Una testa di Sileno nel sarcofago, la tomba etrusca regala una sorpresa

Una testa di Sileno nel sarcofago, la tomba etrusca regala una sorpresa

Operazione ormai quasi completata. Lo scavo della tomba etrusca minacciata dalle onde del mare sulla spiaggia di Baratti nei pressi della chiesina di San Cerbone è ormai realizzato.

I pezzi del sarcofago saranno ora trasportati al deposito del parco archeologico di Baratti per ulteriori controlli e verifiche e poi verranno restaurati in vista della ricostruzione della tomba e la sua collocazione nella rotonda tra la Perla e Demos in modo da poter essere fruita da tutti i cittadini.

Baratti SilenoGiovedì 450 persone hanno assistito alle operazioni degli archeologi, ieri, altre 450 che hanno avuto il privilegio di seguire in diretta gli scavi e asistere anche al recupero di una bella testimonianza sfuggita ai predatori della tomba che in passato hanno violato il sarcofago: una testa di Sileno. Un piccolo bronzo di produzione estrusca che dà l’idea della raffinatezza di questa civiltà.

La Nazione 29.8.2015

foto tratte dal gruppo fb «Amo Baratti”

Intanto non si placano le polemiche, nel mirino anche la copertura ma l’archeologa Megale taglia corto: «Era già rotta»

Baratti scavo + Caterina Megale«Per trovare dobbiamo distruggere». L’archeologa della Soprintendenza, Caterina Megale, taglia corto. A lei le polemiche non interessano e non vuole neanche che se ne facciano lì, dove con la propria equipe sta scavando per portare alla luce la tomba della discordia, quella tra la fontina e San Cerbone, destinata a essere ricomposta nell’aiuola di piazza dei Villini. C’è anche il regista Andrea Camerini ma è teso, oggi non sorride. Intorno al perimetro di lavoro c’è un bel capannello di gente a seguire le operazioni. Megale si concede una pausa per rispondere alle domande dei curiosi. Anche alle nostre. Compresa quella che rimbalza sui social dalla mattina: si è rotto il coperchio del sarcofago? Perché siamo andati lì apposta per vedere e per capire. «La copertura era completamente fratturata – spiega l’archeologa – – la parte a monte quando l’abbiamo scoperta era fratturata in tre parti e mancava l’angolo in basso. Anche il lato destro era fratturato in 4 o 5 parti. Questo ci ha leggermente facilitato perché lo abbiamo potuto smontare a blocchi. In antico erano monoliti ma oggi, come documentano le fotografie che abbiamo fatto prima della rimozione, la copertura era già fratturata«. Del resto, aggiunge Megale, «l’archeologia è distruzione, è il paradigma dell’archeologo: per sapere quello che stiamo trovando noi dobbiamo distruggerlo, documentando con fotografie, grafica e scritti ogni passaggio. Qui non è ancora stato possibile fare la documentazione grafica perché la tomba non è tutta esposta, se ne vede solo un lato. Ora va liberata su tutti i lati, poi documentata e georiferita». Previsioni sui tempi? «Una settimana, poi ci saranno le operazioni di pulizia, i rilievi, gli accordi per tirare via il monumento». Già, gli accordi. Sono quelli che hanno causato le polemiche, anche politiche, e persino i mugugni all’interno della stessa giunta. L’archeologa prova a dare una spiegazione anche su questo aspetto: «Dal 2001, quando è stata scoperta questa tomba a sarcofago, la situazione è peggiorata. Per evitare che precipitasse a causa dell’erosione, delle mareggiate e delle frane, la Soprintendenza ha deciso di fare un intervento insieme al Comune, con un progetto di scavo che prevede anche lo smontaggio della tomba e la messa in sicurezza in uno scrigno, non in un magazzino dello Stato ma al pubblico. La tomba è sempre stata fuori, ne hanno goduto i turisti e i bagnanti e si vuole mantenere questa linea, cioè che sia visibile gratuitamente. Ora, siccome da tempo il Comune sta dando in adozione le aree verdi, sono state messe insieme queste due cose. È stato proposto dalla Soprintendenza, e accolto dal Comune, che il sarcofago venisse collocato in un’area verde come decoro urbano. Non succede solo qui e su Marte ma in molte città della Toscana: a Volterra, a Saturnia ecc.». Megale parla di «portare la cultura fuori dai luoghi convenzionali: siccome è difficile raccogliere visitatori, molto spesso è necessario portare il museo dai visitatori». «La maggior parte del turismo si concentra nell’area dei Villini – aggiunge – vuoi perché c’è un parcheggio, vuoi perché c’è l’ingresso dal parco naturalistico alla spiaggia, vuoi perché ci possono andare a comprare l’acqua, il grosso del turismo arriva lì. Tanto è vero che il baracchino dell’ufficio informazioni sta lì. Allora perché non metterla lì come punto di partenza, come biglietto da visita, per andare a visitare i musei e i parchi, che sono a pagamento, del golfo di Baratti? Questo è il progetto». «La polemica dove nasce? – prosegue Megale rivolgendosi ai bagnanti – Perché questa operazione è possibile grazie anche al supporto di una piccola azione di mecenatismo privata che però, se la volete fare anche voi, è benvenuta. Questo dovrebbe essere un esempio, una buona pratica per venire incontro alle necessità della collettività. Collettività che non sarà mai contenta al cento per cento, ma la maggior parte delle persone che abbiamo incontrato in questi giorni mostra che questo esperimento, questo modello che vogliamo creare, è coerente». GUARDA LA VIDEOINTERVISTA SUL NOSTRO SITO www.iltirreno.it

Alessandro De Gregorio – Il Tirreno 29.8.2015

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