Ora si capisce perché a Campiglia non vogliono discutere di cave

Ora si capisce perché a Campiglia non vogliono discutere di cave

Comunicato della lista civica Comune dei Cittadini:

Il piano adottato dalla Provincia a gennaio definisce Campiglia e la Val di Cornia come il “distretto toscano delle attività estrattive”. Da qui viene oltre l’80% del prelievo di materiali di cava di tutta la Provincia e il 94% del calcare.  Dal 2001 al 2010 dalle  cave di Monte Calvi, Monte Valerio e San Carlo sono stati scavati 13 milioni di metri di cubi di calcare. Una quantità enorme destinata a mercati che travalicano i confini della provincia e della stessa regione. Nei prossimi anni si potranno scavare  altri 20,4 milioni di metri cubi: 4,8 a Monte Calvi, 5,8 a Monte Valerio 9,7 a San Carlo, oltre il 95% della produzione provinciale di calcare. Un volume che equivale a circa 68.000 alloggi per una città di 200.000 abitanti.

Rispettando leggi e piani regionali la Provincia doveva approvare un piano dal  2007.  Non lo ha fatto. E’ una responsabilità politica enorme della quale non si fornisce nessuna ragionevole giustificazione. Contrariamente a quanto accade ai cittadini i comportamenti negligenti degli amministratori pubblici non hanno sanzioni.

Nel 2014 ha adottato un piano con il quale prende atto del calo delle escavazioni. Prevede una riduzione del 24% per il decennio il 2013- 2022 , ma consente lo sfruttamento delle cave esistenti (anzi le aumenta) allungandone i tempi di coltivazione senza rispettare le scadenze stabilite dalle autorizzazioni comunali. Di fatto concede una proroga fino al 2022. A Campiglia saranno ignorate le scadenze della cava di Monte Calvi (2018) e di Monte Valerio (2020). Non prende neppure in esame l’ipotesi di concentrare le escavazioni in alcune cave e di avviare in altre processi di riduzione/riconversione per favorire altre attività, nuova occupazione e il miglioramento delle condizioni ambientali dei territori.

Per le cave campigliesi ipotizza anche il sostanziale mantenimento delle escavazioni auspicando che il forte calo della domanda di calcare degli ultimi anni sia compensato con la costruzione di grandi infrastrutture come l’autostrada tirrenica e le opere marittime nel porto di Piombino. Tutte opere che per legge devono essere realizzate con materiali di recupero in sostituzione dei materiali di cava.

La cosa è ancora più grave sei considera che il piano, insieme alle cave, doveva regolamentare anche il  “riutilizzo dei residui recuperabili”.  A Piombino esistono milioni di metri di cubi di rifiuti industriali che possono essere trattati e riutilizzati. Esiste anche un impianto di proprietà dei Comuni (l’impianto TAP) realizzato con soldi pubblici esattamente per quel fine. Di questo il piano non parla. Prevede che gli inerti per le opere pubbliche vengono solo dalle nostre colline. Una scelta che non rispetta le leggi, lascia montagne di rifiuti su aree industriali che non potranno mai essere bonificate e riusate, fa apparire come un enorme spreco l’investimento nell’impianto TAP e contribuisce al consumo delle colline.

Si capisce ora perché in questi 5 anni la Giunta di Campiglia non ha mai voluto discutere di cave in Consiglio. I cittadini non devono sapere. Per la Giunta tutto convive: Venturina Terme, il parco che in alcune aree è chiuso dal 2008 per il pericolo di mine, il turismo da sostenere e “Campiglia distretto toscano delle cave”.  Una cosa è certa: questa politica non aiuta ad uscire dalla crisi.

Comune dei Cittadini

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