Onore a un padre della difesa del paesaggio

In ricordo di Giuseppe Galasso… e di altri prima di lui
Il 12 febbraio si è spento a Pozzuoli Giuseppe Galasso, storico, meridionalista, ultimo erede – com’è stato ricordato – del pensiero di Benedetto Croce. E’ stato ricordato anche quale promotore della legge n. 431 del 1985 a tutela del paesaggio, legge appunto che porta il suo nome.
La disciplina da lui promossa e fortemente voluta ha segnato una svolta nella tutela dei beni ambientali. Le normative precedenti non solo erano assai risalenti – la Legge 778 del 1922, e successivamente la n. 1497 del 1939 – ma erano improntate su una concezione estetizzante che identificava il paesaggio oggetto di tutela con le cosiddette “bellezze naturali”. La legge Galasso ha spostato il fulcro. Si è così passati da una “concezione estetica” del paesaggio ad una prospettiva fondata quasi esclusivamente su dati fisici e oggettivi, dettagliati.
Il Codice europeo del paesaggio (Firenze, 2000) ha poi segnato un’altra significativa tappa nel percorso di riconoscimento e di tutela .
Si fa riferimento agli aspetti e caratteri del paesaggio che costituiscono espressione di valori culturali (art.131) , i quali “ove necessario” devono essere recuperati…
Si afferma poi che i soggetti istituzionali (Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali ), qualora intervengano sul paesaggio, assicurano la conservazione dei suoi aspetti e caratteri peculiari.
Chissà Galasso – lucido ed attivo fino agli ultimi suoi giorni – cosa pensava dello scempio della “terra dei fuochi”, luogo geograficamente vicino a quello in cui viveva…
Speranza, perché è auspicabile che si tratti di un primo passo di un ravvedimento operoso delle istituzioni locali, che comporti per il futuro scelte avvedute e condivise di politica ambientale.
Amarezza, perché alcune conseguenze di interventi finora consentiti e “formalmente” autorizzati hanno portato a danneggiare irreversibilmente il territorio.
Da oggi in poi, anche in memoria e rispetto di chi ha voluto difendere i valori culturali del Paese, occorre continuare ad esercitare un controllo senza sosta su decisioni istituzionali non condivise dalla comunità ma che hanno cambiato e potrebbero ancora cambiare il volto – e secondo molti anche il clima – dei luoghi che ci appartengono e tanto ci sono cari.
Da altri prima di noi, in secoli remoti, questi stessi luoghi furono amati e prescelti per costruire delle città che divennero nucleo e fondamento di una civiltà ricca ed evoluta che proprio lì ha lasciato delle consistenti tracce.
Nel Museo archeologico di Firenze, quale “abbrivio” della Sezione etrusca, su di un’unica immagine della Val di Cornia, Baratti e delle colline retrostanti è riportato un pensiero che abbiamo spostato su una foto della Valle di Fucinaia prima dello stupro di Monte Calvi :
Che per tutti noi resti anche quale monito.
Laura Riccio
Comitato per Campiglia
Su questo argomento:
GLI ASPETTI STORICI DELLA VALLE DI FUCINAIA Riassunto della relazione presentata all’incontro pubblico “La Valle di Fucinaia: un patrimonio da salvare” organizzato dal Comitato per Campiglia – 3 ottobre 2009