Populonia: l’iscrizione che racconta gli Etruschi

Il frammento di marmo con l’iscrizione etrusca – di 7 righe – è triangolare, 25 centimetri di lato e con uno spessore di 5 centimetri. «Una scoperta importante – conferma Andrea Camilli, ispettore della Soprintendenza archeologica della Toscana – fatta un paio di settimane fa nello scavo dei templi a Populonia alta», l’area dove, in collaborazione con la stessa Soprintendenza, lavorano gli archeologi delle università di Pisa (Letizia Gualandi) e di Roma tre (Daniele Manacorda).

«Si tratta di un’iscrizione tardo etrusca – prosegue Camilli – un frammento di marmo che faceva parte, probabilmente, di un altare. L’icrizione è in realtà una dedica a una divinità impossibile da definire perché ci sono solo lettere finali comuni per tutte. Molte parole non sono complete, ma il dedicante doveva essere, probabilmente, un personaggio femminile».

Perché il ritrovamento è così significativo?
«Le iscrizioni etrusce lunghe sono pochissime – risponde Camilli – e questa è abbastanza lunga, già in restauro nel laboratorio della Soprintendenza di Pisa. L’iscrizione è ancora in corso di studio e verrà presentata a Piombino a fine mese, in conclusione del convegno di studi etruschi e italici, e poi sarà esposta proprio al museo di Cittadella». Il convegno che comincerà a Bastia, in Corsica, si concluderà al Castello di Piombino il 28 e 29 ottobre: organizzano Soprintendenza, Comune e Parchi Val di Cornia.

«Questo frammento di marmo – interviene Daniele Manacorda (Roma Tre) – viene dallo scavo di un edificio dalla vita lunga e complessa, che si trova dietro il tempio C, uno dei tre templi individuati sull’acropoli. La pietra stava insieme ad altre appartenenti al crollo di uno dei muri di questo edificio e che poi è stata impiegata di nuovo in età che noi pensiamo romana. Rara essendo su marmo. Perché di iscrizioni ne abbiamo più o meno 13mila – sottolinea Manacorda – ma quasi tutte di ambito funerario. Questa, invece, è una dedica votiva per una divinità. Ci sono 54 lettere appartenenti a 14 parole, restano 7 righe del testo frammentario. Nel numero di ottobre di Archeo in uscita tra pochi giorni – aggiunge Daniele Manacorda – ne verrà data notizia e al convegno a Piombino, l’iscrizione sarà ripresentata e discussa.

Abbiamo deciso di garantire, proprio su questa scoperta e di comune accordo con la Soprintendenza archeologica della Toscana, un’immediata divulgazione delle informazioni perché sia in tempi brevissimi di dominio pubblico; cioè sia per specialisti che per tutti gli appassionati e i cittadini. Sono molte le letture e le interpretazioni che si possono dare delle iscrizioni etrusche ed è importante che ci possa essere subito interesse e confronto». Perchè l’archeologia non può restare uno studio riservato solo a pochi. Al contrario può bastare un elemento particolare, qualcosa che susciti grande curiosità, per far nascere il giusto stimolo a capire e conoscere meglio – e con passione – il territorio e la sua storia che ci riguarda tutti da vicino.
CECILIA CECCHI – Il Tirreno 13.10.2011

Lingua etrusca
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

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