Coi rifiuti trattati della Lucchini si può fare la Tirrenica
560.000 tonnellate all’anno di “Conglomix” da impiegare per sottofondi stradali e per i piazzali del porto al posto del materiale di cava. È quanto presto sarà in grado di offrire l’impianto Tap di Ischia di Crociano, ormai in attesa delle ultime certificazioni della Provincia e della Regione. Una presenza, quella della Tap, in grado di mettere in discussione lo stesso piano dei cantieri previsto dalla Sat per la Tirrenica, che nel progetto inviato al Comune di Piombino per la valutazione dell’impatto ambientale (Via), prevede l’utilizzo di materiali provenienti dalla “Cava di Campiglia” e da quella della Sales.
Un processo lungo e non privo di ostacoli quello di adeguare il “Conglomix” alle prescrizioni previste nei capitolati d’appalto della stessa Sat. «Ora abbiamo però tutte le carte in regola», spiega il presidente Tap Fulvio Murzi, che mostra la voluminosa documentazione già inviata alla Provincia, comprensiva di tutte le analisi sul “Conglomix” richieste. Analisi preparate con la supervisione dei tecnici del laboratorio Arpat di Piombino e per questo ancora più attendibili.
Perché il “Conglomix” diventa un pericoloso concorrente per le cave? Per il primo lotto dell’autostrada la Sat si è rivolta anche alle cave del Campigliese, che non forniscono certo il materiale gratis. Tap, ormai oltre dieci anni fa, è nata proprio per questo: trattare i rifiuti industriali della Lucchini e, nello stesso tempo, ridurre le estrazioni nelle cave, che hanno già abbondantemente deturpato le colline campigliesi.
«All’inizio – spiega ancora Murzi – l’impianto pregettato avrebbe dovuto produrre il Cic (conglomerato idraulico catalizzato) che ha creato alcuni problemi ambientali laddove è stato impiegato. Quando sono stato nominato alla presidenza, abbiamo annullato le due precedenti gare per la costruzione dell’impianto. Abbiamo abbandonato il Cic, che richiedeva tra l’altro l’impiego del 35% di inerti: una quantità impossibile da reperire solo con i materiali provenienti da demolizioni e che quindi ci avrebbe obbligato ad utilizzare inerti di cava. Il “Conglomix”, invece, ha soltanto bisogno del 5-7% di inerti».
C’è stato qualche problema per il “Conglomix” che all’inizio presentava un Ph superiore agli inerti di cava, che è stato risolto con un semplice impianto.
Ma perchè la proposta di Tap è in grado di mettere in discussione le fonti di approvvigionamento della Sat? È presto detto. «Noi ritiriamo il materiale dalla Lucchini, che altrimenti sarebbe obbligata a smaltire, ricevendo un compenso di 20 euro a tonnellata per il conferimento. La produzione dell’impianto è già coperta così».
«Asiu, titolare di oltre il 70% di Tap (il resto è Lucchini ndr) è un’azienda pubblica. Se il Comune mi dice di dare il “Conglomix” a prezzo politico o addirittura gratis alla Sat, noi siamo in grado di farlo. Con quello che risparmierebbe sulla realizzazione della Tirrenia – sostiene Murzi – possiamo anche chiedere che la società autostradale si assuma l’onere di realizzare completamente la 398 fino al porto di Piombino».
Il “Conglomix” ha bisogno di essere miscelato con una certa quantità di cemento. Questo consente il suo impiego diretto nel raggio di 90 chilometri. «Ma se Sat, dopo averlo sperimentato, lo ritenesse valido, basterebbe fornire il semilavorato, poi, con un piccolo impianto satellite, aggiugere il cemento nei cantiere più distanti».
Tap, dopo aver spedito la documentazione del “Conglomix” alla Provincia, ha di fronte tappe precise. La prima è il parere che il Comune di Piombino presenterà, entro il 15 agosto, per la valutazione dell’impatto ambientale dell’autostrada, il cui progetto non tiene al momento conto delle 560mila tonnellate all’anno di prodotto che può fornire la Tap. Di mezzo ci sono le ferie, ma a settembre dovrebbe arrivare il parere della Provincia che, a sua volta, coinvolgerà la Regione.
La Tap ha in mano un buon argomento. La Regione ha contribuito alla realizzazione dell’impianto con un investimento di ben 5 milioni di euro, circa la metà del costo dell’impianto. Soldi indirettamente provenienti dall’Unione europea, che ha approvato precise direttive, recepite dalla Regione Toscana, che privilegiano l’impiego del materiale riciclato, dove esiste, rispetto agli inerti di cava.
Sul “Conglomix” l’Arpat regionale dovrà ripetere le analisi, ma Murzi non è affatto preoccupato, poichè ogni passaggio è stato fatto in collaborazione con i laboratori di Piombino. «A questo punto – afferma Murzi – sarebbe difficile spiegare perché non si adopera il “Conglomix”».
Oltretutto Tap e Cnr di Pisa hanno brevettato il processo, l’“Hysteel” che consentirebbe, durante la lavorazione del “Conglomix” di produrre idrogeno, che potrebbe fornire circa 22 MwH all’anno di energia elettrica catturando contemporaneamente 600mila tonnellate di anidride carbonica. All’impianto è collegata anche la possibilità di utilizzare ceneri prodotte da termovalorizzatori, che consentirebbero ad Asiu di annullare i costi di conferimento della frazione secca trattata nel nuovo impianto in progettazione per sostituire la vecchia discarica di rifiuti urbani.
GIORGIO PASQUINUCCI – Il Tirreno 31.7.2011
foto in alto: Ischia di Crociano, discarica Tap
Vorrei sapere di cosa si sta parlando , quali scorie … E la composizione esatta del materiale in uscita … E quale garanzia si ha circa la non pericolosità del materiale. Ossia quanto conglobi con caratteristiche tali per cui non è inquinante può essere prodotto con i materiali di scarto provenienti dalla Lucchini … Non vorrei che il giorno in cui vi fosse la richiesta si mettessero ad usare qualunque prodotto (anche inquinante) pur di vendere … E non sarebbe la prima volta!
Da noi cavano il gabbro, pietra ofiolitica con presenza di amianto e la usano per le strade bianche …
Pertinente la tua domanda. Però non siamo in grado di risponderti. Perché non chiedere spiegazioni al presidente della Sat. È su Facebook: http://www.facebook.com/fulvio.murzi.
Grazie per informarti anche via il nostro sito!