Ecco il laboratorio dove i migranti diventano artigiani

Ecco il laboratorio dove i migranti diventano artigiani

A Venturina nasce Ricicl-art , lì i richiedenti asilo frequentano corsi e danno nuova vita a vecchi oggetti.

Il rumore della sega elettrica da falegname si sente già da fuori. Una volta entrati, assi di legno, barattoli di vernice e oggetti di ogni tipo sono a portata di sguardo. E poi ci sono i ragazzi, tre, che lavorano il legno. C’è chi taglia, chi misura e chi utilizza il pennello. Il locale all’angolo tra via Cerrini e via Don Sturzo, a Venturina, è diventato un laboratorio di artigianato vero e proprio.

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I richiedenti asilo non lavorano più in un’area ristretta, ricavata nel cortile dietro al centro di accoglienza che li ospita, quello della stazione di Campiglia. Adesso hanno un locale di circa 200 mq, preso in affitto dalla cooperativa Homo Diogene che gestisce il centro, dentro cui lavorare, costruire, inventare, trasformare, esporre e vendere i loro prodotti. Con il progetto di diventare impresa, società o ditta.

“Ricicl-Art” è la scritta che si legge sull’insegna del laboratorio dove, nel corso di un’ora, entrano cinque o sei persone. Sono tutte interessate a conoscere l’attività dei migranti e chiedono informazioni sui prodotti, che è possibile realizzare anche su richiesta. Squilla il telefono, è una signora che chiede il ritiro di alcuni oggetti. Perché i richiedenti asilo vanno anche a prendere il materiale in ferro, legno e vetro direttamente dai cittadini che non lo usano più. Lo portano nel laboratorio e, se è recuperabile, lo trasformano e lo destinano a un nuovo impiego.

«Adesso abbiamo molto più spazio – dice Angela di Matteo, responsabile della Homo Diogene –. Nel retro del nuovo locale si tengono i corsi di falegnameria, pittura decorativa e vorremmo anche inserire la cartapesta. La parte anteriore è la zona in cui vengono esposti i prodotti». L’idea cardine è quella di insegnare un mestiere ai migranti, per renderli capaci di guadagnarsi uno stipendio. Si chiama integrazione ed è anche alla base dei prodotti realizzati a Ricicl-Art.

Letti, pareti, tavoli, cucce per cani e due sedie particolari. «Sembrano due spiaggine – dice Di Matteo -, in realtà sono delle sedie tipiche della cultura dei ragazzi, realizzandole hanno unito le loro origini con i nostri insegnamenti». Didattica e produzione. Corsi ed esposizione. Un dualismo che permette ai cittadini di conoscere i migranti e le loro opere e che, d’altra parte, rende i ragazzi consapevoli dei modi di lavoro e di vita del paese che li ospita. E sono in molti a partecipare. «Molti ragazzi la mattina svolgono i lavori socialmente utili e poi vengono qui al laboratorio – dice Di Matteo -. Non rimangono a oziare al centro di accoglienza, sono attivi. C’è anche un ragazzo di un altro centro che ha chiesto di poter partecipare».

Prima era un piccolo laboratorio realizzato nel cortile del centro, adesso lo spazio è molto più ampio. Le possibilità crescono e anche le idee aumentano. «Vorremmo anche prendere parte ai mercati e alle fiere, mi sto informando per le licenze», dice Di Matteo. Il prossimo progetto è “Visti da dentro”: un calendario, che sarà accompagnato da un Dvd e da un libro. Per ora non ci viene detto di più, ma è un’idea che è piaciuta molto alla fondazione Migrantes e la cooperativa sta cercando di avere il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

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Mentre parliamo con la responsabile entra una signora, osserva la testata del letto decorata con alcune rondini dipinte a mano, guarda le fioriere realizzate con vecchi cassetti e si sofferma sui tavoli restaurati. «Per Natale saprò dove fare acquisti», dice.

Claudia Guarino – Il Tirreno 20.9.2016

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