“Demagogia e strumentalizzazione”: l’assessore Ticciati risponde alle critiche
«Non è colpa del Comune se c’è un calo delle nascite, la riorganizzazione delle scuole è un fatto inevitabile»
«È imbarazzante la demagogia e la strumentalizzazione con le quali viene attaccata la proposta dell’amministrazione comunale di riorganizzare la scuola partendo dalla scuola materna, primo livello scolastico interessato dal grave calo delle nascite».
Ad affermarlo è l’assessore alla scuola Alberta Ticciati che interviene per riaffermare le ragioni delle scelte dell’amministrazione comunale in fatto di riorganizzazione scolastica, all’indomani della riunione al Mannelli.
«Si dice che si potrebbe agire diversamente, che si potrebbe mantenere tutto in piedi com’è, nonostante che nel 2018 ci troveremo davanti a circa trenta bambini in meno in ingresso alla materna, si dice che le politiche a sostegno del borgo portate avanti da quest’amministrazione non sono state efficaci e sufficienti, nonostante ci sia un evento come Apritiborgo, il sostegno del Comune per l’acquisto della prima casa, ambulatori medici di eccellenza, un’ottima struttura di riabilitazione ortopedica, il teatro, il centro civico Mannelli.
Ricordo che i temi del calo delle nascite e dello spopolamento dei borghi non sono certo problema della sola Campiglia, ma di tutta l’Italia. Tutte amministrazioni incapaci? E allora si portino le proposte, si dica, numeri alla mano, come si può riorganizzare la scuola, realisticamente, non per supposizione – incalza l’assessore Ticciati – si chiude una sezione di materna a Venturina? Alcuni bambini di Venturina Terme che vogliano, o no, dovranno obbligatoriamente salire a Campiglia. Si mantiene tutto com’è? Ci saranno delle sezioni con un numero troppo basso e il Ministero dell’istruzione non le riconoscerebbe come legittime».
«Il compito e il dovere dell’istituzione scolastica e l’amministrazione comunale è quello di offrire un servizio di qualità, che guardi alle prospettive future e alla validità del progetto formativo e educativo dei bambini. Se per far questo è necessaria un’organizzazione logistica piuttosto che un’altra, non c’è la lesione di nessun diritto delle famiglie, ma c’è in campo il dovere di Comune e scuola di perseguire tutte le strade possibili per garantire qualità, efficienza, funzionalità del servizio. Quest’Amministrazione non ha intenzione di tagliare, ma di rivedere la gestione e l’organizzazione dei servizi di fronte a una società diversa da quella anche solo di 5 o 6 anni fa».
La Nazione 4.2.2017
Imbarazzante,demagogia e strumentalizzazione, cito nell’ordine, sono parole pesanti e molto significative da dire in un contesto come questo, specialmente se consideriamo che sono rivolte a persone normali, a semplici cittadini che chiedono ragione di certe scelte e non a avversari politici.
A me vengono a mente un altro paio di aggettivi come supponenza e arroganza per qualificare in modo degno un certo tipo di risposte.
Gli amministratori politici, specialmente quelli locali dovrebbero riservare i loro strali dialettici e usarli in ben altri contesti e contro ben altri bersagli che non verso le persone che magari li hanno pure votati.
Un consiglio potrebbe essere, ma questo solo se hanno veramente a cuore il territorio che amministrano e vogliono battersi per esso,di riservarli a chi li costringe a fare certe scelte il più delle volte impopolari in nome solo dei numeri e del tornaconto.
Insisto e mi ripeto, non abbiamo bisogno di essere amministrati da semplici “yes man” accondiscendenti e pavidi, ma da PERSONE che da tali si comportino, che si confrontino e che abbiano a cuore i problemi e le aspettative del territorio su cui operano e dei cittadini che su quest’ultimo vivono, provando a battersi per e con loro e non contro come purtroppo mi sembra che stia accadendo adesso.
Dovremmo, insomma, sentirci “tutti sulla stessa barca” e la cosa che io trovo, questa sì, imbarazzante è il fatto che un concetto talmente palese e semplice non venga recepito, a meno che la reale missione dei nostri politici non sia quella di tagliare ciò che, ormai mi sembra chiaro, viene considerato soltanto un ramo secco.