Paradù, respinta l’istanza di dissequestro, futuro pieno di incognite

Che ne sarà del Paradù? E delle prospettive di lavoro legate alla struttura? Sono in molti a chiederselo in queste ore, dopo la decisione da parte del tribunale del Riesame di negare l’accoglimento dell’istanza di dissequestro del villaggio. La proprietà non ha dubbi: è il nostro fallimento.
Inaugurato da meno di un anno il Paradù stava passando a un nuovo gestore che ne avrebbe permesso lo sviluppo e la promozione in una rete di vendita internazionale. Adesso una nuova doccia fredda per imprenditori ed ex dipendenti. Una brutta storia iniziata con una serie di esposti compiuti, nel tempo, da parte delle associazioni ambientaliste ed alcuni gruppi politici. Una lunga guerra consumata su permessi giocati sul filo del rasoio.
Lunghe e complesse indagini. E quelle autorizzazioni rilasciate alla proprietà che non sono bastate a garantire l’apertura del resort. Lo scorso 3 dicembre, infatti, i sigilli del tribunale hanno chiuso il villaggio e con esso i sogni a lungo maturati da chi ha creduto nel progetto. Undici i licenziamenti decisi dalla proprietà e un unico indagato, l’imprenditore Riccardo Mariotti. La prima informazione di garanzia era arrivata a maggio con la richiesta di sequestro delle carte da parte della Procura. E a fine 2014 il sequestro del resort disposto dal giudice delle indagini preliminari su richiesta dei pubblici ministeri.

Una storia senza fine quella che interessa da almeno trent’anni l’area dell’ex Club Med. A dar vita a quello spicchio di macchia è stato il Club Med negli anni ‘60 con l’istallazione dei tukul polinesiani che, a Marina di Castagneto, rappresentavano una grande novità assieme alla formula all inclusive. Poi la chiusura e l’abbandono. Fino all’arrivo di un nuovo gruppo di investitori la società Fingen con a capo i fratelli fiorentini Fratini. La presentazione di un progetto da mille e una notte che ha coinvolto il territorio in tavoli di lavoro, discussioni, piani di valutazione. E poi la rinuncia. Il progetto considerato troppo ambizioso e gli ambientalisti a puntare il dito contro il negativo impatto ambientale che le costruzioni avrebbero provocato.
Di nuovo abbandono. Fino all’arrivo nel 2012 della nuova società, più “casalinga”, la Medonoratico, una cordata di imprenditori del luogo con a capo Riccardo Mariotti. L’intervento è stato subito soggetto di molteplici osservazioni fino a che i giudici hanno tirato le fila di mesi di indagini e avanzato la richiesta di sequestro preventivo del villaggio al giudice per le indagini preliminari. Sequestro che ha superato anche il vaglio del tribunale del Riesame: dopo la prima udienza del 15 gennaio in cui i pubblici ministeri hanno prodotto 28 pagine per integrare i capi d’imputazione già mossi, il 23 gennaio la sentenza. Il prossimo passo la Cassazione a cui la proprietà del villaggio è intenzionata a fare ricorso. E la politica che ruolo ha avuto in tutto questo? Il progetto approvato sotto la giunta Tinti oggi la squadra di Scarpellini si trova con un grande problema da risolvere.
Divina Vitale- Il Tirreno 25.1.2015
Paradù, respinta l’istanza di dissequestro
Il Paradù non riaprirà per la stagione 2015. A dare la notizia l’amministratore delegato della MeDonoratico Riccardo Mariotti. Il Tribunale del Riesame, che si è espresso nel pomeriggio di ieri, infatti, mantiene la struttura sotto sequestro per reati che riguardano difformità riscontrate all’interno dell’autorizzazione paesaggistica presentata dalla proprietà e per l’assenza di denuncia al genio civile di rischio sismkico e idraulico.
Decadono invece le ipotesi di reato relative a lottizzazione abusiva con realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e il capo d’accusa per cui «si realizzava opere in assenza di titolo abilitativo». «Il passo successivo è il ricorso in Cassazione – dice Mariotti, unico indagato – chiederemo anche l’incidente probatorio, ma adesso ci aspetta il fallimento. I tempi non sono dalla nostra parte, dovremo disdire tutte le prenotazioni per la prossima stagione e revocare la disponibilità della struttura verso il nuovo gestore. Un disastro insomma. Se tra tre mesi ci sarà l’assoluzione che pagherà i danni?»
Sono 24 le pagine del provvedimento stilato dai giudici Angelo Perrone, Carlo Cardi e Ottavio Mosti per un’indagine condotta dai pm Gianfranco Petralia e Fiorenza Marrara che ha portato il 3 dicembre, con la firma del giudice per le indagini preliminari Beatrice Dani, al sequestro preventivo del resort, nato sulle ceneri dell’ex Club Med, in località Pianetti a Marina di Castagneto Carducci. I reati erano appunto lottizzazione abusiva in area sottoposta a vincolo paesaggistico (con realizzazione di opere di urbanizzazione primaria come rete idrica, elettrica e fognaria e anche una rete viaria cementificata) e di un numero di unità prefabbricate, le “case mobili” (al momento 193 quelle già realizzate ma dovevano arrivare a 654) in assenza del prescritto titolo abilitativo.
Ad indebolire ulteriormente la posizione della proprietà un’integrazione di 28 pagine prodotte dall’accusa il giorno prima dell’udienza, svoltasi lo scorso 15 gennaio, che illustrava nuove lacune nei documenti autorizzativi. Tra cui la mancanza di denuncia al genio civile dei manufatti (sotto il riflettore le fondazioni delle casette), e quindi la pericolosità per la pubblica incolumità all’interno del villaggio, e ancora l’autorizzazione paesaggistica considerata carente.
«Il costruttore ha certificato che le fondazioni sono autoportanti e per questo motivo non abbiamo fatto denuncia – spiega Mariotti. In fretta e in furia rispetto alle nuove integrazioni dell’accusa abbiamo prodotto due nuovi documenti: la certificazione del costruttore e la dichiarazione dell’ingegnere strutturista che sottolineava come le fondazioni fossero appoggiate sui pali. Per quanto riguarda l’autorizzazione paesaggistica abbiamo avuto il lasciapassare della commissione edilizia integrata con tre architetti paesaggisti e la Soprintendenza. Poi nelle dichiarazioni rilasciate ai carabinieri, da parte dei tecnici interessati, sono state sollevate delle incongruenze rispetto alle procedure operate».
I dipendenti, gli undici licenziati dal Paradù sono stati avvisati con un messaggio. Per loro la vicenda si è conclusa nel peggiore dei modi. «Continuo a non capire – si sfoga Mariotti – non sono ancora rinviato a giudizio, le accuse maggiori sono cadute ma il villaggio resta chiuso. Ho chiesto 33 permessi per dare il via ai lavori, se qualcosa non andava le commissioni dovevano fermarci, non abbiamo ricevuto nessuna contestazione, nessun verbale».
Divina Vitale- Il Tirreno 24.1.2015