Centrale a biomassa, ancora una fumata nera

La Conferenza della Provincia rimette la decisione alla giunta regionale
La centrale che verrebbe alimentata a oli vegetali, oltre a produrre elettricità è pensata come cogeneratore per riscaldare le colture. L’amministratore di ER: «Il procedimento non è ancora concluso»

Ancora una fumata nera per la centrale a biomasse liquide. La Conferenza dei servizi della Provincia di Livorno che lunedì si è riunita per pronunciarsi sul sì o sul no all’impianto, della potenza elettrica di 17,2 Mw, proposto dalla ER Energia Rinnovabile Campiglia Marittima Srl di Occimiano (Alessandria), si è chiusa rimettendo la decisione in capo alla giunta della Regione Toscana.

La procedura che si allunga denuncia anche l’assenza dell’unanimità necessaria a chiudere il procedimento all’interno della Conferenza provinciale, che si è limitata a prendere atto dei pareri contrari espressi dai Comuni di Campiglia e Suvereto, dell’incompletezza della documentazione integrativa presentata dalla Società proponente e dell’applicazione delle misure di salvaguardia previste dal Piano territoriale di coordinamento, adottato di recente dalla Provincia.

È quanto si evince dal verbale della riunione, che si è conclusa nel tardo pomeriggio di lunedì scorso. Il dissenso, invece, sta nell’impossibilità di un pronunciamento unanime che rende necessario l’invio degli atti alla giunta regionale, come previsto dalla normativa statale (D.Lgs 387/03, modificato dalla Legge finanziaria 2008) per arrivare a mettere un punto all’iter. «La Conferenza dei servizi – chiarisce una nota della Provincia di Livorno -, dando atto della mancanza delle condizioni necessarie per una conclusione favorevole del procedimento, ha ritenuto che sussistano i presupposti previsti dalla normativa statale che, in questi casi, prevede il rinvio della decisione sugli atti alla giunta regionale».

Burocratese a parte, la strada per lo sbarco del progetto nelle campagne della Val di Cornia resta in salita. L’impianto, che insiste nella zona di Casalpiano, area agricola di confine tra Campiglia e Suvereto, nella piana di Cafaggio, è legato a filo doppio alle serre della Floricoltura Magnani di Viareggio, autorizzate ma non ancora realizzate dall’impresa agricola.

La centrale, infatti, che verrebbe alimentata a oli vegetali, oltre a produrre elettricità è pensata come cogeneratore per riscaldare le colture protette, previste su una superficie di circa 7 ettari. Un’ipotesi che fa storcere la bocca a molti, in primis ai sindaci di Campiglia e Suvereto ma anche ad alcune associazioni di categoria e forze politiche, intervenute più volte per sottolineare il “no” all’impianto in un’area agricola di pregio. «Si tratta di una norma recentissima – dice il sindaco di Campiglia Silvia Velo in merito all’invio degli atti in Regione – C’è da capire come verrà interpretata dalla giunta regionale che tuttavia non potrà non tenere conto dei pareri contrari dei Comuni di Campiglia e Suvereto». La chiusura al progetto ha spinto nei mesi scorsi il consiglio comunale campigliese, in attesa del nuovo Regolamento urbanistico in fase di approvazione, ad adottare all’unanimità una variante normativa al piano regolatore generale vigente, datato 1996, in materia d’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, nelle more della legislazione nazionale. Un modo per creare i presupposti necessari a supportare il parere di non conformità urbanistica dell’impianto. «Il procedimento non è ancora concluso» dice Luigi Mossone, amministratore unico di ER Srl, società partecipata dalla SAS Energia e Servizi Srl, riconducibile all’azienda piemontese Sviluppo Ambientale Sostenibile Spa, e da Miro Radici Energia Srl, del gruppo industriale bergamasco Radici. E aggiunge: «Purtroppo, in Italia ci vuole sempre troppo tempo e tempo vuol dire denaro e investimenti che non si fanno».

Manolo Morandini

17.12.2008

Il Tirreno

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