Il futuro di Baratti tra urbanistica e mare eliminando il degrado
Identità, ambiente sostenibile e equilibrio tra le figure in gioco, sono stati i punti toccati ieri mattina al Castello nella conferenza dedicata all’urbanistica delle città sul mare. Barbara Imbergamo del centro ricerca e consulenza Sociolab, ha illustrato l’iter del percorso partecipativo di Baratti: «Un cammino impegnativo, che ha avuto come filo conduttore l’obiettivo della riqualificazione del golfo».
«Studio – ha aggiunto – orientato verso la tutela e la valorizzazione dello stesso, cercando di eliminare gli elementi di degrado». Imbergamo ha quindi ricordato le forti reazioni popolari scaturite dal progetto e confluite nella costituzione del comitato “Giù le mani da Baratti”, portatore della preoccupazione diffusa di un pericolo privatista sulla zona.
Sopralluoghi, laboratori, siti, incontri e confronti hanno caratterizzato quello che la Imbergamo definisce un esperimento che bene si sposa con il dialogo tra le diverse componenti del dibattito, terminato con il sostanziale accoglimento da parte dell’amministrazione di quasi tutte le indicazioni promosse dai cittadini, che hanno portato a un insieme di finalità condivise: conservazione dell’identità del luogo, approccio unitario e sistemico, tutela ambientale, archeologica e naturale.
Quello su Baratti non è stato l’unico studio presentato: Filippo Boschi, fondatore di Heriscape, ha parlato del piano strategico di Rimini, intrapreso nel 2007 per l’esigenza di ricreare un rinnovato legame tra residenti e turisti, andatosi deteriorando negli ultimi anni.
Diversificazione dei sistemi produttivi, costruzione di una città attraente e ospitale, posizionamento geografico differente, sono stati le basi di lavoro di un progetto rivalutativo il mare.
All’interno di una discussione densa di riflessioni, coordinata da Silvia Viviani, dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, non sono mancanti due punti di vista più generali. La docente Felicia Bottino ha tracciato un’analisi lucida e critica sulle mancanze delle strategie strutturali condotte in Italia, chiamando in causa anche Piombino: «Si è ignorato che la città, oltre a luogo di passaggio per l’Elba e ambito delle acciaierie, avesse pure un notevole centro storico – spiega l’urbanista – Oggi nel nostro paese sono necessarie una riforma fiscale adeguata e la fornitura di attrezzature relative».
Giandomenico Amendola, dell’Università di Firenze, ha infine chiarito gli interventi da adottare in chiave di governo della città: equilibrio tra edifici e quotidianità, armonia tra diritti e aspettative, solidarietà come patto tra diversi. Il tutto facendo un suggestivo parallelo con l’arte, rappresentata dall’affresco “Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo” di Ambrogio Lorenzetti e dalla “Torre di Babele” di Bruegel il Vecchio: «La sfida di una città che vuole diventare bella, sostenibile e solidale risponde alla capacità di fare delle differenze la propria forza».
Il Tirreno 28.5.2011