Sterpaia: petizione per gli accessi
I bagnanti protestano contro la riduzione dei varchi, a Perelli raccolte 74 firme in poche ore
Insistono. Va bene la protezione della duna, ma quegli accessi alla spiaggia della Sterpaia sono pochi, creano disagio, non tengono conto di chi ha figli piccoli e deve muoversi con un passeggino, o di chi è costretto su una carrozzina. Insomma, anziché placarsi dopo le spiegazioni di Luca Sbrilli, presidente della Parchi Val di Cornia, e la reprimenda dell’assessore Marco Chiarei (che sul giornale di ieri aveva parlato di « lamentele irricevilibili, dimostrazioni di immaturità») le polemiche divampano e finiscono nero su bianco su una petizione.
I bagnanti di Perelli 3 hanno raccolto 74 firme nel giro di un mezzo pomeriggio. La petizione è stata inviata alla Provincia, all’attenzione di Alessandro Bini (pianificazione difesa del suolo e delle coste, unità risorse marine e georisorse). Anche perché pare che la situazione stia per degenerare: la spiaggia è sempre più stretta e quando il mare lungo costringe i bagnanti delle prime file ad arretrare gli animi si scaldano un po’ troppo.
«Inizialmente in questa costa esistevano 250 punti di accesso all’arenile – si legge nella petizione – A oggi, dopo l’intervento per la protezione della duna, oltre ad aver drasticamente diminuito lo spazio dell’arenile sono stati creati soltanto 50 accessi obbligati. Pienamente d’accordo con la protezione della duna essendo bene comune. Parlando però a nome di un gruppo di famiglie residenti e non nel comune di Piombino, che ha sempre fruito della spiaggia e con bambini piccoli, dobbiamo esprimere il nostro disagio».
In calce non c’è la sua firma, anche se il consigliere Marco Mosci (Idv) è tra i primi ad aver protestato per gli accessi. «Più che protestare osservo le cose che non vanno – dice Mosci – e questa è una di quelle. In Provincia parlano di un progetto da 300mila euro propedeutico al ripascimento delle spiagge. Cosa ci sia di propedeutico in una striscia con della legna accatastata devo ancora capirlo. Forse servirà per i fuochi di ferragosto. Non discuto la necessità di regolare gli accessi, ma mica si fa così. A caso. Questi manufatti sono stati realizzati sulla base di rilievi eseguiti dieci anni fa, quando la spiaggia era più ampia. Ora il mare si è mangiato un paio di metri, con queste protezioni ne sono spariti altrettanti sul retro, la spiaggia è diventata una striscia ridottissima. E ora io, che ho un figlio piccolo, per portarlo all’ombra in pineta dovrei fare trecento metri a piedi sotto il sole e altrettanti per tornare indietro? Ma poi quale percorso “partecipato”? Come consigliere comunale non ne sapevo nulla. So che invece i titolari di stabilimenti balneari sono andati agli incontri e hanno lottato, aggiungo giustamente, per impedire che sulle loro concessioni venisse fatto quell’intervento». «Quando ne ho parlato con Sbrilli – aggiunge Mosci – ho ottenuto vaghe risposte. Gli ho chiesto se fosse possibile rivedere e rimodulare gli accessi, mi ha detto che non è possibile prima di settembre. Ripeto, bene la difesa delle dune. Ma certe soluzioni mi sembrano improvvisate».
«Il progetto non tiene assolutamente conto di chi ha bambini piccoli e dei disabili»
Nella petizione, i firmatari denunciano «serie difficoltà ad accedere all’arenile con i passeggini, in quanto il tragitto obbligato diventa unicamente la spiaggia, per assurdo più accessibile, questo perché i due accessi creati distano circa 300 metri l’uno dall’altro con l’aggravante del sovrappopolamento della spiaggia adiacente agli ingressi. Inoltre questo fa sì di non poter usufruire con i bambini, se non con gravose difficoltà, della rinfrescante ombra della pineta retrostante durante le ore più calde. Il progetto non tiene assolutamente conto delle esigenze di persone con ridotta capacità motoria, incluso mamme sole con bambini piccoli. Ci chiediamo perché, vista la sensibilità per il rispetto e la tutela dell’ambiente, non vengano tenute assolutamente di conto le esigenze di famiglie con figli piccoli, sensibilità questa ancora non sviluppata in Italia come invece lo è per molti paesi della Comunità europea».
Alessandro De Gregorio – Il Tirreno 2.8.2013