Ok per case private a Poggio all’Agnello

Ok per case private a Poggio all’Agnello

Accolta la richiesta della società immobiliare Milanese 2006 srl: a Poggio all’Agnello saranno costruiti 108 appartamenti. È passata ieri in consiglio comunale la variante per la Rta con i voti favorevoli del Pd, contrari Movimento 5 Stelle, Ferrari sindaco Forza Italia, Rifondazione Comunista, la lista «Un’altra Piombino». Uscito al momento del voto Riccardo Gelichi di Ascolta Piombino.

Con l’approvazione dell’atto, si dà formalmente avvio al procedimento di variante, accogliendo la richiesta della società immobiliare di mutamento d’uso parziale a fini residenziale per una porzione corrispondente al 40% circa della struttura, pari a 108 unità ricettive. La richiesta è fondata soprattutto su motivazioni di ordine economico (perdite gestionali notevoli dopo circa 5 anni di esercizio da parte della società) con una situazione finanziaria deficitaria. «Con quest’atto abbiamo voluto soprattutto scongiurare la chiusura di questa attività – ha detto l’assessore Carla Maestrini – che rappresenta un grande valore aggiunto sul nostro territorio e che ha permesso la realizzazione di molte iniziative importanti». È stato ricordato che la società verserà il «contributo straordinario» e creerà una nuova viabilità di accesso alla struttura.

Il dibattitoche si è sviluppato ha evidenziato il ruolo avuto in questa vicenda dal contenzioso ancora pendente dal 2012 nei confronti del Comune contro la mancata attuazione della previsione convenzionale di concessione di una spiaggia attrezzata nel golfo di Baratti a servizio del complesso ricettivo. «O siamo convinti di aver ragione – ha detto il consigliere Ferrari della lista civica – Forza Italia – oppure si doveva trovare un modo per evitare quel giudizio». Opinione condivisa anche da Riccardo Gelichi e dal Movimento 5 Stelle. Critiche inoltre anche da parte di Rifondazione comunista e «Un’altra Piombino» per una scelta che porta alla trasformazione in seconde case di strutture ricettive turistiche.

«Oggi la struttura non riesce a coprire i costi d’impresa e di gestione – ha replicato per il Pd Bruna Geri – e questo è un dato di fatto. Nel caso di perdita del contenzioso l’amministrazione comunale avrebbe rischiato di perdere 9 milioni di euro, un altro danno per la collettività. C’è una richiesta di cambio d’uso in quota parte che è prevista dalla legge e che non prevede modifiche volumetriche. Il quadro generale è questo ed è questo che dobbiamo tenere presente. Dobbiamo dare risposte assumendoci delle responsabilità. E questa ci sembra la risposta più equilibrata e giusta per il bene comune».

La Nazione 8.6.2016

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