Albergo diffuso nel borgo di Castagneto
La proposta della Sinistra: «Una rete di appartamenti gestita da un consorzio di proprietari»
Un cambio di passo che apra a nuove forme di ospitalità e a possibilità di fare impresa partendo dai picoli numeri. Ma anche una prospettiva per arrestare lo spopolamento del borgo di Castagneto Carducci. è quanto propone Sinistra per Castagneto con il progetto “Albergo diffuso” sulla scorta di esperienze già realizzate o allo studio in realtà anche vicine, come Monteverdi Marittimo.
«Abbiamo proposto l’idea dell’albergo diffuso a partire da Castagneto Carducci perché creare una rete di appartamenti gestita da un consorzio di proprietari, che affitti tutto l’anno ai turisti, permettendo di ampliare i servizi per i turisti stessi, ma anche per i residenti, è un’opportunità strategica per la vita del borgo storico e il turismo – afferma Sinistra per Castagneto –. E’ un’idea già realizzata, grazie a cui piccole comunità si sono salvate dallo spopolamento e dal declino economico e hanno dato nuova vita ai paesi. È un’idea che altri comuni vicini come Marciana o Monteverdi Marittimo stanno studiando e adottando».
Un progetto che la lista d’opposizione ha proposto e spiegato con due iniziative pubbliche aperte a tutti i cittadini, gli operatori e l’amministrazione, e ha suggerito come una delle priorità su cui prender un impegno da parte della giunta e del sindaco Sandra Scarpellini, presentandola in una mozione in consiglio comunale. «Il rifiuto di votare la mozione e il rinvio per un ulteriore approfondimento in una futura commissione, ci sembra atteggiamento rinunciatario e deficitario, che prosegue su una strada di vecchio sviluppo turistico estivo e balneare, perché, con qualche iniziativa collaterale, questo può bastare».
Sinistra per Castagneto ritiene maturi i tempi per dare gambe al progetto e critica l’attuale modello di offerta turista del territorio. «È una strada che sopravvive a sé stessa ma che non ha futuro, che risente della concorrenza di paesi con costi minori, che è in via di declino dappertutto – afferma –. Questa strada è un vicolo cieco, è il vecchio modello di sviluppo, basato ancora sull’idea delle grandi strutture turistico balneari, che consumano territorio, ambiente, acqua e risorse, per due mesi all’anno di lavoro e ricchezza che spesso prendono altre vie, senza rimanere sul territorio».
Da qui la proposta che s’inserisce nella visione di un turismo diffuso «che porti ricchezza diffusa su tante piccole imprese specializzate sui vari turismi e con lavoro per molte famiglie su tutto il nostro territorio. Su un territorio che tutti ci invidiano si può fare turismo culturale, ambientale, sportivo, sociale, agrituristico, enogastronomico e chi più ne ha più ne metta, sganciandosi dal solo turismo balneare».
Il Tirreno 26.4.2015