Salvare il parco di Rimigliano è ancora possibile. Scrive Massimo Zucconi
Le denunce dei comitati locali (Giù le mani da Baratti, Comitato per Campiglia), di Legambiente, delle liste civiche della Val di Cornia e soprattutto del Forum per San Vincenzo (lista civica guidata dal giovane Nicola Bertini), ripropongono all’attenzione dell’opinione pubblica toscana e nazionale la vicenda del Parco di Rimigliano, nel Comune di San Vincenzo.
Un piccolo Comune lungo la costa dell’alta maremma con più case che abitanti (7856 abitazioni per 7002 abitanti censiti nel 2009) e un consumo di suolo cresciuto del 70% negli ultimi dieci anni. Un paese sul mare cresciuto a dismisura, trasformato radicalmente in ogni suo angolo e deprivato della propria memoria; irriconoscibile per chi ricorda com’era solo 40 anni fa. Una costa urbana con spiagge snaturate dalle costruzioni fin sugli arenili e, in ultimo, massacrate da un orrendo porto che negli ultimi anni ha obliterato per centinaia di metri anche la vista del mare. Le colline sopra il paese aggredite già negli anni 70-80 da un edilizia selvaggia e disarmonica, proseguita poi lungo gli stupendi viali di campagna che da San Vincenzo risalivano sulle colline fino a San Carlo, piccolo e ben conservato nucleo di abitazioni per i dipendenti della Solvay. Lungo quei viali sono sorti fabbricati di ogni genere, con vecchi edifici rurali deformati e lievitati volumetricamente a dismisura fino a diventare anonimi condomini. La bellissima campagna che degradava dalle colline verso il mare è oggi irriconoscibile, disseminata di seconde case costruite intorno ai vecchi poderi e massacrate da vere e proprie “micro lottizzazioni”, non si capisce come autorizzate nel territorio rurale. Questo è oggi San Vincenzo.
Qui, da 13 anni, è in corso un dibattito sulle sorti del parco di Rimigliano, dopo che nel 1998, con l’approvazione del primo piano strutturale, l’amministrazione comunale decise sciaguratamente di concedere, all’allora proprietario Callisto Tanzi, la possibilità di costruire un grande albergo di 15.000 mq. all’interno della tenuta agricola che da il nome al parco: 560 ettari di campi e pinete lungo la costa a sud del paese di San Vincenzo, con decine di fabbricati rurali storici sapientemente inseriti in uno straordinario paesaggio rurale. Quella stessa tenuta che, alla metà degli anni 60, aveva suggerito ad altre amministrazioni di sinistra la sua classificazione a parco naturale, insieme agli otto chilometri di litorale coperti da ottanta ettari di macchia mediterranea e da pinete.
Contro quella decisione intervennero associazioni ambientaliste e l’architetto Italo Insolera, ideatore e progettista del parco di Rimigliano, la cui storia è raccontata nel bellissimo libro “Parchi Naturali. L’esperienza di Rimigliano” di Luigi Gazzola e Italo Insolera. (Edizione delle Autonomie. Roma, 1982). Rimigliano fu il primo parco della costa livornese da cui trasse spunto il più vasto progetto del sistema dei parchi della Val di Cornia, delineato alla fine degli anni 70 con i piani regolatori coordinati dei comuni di Campiglia. Piombino, San Vincenzo e Suvereto.
Contro quella decisione intervenni pubblicamente anch’io (allora presidente della società “Parchi Val di Cornia” che i Comuni avevano costituito proprio per attuare il sistema dei parchi previsti dai piani regolatori coordinati) perché avvertivo che quella decisione rappresentava una ferita insanabile per Rimigliano, totalmente incoerente con le finalità del parco e foriera di ulteriori e peggiorativi sviluppi urbanistici. Sviluppi che, purtroppo, si sono poi configurati con la successiva variante del 2008 al piano strutturale, fino alla variante del 2010 al Regolamento urbanistico che riduce l’albergo da 15.000 a 6.000 mq. (spostandolo però nel centro della tenuta agricola) e apre la porta a circa 180 seconde case che saranno realizzate demolendo e ricostruendo, in luoghi diversi, circa due terzi dei 17.000 mq. di poderi e annessi agricoli d’interesse storico. Il cosiddetto piano di miglioramento agricolo ambientale, già approvato dalla provincia di Livorno e dallo stesso Comune di San Vincenzo, prevede solo il mantenimento di 650 mq. di annessi agricoli e nessuna abitazione rurale per una azienda di 560 ettari: uno scandalo che merita di essere indagato perché quelle scelte portano diritto alla dismissione della funzione agricola e non certo al suo miglioramento, in netto contrasto con gli indirizzi delle leggi regionali.
Sulla variante, con le osservazioni, hanno espresso giudizi fortemente negativi il Forum per San Vincenzo, il Comitato per Campiglia e la stessa Regione Toscana che ha avanzato precise richieste di chiarimento sugli effetti che saranno prodotti sui poderi storici, sul paesaggio rurale e sull’ambiente, a partire dai consumi idrici dell’albergo, delle seconde case e delle piscine previste nella tenuta, in una zona con gravi problemi di salinizzazione delle falde.
L’assessore all’urbanistica della Regione Toscana, Anna Marson, sollecitata da cittadini e comitati, ha manifestato la propria disponibilità a sostenere un percorso partecipativo qualora l’amministrazione comunale di San Vincenzo lo richieda. Per questo è stata redarguita dai dirigenti locali e regionali del PD.
Il professore Salvatore Settis, a più riprese, è intervenuto sulla stampa per denunciare lo scempio che si sta per consumare. Le occasioni sono state offerte da recenti dibattiti pubblici per la presentazione del suo ultimo libro “Paesaggio, Costituzione, Cemento” (Giulio Einaudi Editore. Torino. 2010) nel corso dei quali il caso di Rimigliano è stato sollevato per denunciare quanto sia arduo in Italia preservare il paesaggio, inteso come bene comune vitale per l’identità, il benessere dei cittadini e l’economia del paese. Tanto più in un Comune come San Vincenzo che ha dilapidato il patrimonio identitario del suo territorio per approdare ad una anonima conurbazione affogata nel cemento.
Tutto questo accade mentre il Comune di San Vincenzo ha deciso, nel 2009, di rivedere il vecchio piano strutturale, dichiarando, con atti amministrativi, di volersi allineare alla pianificazione degli altri Comuni (che, al contrario di San Vincenzo, hanno classificato tutti i parchi come “aree naturali protette” ai sensi della legge quadro 394/1991), di voler proteggere il residuo ecosistema comunale, di voler garantire che nelle campagne si faccia solo agricoltura. Tutti buoni propositi clamorosamente contraddetti, però, dalle decisioni che il Comune sta per assumere in via definitiva in questi giorni.
Per restituire un minimo di credibilità alla politica, occorre dunque sospendere le decisioni su Rimigliano. Occorre mettere mano con urgenza al nuovo Piano Strutturale di San Vincenzo, bloccare le scelte non ancora attuate che possono compromettere i beni comuni (e Rimigliano lo è), confrontare le strategie di governo del territorio con quelle degli altri Comuni e con i nuovi indirizzi del governo regionale e, infine, sarà necessario assumere decisioni coraggiose coerenti con la tutela dell’agricoltura e del paesaggio.
Decidere di far costruire un albergo e seconde case nella tenuta agricola di Rimigliano era un gravissimo errore già nel 1998, ma di fronte al consumo di suolo degli ultimi 10 anni, alla disgregazione del territorio rurale, alla crescita smisurata e patologica di seconde case, insistere ancora su questa posizione è semplicemente un attentato al bene comune e all’interesse generale, di San Vincenzo e della Toscana.
28 luglio 2011
Massimo Zucconi, architetto
(già presidente della società Parchi Val di Cornia dal 1998 al 2007. Dal 2009 capogruppo della lista civica “Comune dei Cittadini” nel Comune di Campiglia Marittima)