«Salvate l’albero di Cecchino»

«Salvate l’albero di Cecchino»

L’albero di Cecchino è malato, e un intero paese vuole salvarlo. Le sue condizioni di salute stanno preoccupando tanti cittadini, uno tra tutti Arietto Martelli, pensionato, ex dipendente Solvay, che all’olmo secolare di fronte alla Rocca ha dedicato 4 libri in rima.

cecchino-2Da lui è partito il recente appello all’amministrazione per non far morire uno dei simboli più amati di Campiglia, che già nel 2004 ha rischiato l’abbattimento a causa del cattivo stato del tronco, poi scongiurato con interventi che ne hanno garantito la stabilità.

Stavolta il problema è una malattia: l’insetto che ha attaccato la pianta avrebbe causato la chiusura dei vasi linfatici che porterebbe alla sua morte. «Stiamo lavorando su due fronti – spiega l’assessora Viola Ferroni – sul fronte botanico se ne stanno occupando i tecnici coinvolgendo anche esperti esterni per cercare di capire come salvare l’albero. La preoccupazione principale però è che pare non ci siano buone speranze in questo senso. Se non dovesse salvarsi dall’insetto che lo ha attaccato sarebbe un grosso dispiacere, per tutti noi campigliesi soprattutto, perché all’albero di Cecchino è legato affettivamente un intero paese.

Il secondo fronte, che assumerebbe maggior rilevanza nel caso in cui si arrivasse alla certezza che non c’è più nulla da fare, riguarda la valorizzazione di questo simbolo di Campiglia dal punto di vista storico e culturale, magari con un progetto ad hoc da portare nelle scuole, e anche nell’ambito di altre manifestazioni cittadine. Un modo per raccontare quello che l’albero rappresenta per la comunità, soprattutto ai più piccoli, e conservarne la memoria».

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Quindicimila sono i versi nei quattro i libri pubblicati (dal 1998 al 2006, tutti di successo) col titolo primario “Il vecchio arietto-martellie l’albero”, in cui Martelli, 76 anni (foto a destra), immagina con lui vari dialoghi su personaggi e storie della Campiglia che fu. «Le mie rime volevano essere un omaggio all’albero di Cecchino e a quel che rappresenta – dice – E’ lì da secoli, testimone affidabile di aneddoti e vicende della vita di tanti campigliesi». Tutti in paese ricordano racconti o leggende su questo grande albero di via XXV Luglio.

C’è poi chi si ritrovava all’ombra della sua chioma o dietro al suo fusto, per nascondere da occhi indiscreti i primi baci o le prime sigarette. «E con la sua presenza l’albero ha avuto un ruolo importante nella storia di tanti personaggi del posto – aggiunge – che hanno contribuito a lasciare alle generazioni future tracce importanti del nostro passato.  Per noi campigliesi è diventato un simbolo, un patrimonio di memorie da salvare».

«Voglio rassicurare Arietto e tutti i cittadini che stiamo pensando a come gestire al meglio la situazione anche qualora volgesse verso lo scenario più triste – precisa Ferroni – Stiamo studiando misure di conservazione come resine di copertura e impermeabilizzazione, ma aspettiamo comunque la diagnosi per capire come muoverci. Ringrazio Arietto e gli altri cittadini che hanno segnalato lo stato di salute dell’albero».

Annalisa Mastellone – Il Tirreno 22.10.2016

 

cecchino-4Ma c’è anche chi lo usa come cassonetto

Oltre che di storie e di vita di paese, l’albero di Cecchino purtroppo è testimone anche di cattive abitudini ed esempi di inciviltà. La cavità del suo fusto, che ha un diametro di un metro circa, è usata per gettarci dentro di tutto, diventando ricettacolo di rifiuti e sporcizia. Una situazione che infastidisce numerosi residenti, e su cui l’assessora Viola Ferroni vuol fare un appello.

L’invito però è ad avere cura, non solo del vecchio olmo, ma anche dell’intero paese, dove frequentemente vengono segnalati episodi analoghi di abbandono e mancanza di senso civico. «Il mio è un appello nell’interesse dell’albero – sottolinea -,la cui parte cava spesso viene utilizzata come cestino dei rifiuti da qualche incivile passante. Il rispetto dei luoghi e dei beni comuni passa anche da questi piccoli gesti elementari ma allo stesso tempo fondamentali.

Il borgo spesso è teatro di spettacoli di maleducazione. L’abbandono di sacchetti dell’immondizia agli angoli delle strade nonostante il servizio porta a porta che da anni interessa il centro storico, ed escrementi di animali non raccolti sono solo due tra gli esempi più frequenti di cattive abitudini». « Cerchiamo tutti noi – aggiunge Ferroni – di aver cura di questo piccolo gioiello di paese, patrimonio a cui ci lega un affetto profondo e che abbiamo la responsabilità di gestire al meglio, ognuno per la propria parte, dalle istituzioni al singolo cittadino». (a.m.)

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