Marson: l’edilizia deve ripartire riqualificando l’esistente
Marson (Regione): bisogna accelerare le procedure per il riuso del patrimonio L’ambiente toscano è bellissimo, stiamo lavorando al nuovo piano paesaggistico. Molti interventi lì per lì sembrano produrre un ritorno economico ma nel lungo periodo svalorizzano il territorio rendendolo meno attrattivo. La costa maremmana è unica.
L’assalto alla costa non si è fermato. Qua e là affiorano nuovi progetti, sogni di cemento, lottizzazioni simulate nella speranza che diventino attuabili.
«Ho invece l’impressione che l’edilizia sia piuttosto ferma – replica Anna Marson, assessore regionale all’urbanistica e al territorio – ed è noto il peso economico che occupa su scala regionale. Il problema è come farla ripartire disgiungendo l’economia dell’edilizia dal consumo di nuovo suolo agricolo.
InToscana c’è molto da fare riqualificando sia le aree già urbanizzate lungo la costa che il patrimonio delle piccole città e dei borghi dell’entroterra costiero». Come farete a scindere le due cose? «Da una parte stiamo lavorando per migliorare la legge 1. La discussione è in corso ed entro l’estate spero di portare il testo in giunta. Fra le modifiche intendiamo semplificare e accelerare le procedure per riuso del patrimonio edilizio esistente e la riqualificazione delle aree urbanizzate.
Dall’altra parte è in corso la nuova redazione del piano paesaggistico, che contiamo di concludere entro l’anno. Il valore e l’unicità del patrimonio paesaggistico anche della costa rappresenta per la Toscana un elemento di attrattività economica non solo per il turismo ma per molte attività produttive per le quali il paesaggio costituisce un importante fattore localizzativo». In alcuni punti troppo sfruttata…
«Molti interventi nel breve termine sembrano produrre un ritorno economico, ma nel lungo termine svalorizzano il territorio nel suo insieme, rendendolo anche economicamente meno interessante». La Regione può dire basta alle seconde case? «Messa così non è facile da attuare, servono politiche alternative che promuovano agricoltura, artigianato e forme di ospitalità che incentivino economie integrate nel territorio. Solo così riusciremo a evitare o comunque contenere le seconde case».
D’altra parte non sempre i Comuni, soprattutto i più piccoli, sono in grado di resistere alle pressioni dei grandi gruppi edilizi. «In questo momento non è facile per i sindaci far quadrare i bilanci. Gli oneri di urbanizzazione, nel breve periodo, sembrano dare ossigeno alle casse comunali, ma i nuovi insediamenti richiedono altre spese e infrastrutture e i conti finiscono per non tornare».
Troppo spesso le Rta, residenze turistiche alberghiere, diventano seconde case. «Se è per questo vi è una pressione per trasformare anche gli alberghi in seconde case. In Versilia, ad esempio». Noi toscani non abbiamo piena consapevolezza del nostro paesaggio, tra i più belli al mondo. «Mi auguro che il piano paesaggistico, anche attraverso nuove cartografie, rappresenti l’importanza di questo patrimonio.
Certo è che in Italia ci sono pochi tratti di costa belli come quella maremmana, che vanno mantenuti e riprodotti». La costa è bellissima ma è sfregiata dai porti turistici. Non sono troppi? Lei stessa, un po’ di tempo fa, avanzò la proposta di costruirli con strutture più leggere, non necessariamente col cemento armato. «Certo, si tratta di capire come e dove: la stessa soluzione non va bene ovunque. A Talamone, ad esempio, non si può fare un porto come quello di Piombino. Dobbiamo tener conto del contesto nel quale s’interviene».
Troppo spesso la cementificazione viene legata al rilancio dell’economia. Ad esempio, un campo da golf presuppone la costruzione di un pase. Non è incredibile? «Sì, oltretutto con le prospettive di cambiamento climatico, l’esigenza d’acqua induce a riconsiderare la prospettiva». Anche per questo le decisioni in materia urbanistica andrebbero centralizzate. Sottratte ai Comuni e affidate alla Regione. «Non trovo desiderabile che vi sia un solo soggetto a decidere: ad ogni problematica vi deve essere un livello appropriato della decisione, con la piena applicazione del principio di sussidiarieta’. E’ quello che cercheremo di fare con la modifica alla legge 1».
A.V. -Il Tirreno 08.04.2012