Caso cave di Campiglia – Replica del Sindaco e della Giunta

COMUNE DI CAMPIGLIA MARITTIMA

In relazione all’articolo pubblicato dal quotidiano il Tirreno domenica 13 luglio dal titolo “Cave affare svelato dalle carte – Possibilità di escavo raddoppiate quando la Lucchini cedette i diritti”, il Sindaco on. Silvia Velo e la Giunta replicano quanto segue:

La cronaca dell’iniziativa sulle cave svoltasi venerdì a Venturina e apparsa sul Tirreno di domenica 13 luglio riporta, con un titolo dai toni diffamatori, quanto sostenuto dall’architetto Zucconi come presunta ricostruzione dei fatti che fino ad oggi si dice sono stati “occultati”. In realtà si fa riferimento a questioni ben note perchè oggetto non solo di atti pubblici, ma di dibattiti in consiglio comunale e assemblee cittadine, presentandole in modo tendenzioso e accompagnandole con affermazioni false o distorte così da arrivare a presunte clamorose rivelazioni, tali da gettare discredito sull’operato delle amministrazioni comunali che si sono susseguite negli anni.

Si inizia con la polemica sul rilascio della documentazione per la quale lascio la risposta alla dirigenza comunale; resta il fatto che ogni cittadino paga le fotocopie, non si capisce perché non dovrebbero farlo un comitato o un architetto. Si continua poi citando un piano di coltivazione risalente al 1994, poi un ipotetico piano di coltivazione del 1998 con proroga al 2016 e una nuova autorizzazione nel 2000. In realtà nel 1994 non fu nessun piano

coltivazione, ma un protocollo d’intesa che impegnava il Comune ad approvare un piano di coltivazione e ripristino ventennale e la Lucchini ad erogare il contributo che serviva ad acquisire il Parco di San Silvestro. Il piano previsto dal protocollo è stato presentato dalla proprietà nel 1996, approvato dal consiglio comunale nel 1998 con scadenza 2016 e infine autorizzato con determinazione dirigenziale nel 2000 perché nel frattempo era entrata in vigore la legge regionale 78/98 che definisce questo atto di competenza dirigenziale. La liberalizzazione della vendita del materiale risalente al ’97, successiva alla presentazione del piano avvenuta nel ‘96, è stata decisa, come è stato più volte ricordato, per motivi di sicurezza e di tutela ambientale, per evitare l’accumulo di materiale di scarto in area di cava. Altre falsità vengono affermate sullo stato dei ripristini, più volte smentite dal collegio attività estrattive. In tutta la parte alta della cave è ormai ben visibile il ripristino eseguito. Il ritardo che si può rilevare è il frutto delle anticipazioni nelle fasi di coltivazione che hanno interessato la parte bassa della cava. Oggi tali anticipazioni sono terminate e la cava ha ripreso a lavorare secondo il piano originario. Quindi il tempo del ripristino perso prima, sarà recuperato più avanti per effetto della coltivazione già effettuata. L’architetto Panichi fa poi un’affermazione completamente errata. Non siamo a conoscenza se egli abbia eseguito per il Comune di San Vincenzo nel passato un progetto di recupero della parte alta della cava di Monte Calvi, ma sappiamo invece che il ripristino di tutta la cava, e pertanto anche la parte che rientra nel Comune di San Vincenzo, è inserito nell’unico progetto di coltivazione presentato al Comune di Campiglia e da noi approvato con il parere di San Vincenzo in sede di conferenza di servizi. Tra gli elaborati tecnici approvati non ci sembra di ricordare qualcosa a firma di chi è intervenuto nell’assemblea con tale affermazione. Tanto più che i controlli sia dell’escavazione che del ripristino li ha sempre svolti il personale tecnico di Campiglia, anche per la parte fuori dal proprio territorio.

Ma l’insinuazione più grave è relativa alla modifica del piano di coltivazione la cui autorizzazione come più volte è stato detto, risale all’agosto del 2002. Questa autorizzazione si basa su una richiesta avanzata dalla proprietà Lucchini nel luglio 2000, sono stati necessari due anni e due conferenze di servizi per arrivare al rilascio dell’autorizzazione nell’agosto 2002; il subentro della nuova proprietà, che data 2004, è come evidente successivo. Anche il riferimento al protocollo sottoscritto dal Circondario, dai Comuni e dalla Regione Toscana è inesatto e infatti questo data ottobre 2002, quindi è successivo alla autorizzazione della modifica del piano di coltivazione rilasciata nell’agosto 2002 e avviata a luglio 2000.

E’ quindi una insinuazione non corrispondente al vero quella che si legge sul titolo e che stabilisce una relazione tra i due eventi, cioè quello della modifica del piano e il subentro della nuova proprietà. Lo si fa giocando sulla pelle dei lavoratori che operano in cava perché le motivazioni di quella modifica erano legate alla necessità di incrementare la profondità dei gradoni per garantire migliore sicurezza per il passaggio dei nuovi mezzi di trasporto (dumper). Il passaggio dai 22 agli 11 gradoni è esattamente questo. Circa “l’ultima chicca” citata dal cronista e anch’essa peraltro oggetto di atti pubblici resi più volte noti e cioè il pagamento anticipato dei contributi dovuti dalle cave al Comune, è bene evidenziare che si tratta della stessa procedura di anticipazione attuata nel ‘94 e che fece sì che il Comune avesse le risorse per acquisire il parco. Questa prima erogazione andava ad esaurimento nel 2002. E’ evidente come fosse interesse del Comune, a fronte della modifica del piano di coltivazione in via di autorizzazione, pretendere anche in questo caso l’anticipo dei contributi; la suddivisione del corrispettivo totale dovuto fu calcolata in una quota annua analoga a quella precedente, da versare a partire dal 2003, così da garantire tra l’altro, le entrare per coprire le spese derivanti dal contratto di servizio con la società dei parchi, in discussine in quel periodo.

Condividiamo inoltre quanto detto da Legambiente circa l’inadeguatezza dei canoni dovuti ai Comuni per l’attività estrattiva; è bene però ricordare che i comuni riscuotono quanto è stabilito dalla Regione Toscana e non potrebbero fare altrimenti. Questo corrispettivo purtroppo, non è mai stato adeguato e su questo dovrebbe darci spiegazione qualcuno dei presenti al convegno di Venturina che fino al 2005 ha coperto in regione ruoli di primo piano.

Vista poi la tendenziosità con cui si è relazionato al convegno, non meraviglia che si sia omesso il fatto che nel 2006 l’Amministrazione comunale di Campiglia, dopo un lungo approfondimento, ha abbandonato la variante al PRG che prevedeva lo spostamento degli impianti e la eliminazione del traffico con i camion perché, a fronte di questa ipotesi, si richiedeva un nuovo piano di coltivazione con scadenza al 2026, che l’Amministrazione

comunale in piena autonomia, ha giudicato inaccettabile . Naturalmente, precisato quanto dovuto, tenendo conto delle inesattezze raccontate e dell’uso che se ne è fatto nella comunicazione, stiamo valutando di intraprendere azioni legali a tutela del buon nome degli amministratori e dei tecnici comunali.

Il Sindaco e la Giunta di Campiglia Marittima

Campiglia M.ma, 14 luglio 2008

Sul diritto d’accesso agli atti pubblichiamo la nota tecnica del dirigente del settore competente:

COMUNE DI CAMPIGLIA MARITTIMA

lunedì 14 luglio 2008

In relazione all’articolo de “Il Tirreno” di domenica del 13.07.08 relativo alle cave di Montecalvi, corre l’obbligo di smentire decisamente quanto affermato circa le presunte “difficoltà” che il Comitato per Campiglia avrebbe avuto nel reperire gli atti ed i documenti da parte del Comune.

L’attesa è stata esclusivamente determinata dalla richiesta di integrazione della domanda a sostegno dell’accesso in quanto incompleta e non conforme a quanto stabilito dalla vigente normativa in materia. Completata la richiesta gli uffici hanno tempestivamente provveduto al rilascio degli atti a fronte del pagamento delle sole spese di riproduzione.

Inoltre, a sfatare l’insinuazione della poca correttezza dei funzionari nel garantire il diritto di accesso, basti segnalare che in merito alla stessa vicenda circa venti giorni prima della richiesta del comitato il rappresentante locale di Legambiente ha visionato e ritirato tutta la documentazione richiesta.

Arch. Alessandro Grassi
Dirigente settore assetto del territorio

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