FONTI RINNOVABILI Comunicato dopo l’incontro convocato dal Circondario

L’assemblea promossa dal Circondario a Venturina il 20 ottobre sugli impianti energetici alimentati con fonti rinnovabili, ha lasciato intatte le preoccupazione dei cittadini e degli agricoltori della piana tra Cafaggio e Casalappi dove una società piemontese intende realizzare una centrale elettrica a biomasse alimentata da oli vegetali provenienti da aree lontane, quindi con la cosiddetta “filiera lunga”, che il piano energetico della Regione ritiene inammissibili perché destinate ad aggravare il bilancio delle emissioni di CO 2 in atmosfera

I Comuni, dopo che il progetto era stato presentato alla Provincia per l’autorizzazione e dopo le proteste degli agricoltori, in tutta furia, hanno adottato una variante ai Piani Regolatori per impedirne la costruzione. Il sindaco di Suvereto si è dichiarato nettamente contrario alla costruzione della centrale. Anche il Sindaco di Campiglia dice di essere contraria, anche se da tempo ha già autorizzato un insediamento di serre nella piana che, per sua stessa ammissione, risulta collegato alla centrale che dovrebbe essere ora costruita.

Anche se convocato tardivamente, l’incontro di Venturina è stato comunque utile per far emergere la realtà: la legge Marzano del 2003 che ha previsto la possibilità di realizzare questi impianti anche nelle zone agricole (pur pessima), se applicata integralmente da Comune, Provincia e Regione, offre strumenti per bloccare un’operazione senz’altro sbagliata sotto il profilo ambientale, urbanistico e dell’economia rurale. Da quanto emerso nell’incontro non sembra che il Comune di Campiglia si sia avvalso pienamente di queste facoltà che, in caso di dissenso del Comune, portano addirittura all’intervento della Regione.

Il Comitato per Campiglia e i cittadini della zona interessata, prendendo atto delle volontà politiche manifestate, chiedono dunque agli amministratori di esercitare compiutamente e con convinzione i propri poteri, evitando che interessi di pochi e non generali, legati a produzioni estranee a quelle dei nostri territori (come la floricoltura in serre fisse) o al business dell’energia – che nulla hanno a che vedere con la riduzione delle emissioni di gas in atmosfera- , producano danni irreversibili all’economia agricola e al paesaggio rurale della Val di Cornia.

Campiglia 23 ottobre 2008

Comitato per Campiglia
Gruppo cittadini Amatello-Casalpiano

Il comunicato come appare su Il Tirreno del 26.10.2008:

Centrale a biomasse in progetto al Cafaggio
«Serre già autorizzate» Perplesso il fronte del no

«L’assemblea promossa dal Circondario a Venturina nei giorni scorsi sugli impianti energetici alimentati con fonti rinnovabili ha lasciato intatte le preoccupazioni dei cittadini e degli agricoltori della piana tra Cafaggio e Casalappi». Questo è quanto sostiene il Comitato per Campiglia, a cui nella battaglia contro la centrale si è unito un gruppo di cittadini della zona di Amatello e Casalpiano.

Il Comitato ricorda che «la centrale elettrica a biomasse alimentata da oli vegetali provenienti da aree lontane – quindi con la cosiddetta “filiera lunga” – è ritenuta inammissibile dal energetico della Regione, perché destinate ad aggravare il bilancio delle emissioni di CO2».

I Comuni, dopo che il progetto era stato presentato alla Provincia per l’autorizzazione e dopo le proteste degli agricoltori, hanno adottato una variante ai Piani regolatori per impedirne la costruzione. Il sindaco di Suvereto si è dichiarato nettamente contrario alla costruzione della centrale.

«Anche il sindaco di Campiglia dice di essere contrario – dicono al Comitato – anche se da tempo ha già autorizzato un insediamento di serre nella piana che, per sua stessa ammissione, risulta collegato alla centrale che dovrebbe essere ora costruita».

«Anche se convocato tardivamente, l’incontro di Venturina è stato comunque utile per far emergere la realtà: la legge Marzano del 2003 – proseguono – ha previsto la possibilità di realizzare questi impianti anche nelle zone agricole, se applicata integralmente da Comune, Provincia e Regione, offre strumenti per bloccare un’operazione sbagliata sotto il profilo ambientale, urbanistico e dell’economia rurale».

«Da quanto emerso nell’incontro non sembra che il Campiglia si sia avvalso pienamente di queste facoltà che, in caso di dissenso del Comune, portano addirittura all’intervento della Regione».

Il Comitato e i cittadini della zona interessata chiedono dunque agli amministratori di «esercitare compiutamente e con convinzione i propri poteri, evitando che interessi di pochi e non generali – legati a produzioni estranee a quelle dei nostri territori come la floricoltura in serre fisse) o al business dell’energia – producano danni irreversibili all’economia agricola e al paesaggio rurale della Val di Cornia».

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