Pezzo di storia del turismo, il campo boe di Baratti verso la riorganizzazione
Il campo boe di Baratti rappresenta un pezzo della nostra storia. Contro chi pensa di eliminarlo, tanti pescatori, uomini di mare ricordano che anche quel golfo con le sue barche rappresenta un pezzo della nostra identità. Di diverso avviso molti politici.
Rino Checcoli, capogruppo di Rifondazione comunista, senza giri di parole sostiene che il campo boe di Baratti: «Non è sostenibile». In tanti vorrebbero eliminarlo, in molti riorganizzarlo.
«Il campo boe può essere utile, basta capire per fare cosa e come organizzarlo» ha dichiarato l’Udc, così come Sel che vorrebbe sì riorganizzarlo, ma anche ridurlo. Per la riduzione è pure l’Idv.
Mentre il Psi sostiene che «il campo boe: non avrebbe dovuto esserci». Chi lo incolpa dell’erosione, chi ricorda che d’estate è troppo «invasivo». Insieme al Casone e al centro velico il campo boe è proprio uno dei punti dibattuti nel piano particolareggiato di Baratti, al centro della discussione.
Un campo boe che divide ma che rappresenta anch’esso, a suo modo, la storia di Baratti. È inoltre il primo campo boe della Toscana. Era il 1966 e questa avventura la iniziò Giancarlo Cappelli che pensò di creare un punto di ormeggio gestendo così un impianto nautico. Dal nulla creò un piccolo porto. E fra le cose che Cappelli ha sempre chiesto e mai ottenuto, per salvaguardare Baratti, c’è l’installazione di un frangiflutti galleggiante. Questa struttura non è prevista nella bozza del piano particolareggiato, che prevede però fra gli obiettivi una “razionalizzazione e un riordino dell’area occupata dal campo boe».
Si parla poi di rimozione del pontile in legno, realizzazione di uno/due pontili galleggianti. E nell’ambito della razionalizzazione del campo boe, è prescrittiva la «rimodellazione» degli specchi acquei pur conservandone l’estensione complessiva”. A giorni anche l’eventuale restyling del campo boe sarà reso noto nell’assemblea conclusiva del percorso partecipato.
La Nazione 15.2.2011