è oggi e cosa si vuol far diventare». Una discussione, insomma, che non può esaurirsi qui. «Occorre ripartire dai tavoli di partecipazione». Anche Carla Bezzini, coordinatrice di Sel, ha sostenuto che «le prescrizioni della conferenza dei servizi delegittimano il percorso partecipato. Non meno preoccupate sono state le considerazioni dell’archeologo Franco Cambi. «Come si può ristrutturare il Casone senza sapere che cosa c’è sotto? Se fosse quella la porta del porto etrusco di Baratti non lo sappiamo». Anche Adriano Bruschi di Legambiente ha chiesto prevedere ulteriori passaggi di partecipazione, soffermandosi sulla localizzazione dei chioschi «troppo addossati alle dune». Infine c’è chi ha sottolineato la mancanza di un’analisi economica che attesti la fattibilità del piano, mentre Lauro Zucchelli ha chiesto che sia precisata l’assoluta inedificabilità sui 70 ettari di pertinenza del podere del Casone.
Quale la risposta dell’amminitrazione. L’assessore all’urbanistica Luciano Francardi ha tenuto a ribadire che il piano strutturale del 2007 aveva sottolinato la mancanza di alberghi. Le previsioni di destinare il Casone e l’ex Cri di Populonia rispettano dunque quelle indicazioni. Ma fuori dai dubbi, alla precisa domanda se ritenesse anche lui, come l’assessore Marson, infelice l’espressione “struttura alberghiera di alta qualità”, Francardi ha risposto che «parlare di un albergo per poveri o di lusso è indifferente rispetto alla previsione dell’amministrazione di una struttura ricettiva».
Giorgio Pasquinucci – Il Tirreno 18.2.2012
L’assessore Francardi: «La partecipazione non è delega»
«Il percorso partecipato su Baratti non equivale ad affidare una delega ai cittadini, rinunciando al ruolo e alla responsabilità dell’amministrazione comunale». All’indomani del concitato confronto sul piano particolareggiato, avvenuta in occasione della sua presentazione al Centro giovani, l’assessore all’urbanistica Luciano Francardi tiene ha precisare il suo apprezzamento per la grande partecipazione dei cittadini.
«Non ci sono – afferma tuttavia – solo le valutazioni dei comitati e, tra le proposte e i suggerimenti emersi, nella stesura del piano abbiamo tenuto conto anche degli altri. Questo non significa tradire il percorso partecipativo». «Abbiano cambiato in parte la prima bozza del piano sulla porta del parco, sull’uso delle spiaggia, sulla liberazione del pratone e della pineta, mantenendo le attività e la scuola di vela.
Anche per quanto riguarda le emergenze archeologiche il piano dà la garanzie che tutti i lavori saranno sotto controllo delle Sovrintendenza». «Il percorso partecipato ha dato un contributo a migliorare il piano – conclude Francardi – e la nostra amministrazione è unica a seguire questo metodo. Poi c’è la sintesi, che deve tener conto dei diversi interessi, e scelte che non possono essere delegate».
Giorgio Pasquinucci – Il Tirreno 19.2.2012