“Stanno integrando Rimigliano nel centro urbano di San Vincenzo” Scrive Massimo Cionini

La serie di interventi che sono stati messi in atto e sono previsti su Rimigliano e via della Principessa non si chiamano valorizzazione ma URBANIZZAZIONE. Questo è il termine tecnico con il quale si individuano: realizzazione di infrastrutture per la viabilita (realizzazione pista ciclabile, allargamento della carreggiata, realizzazione di parcheggi, illuminazione pubblica).

Il processo che è in atto è quello di una integrazione di Rimigliano nel centro urbano di San Vincenzo. Il primo passo e stato la brutale potatura della macchia, che di per se, rappresenta il passaggio di quel luogo da parco naturale (con salvaguardia di flora e fauna) a parco urbano.

Vorrei ricordare le parole di Carlo Corti, che negli anni 70, come progettista del piccolo edificio di servizio in corrispondenza dell’entrata centrale del parco, parlava dell’atteggiamento del pastore che costruisce il riparo per se e per il gregge, o del primitivo che appresta un rudimentale giaciglio.

Quello a cui andiamo incontro oggi è invece un esempio di normalizzazione e banalizzazione di un paesaggio straordinario e la sua trasformazione successiva in un ibrido territorio del quale e difficile prevedere le caratteristiche

La previsione delle due rotonde e dell’illuminazione pubblica si inseriscono in questo quadro come ulteriori contraddizioni tra l’idea di realizzare una strada parco ed elementi propri di realta urbane e infrastrutturali. Magari poi nelle rotonde ci saranno i fiorellini e il pratino a tappeto che sono tanto cari agli operai comunali perché pagano loro il 70 per cento dello stipendio, ma che non hanno niente a che vedere col paesaggio nel quale sono inseriti.

Nemmeno due parole sono state spese sulle persone che, per lavoro, per necessita, per emergenza sono e saranno costrette a percorrere la Principessa. Di loro non si parla mai, come se le loro esigenze non fossero prioritarie rispetto allo svago visto che si sta parlando di una strada.

Per ultimo vorrei ribadire che la pista andava fatta all’interno della Tenuta di Rimigliano, espropriando il viale dei Cavalleggeri e rendendolo pubblico e pedonale e ciclabile. È un elemento paesaggistico di primario valore e di conseguenza un bene comune da rendere fruibile.
Trasformarlo in pista ciclabile e pedonale avrebbe creato un asse veramente sicuro e di grande valore per la mobilità alternativa, che avrebbe collegato Park Albatros e centro urbano, avrebbe fatto conoscere ed apprezzare il paesaggio agrario a turisti e residenti invece che far sempre girar loro la testa verso il mare. Ma ci sarebbero volute altre teste a prendere le decisioni.

Massimo Cionini
Architetto, Comitato per Campiglia

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