Monte Valerio, la storia
1 – Gli etruschi
Monte Valerio è conosciuto fin dal tempo antico. Gli studiosi sono concordi nel dire che vi lavorarono sia gli Etruschi che i Romani alla ricerca della cassiterite utile per ricavare lo stagno.
Le “100 camerelle” (foto a destra – 1956)) sono altrettante piccole escavazioni fatte dagli Etruschi o dai Romani sopra un giacimento di ferro, gli affioramenti del quale, in forma di ampio fungo, erano ricoperti da un metro, talvolta più, di calcare. Gli antichi penetrarono al di sotto di esso formando così numerose camere collegate fra loro per mezzo di piccole gallerie.
2 – I francesi, gli inglesi
Lo sfruttamento venne ripreso da una società francese che giunse nel 1850 alla ricerca di rame. Avvenne che, dopo la visita agli antichi scavi, si rendessero conto della presenza di cassiterite.
Così ripresero le ricerche e gli scavi. Il tutto terminò nel 1893 allorquando gli inglesi della Hallwaj di Londra acquistarono le concessioni scoprendo altri strati di cassiterite quasi pura. Le ricerche andarono avanti fino al 1914.
3 – Il tempo del fascismo
E’ proprio nelle miniere della Val di Cornia che nacque una delle più importanti imprese del ventennio fascista, l’Azienda Minerali Metalli Italiani (AMMI), alla miniera di stagno di Monte Valerio.
La sua importanza era tale che lo stesso Mussolini si recò a Venturina per visitarla nel 1938. Il Duce atterrò al campo di aviazione di Venturina pilotando egli stesso l’aereo; fu accolto in modo entusiastico dalla folla.
4 – La Sales
Nel 1948 sopraggiunse la Sales (Società anonima lavori edili e stradali); la ricerca mineraria fu usata come paravento ad una attività nuova: quella di cava.
Nel 2000 il Comune autorizza la cava di Monte Valerio per 20 anni secondo un piano di coltivazione articolato in 6 fasi, che prevedono il contestuale ripristino. Questo atto prevede anche l’intervento della Soprintendenza archeologica e l’obbligo di Sales “a mantenere integre le gallerie presenti nel versante Nord” secondo le indicazioni della stessa Soprintendenza. Che cosa è stato fatto?
5 – L’ultimo scempio: la distruzione delle laverie di stagno
A Campiglia la cultura della conservazione delle testimonianze materiali della storia del lavoro conta meno che zero.
La prova: la demolizione delle LAVERIE della miniera di Monte Valerio, nel febbraio 2009.
I fabbricati, in particolare quello destinato al lavaggio del minerale, presentavano caratteristiche di rilevanza storica. La descrizione e le foto fanno ben capire il grande valore testimoniale della storia del lavoro di una miniera che, con i suoi 750 dipendenti, ha fatto vivere per quasi cinquanta anni tutta Campiglia.
Se ormai da decenni agli edifici industriali viene riconosciuto un grande valore documentario, storico ed architettonico, purtroppo bisogna prendere atto che a Campiglia non è così.
Infatti gli edifici principali e più interessanti della miniera sono stati demoliti nel giro di pochi giorni. Dopo i danni al paesaggio, non c’è rispetto neanche per i segni del lavoro.