Parchi – Co-pianificazione – Cave – Acciaio: riapriamo il dibattito!

Parchi – Co-pianificazione – Cave – Acciaio: riapriamo il dibattito!

Dopo mesi di dibattito anche acceso, sullo stato e funzioni della Soc. Parchi della Val di Cornia, tutto è ricaduto nel totale silenzio e disinteresse. Vale la pena invece continuare ad analizzare il problema, ma all’interno di un quadro più complesso e sollecitare tutti (Amministrazioni, gruppi politici e culturali e cittadini) a riaprire il dibattito in maniera seria e responsabile.

La Val di Cornia è infatti da decenni caratterizzata da quattro fenomeni tra loro legati nel bene e nel male:

  1. le attività minerarie prima e di cava dopo,
  2. le attività delle acciaierie,
  3. il fenomeno della co-pianificazione urbanistica
  4. e la invenzione della Soc. Parchi della Val di Cornia.

Quattro realtà che nel tempo hanno cambiato peso ed importanza e che oggi si presentano in un quadro molto critico, caratterizzato da modifiche profonde dei sistemi produttivi e da una sempre più accentuata incapacità dei Comuni della Val di Cornia di lavorare insieme.

LE ATTIVITÀ METALLURGICHE


Sono in crisi da anni, hanno visto falcidiati i lavoratori addetti alle acciaierie e all’indotto, abbiamo visto passare i più improbabili investitori esteri che hanno sempre più impoverito il settore. Oggi le polemiche sono sempre vive e i problemi irrisolti, inseguendo la speranza che con forni elettrici e modifica della produzione si riesca garantire il lavoro ad una minima parte del numero di operai impegnati nel settore quando questo era in grado di far lavorare tutta Piombino e il territorio circostante.

A questo “fallimento” del ciclo industriale si è accompagnata la scandalosa e pericolosissima operazione di passare da una politica, mai voluta attuare, di recupero e trasformazione delle scorie delle acciaierie in prodotti utilizzabili nell’edilizia, alla realizzazione di discariche maleodoranti e tristemente impattanti e pericolose, che oltre a rappresentare grandi danni erariali per tutti i capitali europei buttati via, contraddicono completamente il potenziamento di attività come il turismo e la riqualificazione del territorio.

LE ATTIVITÀ DI CAVA


Continuano imperterrite a trasformare e danneggiare il territorio e quel paesaggio fondamentale allo sviluppo di attività ad esso legate. E tutto questo benché il settore dell’edilizia si sia ridotto ai minimi termini e indirizzato fortunatamente più al recupero che alle grosse operazioni immobiliari in genere vere e proprie sciagure per l’ambiente.

Eppure le attività di cava sono sempre più garantite dal Piano Regionale Cave che ammette aumenti ingiustificati di materiali calcarei estraibili, pur avendo di fronte un orizzonte molto fosco se si considera le proteste montanti per la gestione dei residui di lavorazione della SOLVAY. Questa a differenza di qualunque stabilimento in Europa scarica direttamente in mare con il risultato che secondo Bluebell Capital Partners nel2017, la Solvay, in un anno, ha buttato in mare 3,8 tonnellate di arsenico, 59,4 kg di mercurio, 141 kg di cadmio, 3,7 tonnellate di cromo, 22,9 t di zinco e molti altri inquinanti che derivano dall’attività produttiva” alla faccia delle così dette “spiagge bianche”. Se si considera poi che la SOLVAY ha ventilato recentemente l’idea di spostarsi da Rosignano, mettendo in pericolo il lavoro di 450 persone, ci si rende conto quanto il settore cave, che in gran parte si indirizza al soddisfacimento delle necessità della SOLVAY, sia in crise anche se la Regione e i Comuni di Campiglia e San Vincenzo hanno praticamente accettato tutto quanto richiesto in un trend di sottomissione costante e preoccupante ad alcuni settori produttivi.

CO-PIANIFICAZIONE

Questi fenomeni in Val di Cornia fino ad un certo punto, sono stati gestiti, caso più unico che raro, con posizioni politiche comuni e con un processo di co-pianificazione tra tutti i Comuni. Ormai da anni si assiste invece ad una diaspora per cui ogni comune va per conto suo. Oggi si parla di ritorno alla co-pianificazione perché il Comune di Piombino e di Campiglia Marittima redigono insieme il nuovo piano strutturale: affermazione abbastanza ridicola visto che Sassetta, Suvereto e San Vincenzo in particolare, da anni fanno scelte autonome con indirizzi diversi e incompatibili.

In ogni caso la verità è che la co-pianificazione come era stata pensata e realizzata in tempi diversi ma anche da politici meno ignoranti è morta e sepolta benché la Regione, almeno a parole, ne promuova la applicazione. Il problema è che la fine dell’omogeneità politica dei Sindaci e delle Giunte Comunali in Val di Cornia ha evidenziato che la ricerca del bene comune dei cittadini conta pochissimo, rispetto ai conflitti di potere tra gruppi politici basati sulla logica che tutto quello che dice l’avversario è sbagliato a prescindere.

PARCHI

Infine guardando al quarto elemento originale della Val di Cornia cioè la formazione della Società Parchi della Val di Cornia, possiamo renderci conto in maniera lampante del fallimento della politica comunale ed intercomunale.

La invenzione della Società Parchi è veramente importante non solo a livello locale ma anche nazionale ed internazionale. L’idea di una struttura creata da Comuni che portavano alla gestione comune territori acquisiti ai demani comunali in base a leggi urbanistiche dello Stato, in modo da creare un sistema unitario di beni di grande valore paesaggistico e culturale in grado di tutelare, potenziare e far conoscere un insieme vastissimo di territorio, è stata innovativa sotto tutti gli aspetti. Oggi invece di assistere ad un potenziamento vediamo tentativi, purtroppo riusciti, di ridurre le potenzialità, le risorse e le competenze della Soc. Parchi.

Come risolvere il problema di interrompere il degrado di questa struttura?

 

Il Comitato per Campiglia propone :

● che il Comune di Piombino restituisca alla Soc. Parchi i proventi dei parcheggi di Baratti per restituirle una autonomia finanziaria;

● che il Comune di San Vincenzo restituisca alla gestione della Soc. Parchi il Parco naturalistico (e non turistico) di Rimigliano sul quale sta operando interventi totalmente contraddittori con quelli finalizzati alla tutela delle dune e alla riduzione degli accessi al mare. Da quello che sta facendo il Comune viene il dubbio che il disegno finale sia fare del parco uno spazio più appetibile per  l’albergo e ville previste nella tenuta di Rimigliano, magari prima o poi anche con un bagno privato;

● che il Comune di Campiglia non si limiti agli appelli di buona volontà, ma pretenda la cessione immediata da parte della Soc. Cave di Campiglia dei Fornelli, che modifichi l’atto sottoscritto tra Regione, Cave di Campiglia e Comune in modo da prevedere che nella progettazione dell’ampliamento del Parco di San Silvestro abbia spazio non marginale la Soc. Parchi, che la Soc. Cave di Campiglia contribuisca economicamente al recupero del complesso Etruscan Mines e che provveda a modificare il percorso dei mezzi meccanici in modo da evitare frammistioni pericolose e incongrue nel principio sempre sostenuto dal prof. Francovich, ora osannato ma fortemente ostacolato fino alla sua morte, della incompatibilità tra cave e Parco archeo-minerario.

● che tutti i Comuni della Val di Cornia decidano di dotare la Soc. Parchi di un Comitato Scientifico in grado di dare alla Società un ruolo non solo gestionale, ma anche progettuale di alto livello, che veda al suo interno anche specialisti nella tutela del paesaggio e che comunque non sia alla mercé di Sindaci più o meno credibili;

● che tutti i Comuni della Val di Cornia si impegnino a considerare la Soc. Parchi referente privilegiato nella definizione di interventi magari previsti negli strumenti urbanistici, ma assolutamente incongrui come le baracche al porticciolo di Baratti.

Un progetto chiaro di risoluzione di questi nodi, al di là delle chiacchiere, dimostrerebbe quale è il vero piano di sviluppo che i Comuni della Val di Cornia vogliono portare avanti. A ben guardare oggi si può parlare solo di un aperto conflitto dove tutti dimenticano il ruolo portante che avrà la produzione di beni alimentari in fasi post-pandemia e l’importanza del turismo leggero e culturale spesso in conflitto con quello balneare di massa.

L’unica cosa che, al di là di discorsi edificanti sulla chiusura delle cave in territori “che hanno dato già molto”, risulta che è proprio l’attività di estrazione di inerti ad essere difesa con le unghie e con i denti da imprenditori e Amministratori che dovrebbero vergognarsi di affermare che la chiusura delle cave (in particolare Monte Calvi) è certa, quando , se va bene, accadrà nell’arco di quasi trenta anni, un tempo così lungo da essere in realtà improgrammabile.

Campiglia Marittima 9 marzo 2021

Comitato per Campiglia
Arch. Alberto Primi

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