“Si può ancora evitare lo scempio di Baratti” (Arch. Antonio Carmilla)
Quattro cubi di legno piazzati sgarbatamente di fronte al “porticciolo” di Baratti (partoriti dalle passate amministrazioni comunali) hanno lasciato (a ragione) sbigottiti e sgomenti i tanti cittadini che negli ultimi tempi sono andati a fare una passeggiata lungo il golfo. Colpisce subito lo scarto di scala in relazione alla destinazione d’uso dei fabbricati: quattro magazzini a servizio degli ormeggiatori non richiedono tutti quei metri cubi e soprattutto tutta quell’altezza!
Sia chiaro, inserire elementi di contemporaneità in contesti tradizionali del territorio (urbano o rurale) è operazione interessante, da incoraggiare, a condizione che si parli davvero di architettura e non di edilizia pseudo-modernista modaiola. Sulla stampa locale già si registrano le prime, allarmate, prese di posizione da parte di chi ancora ha una testa per pensare, occhi per vedere, sentimenti di appartenenza ai nostri territori.
Eppure il tema non era difficile: si dovevano rimuovere alcune piccole baracche fatiscenti in materiali eterogenei per sostituirle con nuovi manufatti, disponendoli sopra ad un intavolato, il tutto avendo ovviamente cura di mantenere contenuti i volumi delle nuove costruzioni e badando bene di creare il minor impatto possibile al “disegno” (oramai storico e consolidato) di uno dei più preziosi angoli di costa italiana.
Nonostante una massa imponente di studi (spesso inutili e ridondanti) sull’area di Baratti/Populonia, di piani particolareggiati pubblici la cui gestazione si impianta addirittura nel secolo scorso (! ?), il Comune di Piombino ha infine prodotto (e quasi ultimato) quel bel capolavoro dell’ingegno umano che siamo oggi costretti a vedere davanti al mare del Porticciolo di Baratti……
Ma chi, dentro le stanze comunali, ha approvato quel progetto? Come ha potuto la Sovrintendenza che è territorialmente competente esprimere il proprio benestare? Perché non ci si è confrontati a suo tempo con i cittadini, con il quartiere, con le associazioni, con il mondo della cultura locale, per addivenire ad una proposta di intervento calibrata e condivisa, come la rilevanza del contesto storico-ambientale avrebbe consigliato di fare?
C’è allora da domandarsi come mai sul nostro territorio (e non è certo la prima volta) un’opera pubblica si debba ritrovare al centro delle polemiche e dei mugugni. È l’assenza di una cultura dell’urbanistica e dell’architettura in coloro che sono chiamati a governare il territorio che libera la smania di chi progetta a voler lasciare sempre e comunque un segno eclatante, senza capire che, in certi contesti particolarmente delicati l’architetto (o chi per esso) deve operare con estrema cautela, farsi guidare dall’attenta osservazione di ciò che gli sta intorno, togliere, aggiungere o sostituire badando di mantenere in essere gli equilibri preesistenti ed i caratteri identitari dei luoghi sui quali è chiamato ad operare.
Forse siamo ancora in tempo ad intervenire per ridurre quanto più possibile lo scempio edilizio che sta compiendosi nel golfo di Baratti, il nuovo Consiglio di Quartiere, le associazioni ed i comitati dei cittadini di Populonia che negli ultimi tempi hanno dato prova di competenza, capacità e determinazione spero vorranno mobilitarsi anche in questa occasione. Per fortuna siamo in presenza di costruzioni “ecologiche”, fatte di legno, e per ridurne l’altezza non serve la dinamite o il martello demolitore, basta una buona motosega.
Antonio Carmilla (Architetto)
Da Piombinese ed appassionata di Baratti da sempre sono esterefatta da questo scempio e penso e spero che qualcosa si possa fare, il golfo aveva mantenuto quell’atmosfera un po’ retro’ che era anche il suo fascino ma dopo questo intervento a favore di pochi credo che tutti, turisti e non parleranno dell’incapacita’ dei Piombinesi di salvaguardare un angolo d’Italia tra i più belli e caratteristici.