Dalla parte del Territorio. Regione e Comitati si confrontano

Dalla parte del Territorio. Regione e Comitati si confrontano

Per la prima volta la Regione dice sì al confronto con la Rete. Ma dopo Rimigliano scoppia il caso Grosseto.
C’è Anna Marson all’urbanistica e non più Riccardo Conti. C’è Enrico Rossi governatore e non più Claudio Martini. Sarebbe un’equazione troppo semplice e probabilmente ingenerosa pensare che sia bastato cambiare gli uomini per far scoppiare la luna di miele (o meglio l’apertura di un confronto e non la guerra) tra Regione e Rete dei comitati. Perché poi alla fine i leader dei comitati sono sempre più o meno gli stessi (da il professor Alberto Asor Rosa, ai vari Paolo Baldeschi, Claudio Greppi e Salvatore Settis) e sempre lo stesso è il partito di governo della Toscana, il Pd. Certo la svolta c’è stata: per la prima volta (o quasi) la Regione, Rossi, ha accettato la sfida con i comitati come accaduto ieri all’auditorium Stensen di Firenze.

Una tregua che mantiene sottotraccia le diffidenze, specie tra Pd e Rete perché sul tavolo c’è qualcosa di più importante oltre ai singoli, vecchi progetti contestati e in futuro da contestare (dal 2008 sono stati un centinaio in Toscana, di cui una trentina realizzati e una settantina ancora in di- scussione dopo i polveroni e le lotte dei comitati): la revisione della legge 1/2005 (quella del governo del territorio), la missione principale dell’assessore Marson che deve riuscire a renderla più stringente — anche nei confronti dei Comuni — più semplice, più snella e più precisa (con tanto di cartografia del territorio toscano pressoché inesistente).

Si diceva però della svolta. La Regione è entrata nella casa dei comitati. In prima fila, sotto il palco di Asor Rosa e Settis — che hanno chiesto di far diventare la Toscana il modello dello sviluppo sostenibile e di qualità — c’erano Rossi e Marson. Una sfida lanciata e raccolta dal governatore. Che ha già provocato qualche mal di pancia in entrambe le vecchie fazioni: tra i comitati, nel Pd e persino nell’Idv, a cui la sortita di Rossi ha scompigliato il risiko delle appartenenze e degli spazi considerati più contigui.

«Sui temi della tutela del paesaggio con Rossi alla guida della Regione c’è stato senz’altro un cambio di passo — ha detto Asor Rosa — In passato il predecessore di Rossi, Claudio Martini, aveva manifestato qualche apertura personale, rapidamente contraddetta da comportamenti e pressioni di tutt’altra natura. Mi pare che Rossi non abbia tali condizionamenti politici, soprattutto di partito e che si muova in maniera molto più autonoma. È la prima volta che ci confrontiamo pubblicamente con la presidenza della Regione».

I comitati passeranno dalla lunga fase della denuncia all’elaborazione di una piattaforma di controproposte sui singoli progetti urbanistici e ambientali. Rossi si è detto pronto al confronto, anche al conflitto. «È stato detto qui e concordo — ha detto il governatore — che è necessario che la politica recuperi una visione prospettica, una idea di società e di futuro. La riconversione ecologica dell’economia può essere una risposta interessante ai problemi della qualità dello sviluppo. Un tema pieno di contraddizioni, ma che non può essere estromesso dal dibattito politi- co». Il governatore ha parlato delle concause che hanno provocato i disastri dell’alluvione in Lunigiana e all’Elba: «La cattiva manutenzione dei boschi, le tombature, la cementificazione selvaggia». E dopo le prove di forza della Regione sui casi di Rimigliano (il 28 marzo c’è la conferenza paritetica che il Pd della Val di Cornia proprio non voleva) e Casole d’Elsa ha ricordato lo stop post alluvioni alle edificazioni nelle zone ad alto rischio idraulico che sta facendo infuriare il Comune di Grosseto dopo che tutta la vasta area di bonifica è stata classificata dall’autorità di bacino ad alta pericolosità e dunque inedificabile nonostante il piano urbanistico. «Abbiamo su- scitato già le prime reazioni», ha glissato Rossi. Forse un’altra prova di forza con il Pd della costa. Forse davvero il segnale della svolta.
di Alessio Gaggioli -Corriere Fiorentino 25.03.2012

Solo la Lombardia ci supera per numero di proteste. Troppi particolarismi? « No, è solo amore per il territorio». Asor Rosa elogia la Regione «Una fase nuova».
Enrico Rossi ha abbattuto il muro d’incomunicabilità tra la Regione e i Comitati per la difesa del territorio. E il professor Alberto Asor Rosa ha delineato i programmi della Rete tenendo conto della novità: «Passeremo dalla vertenza al progetto, dalla protesta alla elaborazione di una piattaforma articolata per la salvaguardia del paesaggio toscano.

I problemi più emergenti, sotto questo profilo, si manifestano nelle zone più esposte esposte, negli anni passati, al consumo del territorio per motivi di profitto: in sostanza tutta la costa e l’area circostante Firenze. Nelle zone interne, cioè colline, boschi, montagne, si è invece assistito a fenomeni di spopolamento e abbandono: su questo fronte l’operazione da portare avanti riguarda l’ambito della valorizzazione, per trasformare tali aree nel volano di uno sviluppo diverso rispetto quello praticato fino agli anni scorsi».

Una critica implicita alla giunta-Martini e al rapporto mai decollato con l’ex assessore Riccardo Conti. Il periodo fu contrassegnato da furibonde polemiche sugli ecomostri toscani. Ora la presenza di Rossi al convegno ha aperto una fase nuova.

Cominciamo a difendere la “Sindrome Nimby”, ovunque esecrata e portata a simbolo di localismo esasperato: che male c’è a difendere un interesse collettivo? Stare dalla parte di un’area geografica equivale forse alla tutela di un tornaconto privato?

Il professor Claudio Greppi, cattedratico al pari degli altri relatori al convegno nazionale “Dalla parte del territorio: contraddizioni, errori, vertenze e proposte per il caso toscano”, pone in questi termini la base di una revisione dei rapporti tra la rete dei Comitati per la difesa del territorio e i vertici delle istituzioni, in un momento in cui il paesaggio è minacciato non solo dagli interessi economici e finanziari, ma anche dall’individualismo esasperato.

Perché premesso, come ha detto Salvatore Settis, che la retorica dello sviluppo domina il Paese fino a ingoiarlo in un gorgo, ne discende che il fine di ciascuna opera non è la sua realizzazione quanto il beneficio apportato ai cittadini. In Toscana quest’elementare presupposto logico è vero solo in parte, almeno a giudicare da quanto riportato sul sito “Nimbyforum.it”: si contano ben 42 opere pubbliche contestate, ponendo la regione al secondo posto in Italia dopo la Lombardia (48).

Le proteste svariano dagli elettrodotti alle discariche, dai rigassificatori ai cogeneratori, dagli impianti eolici ai termovalorizzatori. Ma la madre di tutte le contestazioni sta nella Tirrenica, fresca di valutazione d’impatto ambientale e prossima all’approvazione definitiva del Cipe. «Sarebbe stato sufficiente adeguare l’Aurelia, per un investimento consistente ma non paragonabile al progetto Sat – ha aggiunto Maria Rosa Vittadini -. Invece si è forzato la mano a favore della scelta per l’autostrada, con problemi di assetto territoriale e di pedaggio per far tornare i conti della concessionaria».

Quando Vittadini è intervenuta, Enrico Rossi e l’assessore Anna Marson avevano già lasciato la sala della Fondazione Stensen, dove si teneva il convegno. Se l’intervento fosse stato anticipato, il dibattito avrebbe potuto prendere una direzione diversa.

Sta il fatto che la presenza del Governatore ha pesato più di quanto fosse previsto poiché, come ha sottolineato Alberto Asor Rosa nell’intervento conclusivo «ha enunciato principi metodologici su cui ci si può confrontare». Vale a dire che gli steccati del passato, con i vertici istituzionali da una parte e il comitato degli ambientalisti in cachemire (come veniva etichettato non senza ironia) possono essere abbattuti. Soprattutto ora che Enrico Rossi si è detto pronto ad accettare la sfida di «fare della Toscana un’esperienza positiva a livello nazionale per lo sviluppo di qualità».

I mutamenti climatici impongono di rivedere lo sviluppo economico: i boschi vanno coltivati, ha aggiunto Rossi, non saranno più costruite case nelle golene dei fiumi, la diffusione degli pannelli solari è già stata regolamentata e presto arriverà la mappa degli impianti eolici. Il programma di riconversione ecologica dell’economia annunciato da Enrico Rossi non elude il nodo dei trasporti e anzi «nessuna tratta ferroviaria secondaria sarà dismessa. Faremo una gara unica per la mobilità su gomma, investendo su nuovi mezzi non inquinanti».

Si aprono nuove prospettive, come ha ammesso Asor Rosa: «Restano i punti critici, ma nessuno s’illude che un ventennio di politica possa cambiare in due anni». I giorni del muro contro muro sulle villette di Monticchiello sembrano lontani anni luce, benché Ornella De Zordo non abbia nascosto i dubbi: «Sono felice che Rossi rivaluti il ruolo del conflitto. Sta però il fatto che ogni proposta alternativa viene sempre bocciata. Sul tema dei rifiuti, ad esempio, l’arretratezza delle istituzioni è eclatante. Senza tacere sull’acqua o sul percorso Tav sotto Firenze».

Quel che non va giù è l’accusa di andare contro il progresso ogni volta che viene proposto un modello diverso dal prevalente. Circostanza registrata in Toscana almeno 42 volte, al pari delle opere pubbliche contestate.

A mettere tutti d’accordo, invece, è la critica al governo Monti, la cui azione è giudicata insufficiente sotto il profilo ambientale, culturale e dei beni culturali. Ma se anche la retorica dello sviluppo si è estesa come un fluido, spesso è l’individualismo a rappresentare un ostacolo alla tutela del paesaggio e alla riconversione ecologica dell’economia.

Franca Zanichelli, direttrice del parco dell’Arcipelago, ha ricordato come spesso le pressioni vengano dal basso: «Noi non piaciamo perché non tuteliamo i bisogni del singolo. Ci troviamo nella paradossale situazione di travestire i concetti, trasformandoli in prodotti redditizi».

Alberto Magnaghi già ieri ha dato prova di doverlo fare: «Dal punto di vista produttivo – ha detto – un insieme ben organizzato di borghi può essere importante più di una metropoli». Un concetto che oggi può apparire utopistico, bello però da pensare e tradurre in realtà.
di Antonio Valentini -Il Tirreno 25.03.2012

Leggi la rassegna stampa anche su territorialmente.it

image_pdfSalva Pdfimage_printStampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *