Oltre l’acciaio con natura e manifattura
Lo studio condotto dalla Scuola Sant’Anna rivela opportunità per la Val di Cornia che vanno ben oltre gli ombrelloni:
Le potenzialità tutte da sviluppare di un territorio che molto può dare a se stesso, il superamento degli stereotipi, i fattori da individuare per costruire un futuro più competitivo. Vanno al di là di ogni previsione scontata e immediata i risultati dello studio condotto dalla Scuola Sant’Anna di Pisa sul nostro territorio, ricerca presentata ieri mattina a Venturina col titolo di «Dinamiche identitarie, trasformazioni economiche, prospettive strategiche: il caso di Piombino e della Val di Cornia».
A introdurlo presso la sala Bic in zona Fiera c’erano i sindaci di Piombino e Campiglia Gianni Anselmi e Rossana Soffritti (in seguito si è aggiunto anche Michele Biagi per San Vincenzo) e i ricercatori del Sant’Anna. «I 17 mesi di lavori impiegati in questa ricerca – ha spiegato il loro coordinatore, Alberto Pirni – hanno permesso di elaborare un contributo affinché si possa pensare di volgere l’attenzione altrove rispetto alla siderurgia. Questo territorio ha rivelato la potenzialità di pensare anche ad altre soluzioni».
Punti di partenza – La Val di Cornia e la sua percezione
Parlando di segnali positivi e incoraggianti provenienti dal territorio, un 63,2 % dei mille intervistati (tramite indagine telefonica tra i residenti) ha risposto che in realtà in Val di Cornia non sta succedendo niente di nuovo, mentre un 83,4 % ha dichiarato che non sceglierebbe il momento attuale per l’avvio di una propria attività imprenditoriale. «Eppure, accanto a questi soggetti – spiega Pirni – c’è addirittura un 87 % di intervistati che, interpellati circa il proprio desiderio di vivere altrove ha risposto di no, che in Val di Cornia si vive bene e qui si vuole restare». Inoltre, per un 47,4 % del campione la qualità della vita in Val di Cornia è più che soddisfacente, il 77,9 % tende a rimanere in Val di Cornia per fare acquisti, mentre il 76,5 % trova sul territorio tutte le attività culturali, di svago e di intrattenimento di cui sente il bisogno. «Ancora – confermano i ricercatori – al di là dei facili stereotipi, il 58,3 % del campione di residenti è soddisfatto delle infrastrutture e delle vie di comunicazione attualmente esistenti».
Aspettative – Cosa dovrà accadere?
Per il 49,8 % degli intervistati la risposta per il futuro è il turismo di qualità, mentre un 21,6 % si è espresso a favore dell’agricoltura e il 28 % ha parlato di siderurgia. Inoltre, il 90,1 % del campione guarda al porto come alla realtà che svolgerà un ruolo sempre più rilevante per lo sviluppo locale nel suo insieme, mentre un 63,6 % individua nella demolizione (ancora in via di discussione) della Costa Concordia un’opportunità concreta di uscita dall’orizzonte per lo più industriale. Ancora il turismo, inoltre, appare come il protagonista (63 %) delle preferenze espresse alla domanda circa il settore sul quale dovrebbe focalizzarsi la formazione. Al di là degli ombrelloni. Eppure tutto questo non ha convinto fino in fondo i ricercatori. Turismo sì, ma cercando di vederci più chiaro sul polso effettivo dei cittadini rispetto a questa realtà e su cosa essa – effettivamente – possa rivelare. E le sorprese non sono mancate, con quasi un 40 % di residenti non a conoscenza, oppure solo superficialmente, sulla presenza di terme a Venturina e a Sassetta. «Terme che invece esistono – spiega Nicola Bellini, direttore scientifico della ricerca – così come esistono delle realtà emergenti, di alto livello, per esempio nell’ambito manifatturiero (come derivazione dall’indotto dell’industria), che non hanno ancora una forza caratterizzante per l’area, ma che potrebbero averla. Sono quelle realtà che, in corso d’opera, hanno restituito una certa positività al nostro progetto e ci hanno permesso di costruire un piano più ricco, più complesso, in cui il turismo può non essere l’unica alternativa e in cui esso stesso può non essere solo mare pulito e ombrelloni, un turismo, cioè, che dura fino a che fa bel tempo. Al contrario, il turismo può integrarsi con i settori dell’agroalimentare e delle manifatture».
L’altra Val di Cornia
Cosa si può fare per raggiungere questo obiettivo. «Bisogna cominciare a raccontare queste storie – sottolineano i ricercatori – le storie di successo, cioè, che abbiamo individuato nel nostro percorso, da quella di Carolina Megale (scommessa vincente per un nuovo genere di archeologia) a quelle di alcune aziende agricole, e non solo vitivinicole. Non esiste un unico racconto sulla Val di Cornia, così come non esiste, o comunque è anacronistico, un bipolarismo industria/turismo. E, soprattutto, bisogna cercare di contrastare quell’83% di cittadini che sostiene che non è il momento di fare impresa».
Melisanda A. Massei – Il Tirreno 29.1.2014
Il Report finale può essere scaricato sul sito del Comune di Campiglia: http://www.comune.campigliamarittima.li.it
Due istituti, migliaia di test e storie esemplari
Ufficialmente avviata il 1° luglio 2012, la ricerca della Scuola Sant’Anna si è conclusa il 30 novembre scorso, in accordo col piano di lavoro concordato con i Comuni coinvolti, Piombino, Campiglia, San Vincenzo e Suvereto e l’Autorità Portuale di Piombino.
Due gli istituti impegnati: il Dirpolis (Area di filosofia politica dell’Istituto di Diritto, Politica e Sviluppo) e l’istituto di management. La direzione scientifica è stata condotta da Anna Loretoni e da Nicola Bellini con il coordinamento di Alberto Pirni, mentre il gruppo di ricerca era formato da Chiara Balderi, Alessia Belli, Roberto Franzini Tibaldeo, Elisa Grandi, Giulia Lazzeri, Anna Loffredo, Francescomaria Tedesco.
I lavori hanno preso avvio da una prima serie di analisi su vari settori (industria, turismo, genere, migrazioni) per i quali sono stati intervistati 71 soggetti. Ulteriori 99 “testimoni privilegiati” sono stati interpellati al fine di indagare sui cosiddetti fermenti locali e gli aspetti progettuali, il che ha permesso di redigere sei report di settore organizzati secondo punti di forza, punti di debolezza, rischi e opportunità.
Altri 25 attori locali sono stati coinvolti dei tre focus group su turismo e agricoltura, industria e infrastruttura, genere e imprenditorialità, mentre i 1000 cittadini intervistati telefonicamente sono stati interpellati attraverso l’indagine Cati. Infine, la ricerca di 10 storie esemplari sul territorio, quelle delle aziende Bulichella, Antica Torrefazione della Nocciolina, Macchion dei Lupi, Tua Rita (settore turismo e agricoltura), Amcor Flexibles Venturina ed Elettromar (industria e infrastruttura), Caterina Megale e la scuola di inclusione linguistica nel quartiere Cotone-Poggetto (genere e imprenditorialità), più storie di successo nell’integrazione tra diversità e l’esistenza rinnovata di un migrante per lavoro in Val di Cornia. (Il Tirreno)