“No, le cave non costituiscono un male necessario”

“Non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe” (Matteo, VII, 6)
L’incipit biblico di queste riflessioni potrebbe fuorviare – in tempo di Pasqua – dal significato che questo assume nel contesto campigliese.
In realtà si vogliono enfaticamente evidenziare i contrasti – per non dire contraddizioni – tra quanto di bello offre Campiglia e la Val di Cornia e le scelte in materia di tutela dell’ambiente e del paesaggio poste in essere pervicacemente dalle Amministrazioni che si sono succedute nel governo del territorio.
Le cave deturpano sicuramente il paesaggio e non costituiscono attualmente un “male necessario” ai fini dello sviluppo economico di questo paese.
Anzi. Costituiscono un vulnus irreversibile, anche se si provvedesse a camuffare con del verde i giganteschi anfiteatri scavati in cima alle colline..
Tra la legittimità dei provvedimenti che ne consentono la coltivazione e l’art. 9 della Costituzione che impone la tutela del paesaggio dovrebbe, deve prevalere l’obbligo stabilito da quest’ultima..
Ma così non avviene, perché gli amministratori non vedono il futuro, la dimensione ristretta del presente è l’unica che hanno. Eppure dovrebbero indossare gli occhialini a 3 D come quando al cinema proiettano alcuni film: vedrebbero il futuro, vedrebbero cosa ne sarà di luoghi che certamente anch’essi amano e ai quali sono legati. Se il fiume Cornia ha impiegato millenni a formare la valle, ci vorranno soltanto decenni per la scellerata mutazione morfologica dei luoghi ormai in atto.
I porci stanno calpestando le perle e non se ne rendono conto.
Laura Riccio
Comitato per Campiglia