Centrale a biomasse e cementificio: due facce della stessa medaglia – Comunicato

L’ATTACCO AL TERRITORIO RURALE

Una ditta piemontese vorrebbe realizzare nella piana tra Cafaggio e Casalappi una grande centrale elettrica, alimentata con olio vegetale proveniente da lontano. I comuni di Suvereto e di Campiglia hanno dichiarato di essere contrari; lo stesso hanno fatto le associazioni degli agricoltori, preoccupate di un’altra ferita inferta al territorio rurale. Ma ora  il sindaco di Campiglia e l’assessore provinciale all’ambiente hanno detto che non sarà facile fermare il progetto, chiamando in causa la legge. Preoccupa questa rinuncia di un sindaco a difendere gli interessi del proprio territorio e preoccupa la titubanza della Provincia, che dovrà pronunciarsi sul progetto.

Per parte nostra crediamo che sia necessaria una estesa mobilitazione, poiché una centrale come quella prospettata sarebbe un danno ambientale ed economico, sia per la zona che a livello generale, prevedendo di utilizzare combustibili cosiddetti a filiera lunga. Si tratterebbe di un grave errore, dopo quello compiuto a Montegemoli nel Comune di Piombino, dove è in costruzione un impianto simile.

C’è un altro aspetto, collegato al progetto della centrale a biomasse, che sconcerta: la centrale servirebbe in primo luogo ad alimentare quasi 10 ettari di serre per la produzione di fiori; serre che il Comune di Campiglia avrebbe già autorizzato. Quasi 10 ettari di serre a fiori, cioè permanenti come quelle di Pescia, un progetto a forte impatto ambientale per il paesaggio, per le risorse idriche e per le infrastrutture, in una delle aree più produttive per l’orticoltura e più belle per quanto concerne il paesaggio della pianura.

Cosa c’entrano i fiori con l’agricoltura della Val di Cornia? Se fosse vero che il Comune di Campiglia ha già autorizzato la cosa, senza far sapere niente a nessuno, ciò rappresenterebbe una ferita per il paesaggio e un’offesa alla programmazione dell’agricoltura, che dovrebbe privilegiare i settori e le vocazioni locali, piuttosto che affidarsi agli interessi e al business di imprese esogene. Chiediamo quindi ai Comuni, al Circondario e alla Provincia di bloccare non solo il progetto della centrale a biomasse, ma anche la costruzione di serre fisse.

Ormai è chiaro che c’è un attacco continuo al paesaggio e al territorio rurale. Questa vicenda della centrale a biomasse fa il paio con quella del cementificio in località Trafossi, vicino alle Lavoriere, in una zona di coltivazioni orticole e prossima a Poggio all’Agnello e a Baratti, che il Comune di Campiglia ha inspiegabilmente trasformato in una lottizzazione privata a scopi industriali.

Il progetto della centrale, come l’ipotesi del cementificio contrasta chiaramente con le linee della Regione Toscana per il territorio rurale, nel quale sono ammessi esclusivamente interventi per la produzione agricola, disattende il Codice dei beni culturali e del paesaggio, laddove invita Regioni e Comuni a salvaguardare il paesaggio rurale, considerato come un bene da salvaguardare e contraddice lo stesso piano strutturale recentemente approvato dai Comuni, che riconosce al territorio rurale un valore strategico per la produzione agricola e per la tutela paesaggistica.

Chi si oppone giustamente alla centrale dovrà opporsi anche al cementificio. In entrambi i casi queste scelte devono essere riviste, avendo anche il coraggio di tornare indietro se esse contrastano con gli interessi collettivi e con gli obiettivi del mondo rurale. Senza tentennamenti e senza trincerarsi dietro al fatto che “ormai non ci si può fare niente”, una frase rinunciataria che troppo spesso viene pronunciata dagli amministratori locali per giustificare interventi negativi e rispondenti agli interessi di pochi.

Comitato per Campiglia

25.07.2008

(Pubblicato su Il Tirreno del 26.07.2008)

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