Difendere il suolo e il paesaggio dall’invasione dei pannelli fotovoltaici
C’è un’altra guerra in corso: la guerra dei campi. Un’invasione di cui nessuno parla e che finirà per sottrarre terreni all’agricoltura e compromettere la risorsa paesaggistica della Val di Cornia.
Da tempo si sente parlare di tante richieste per l’installazione di grandi impianti fotovoltaici nella pianura compresa tra i comuni di Suvereto, Campiglia Marittima e Piombino, provenienti generalmente da ditte esterne.
Approfittando della crisi dei redditi agricoli, sembrano incontrare il favore di Stato e Regione che ne facilitano l’approvazione con la scusa della transizione energetica, mentre invece si tratta nella maggior parte dei casi di interessi speculativi e privati. Questi impianti andrebbero a occupare terreni fertili e produttivi per centinaia di ettari. E non si tratta di terreni marginali o improduttivi, anzi sono zone irrigue e a produzioni biologiche e di qualità, con una elevata capacità produttiva del suolo. Anche il cosiddetto agri-fotovoltaico è un bluff, alza solo di qualche metro le distese di pannelli, aumentando l’impatto paesaggistico senza alcuna garanzia per le coltivazioni.
Per produrre energia, sotto la spinta di un modello di sviluppo sempre più energivoro al quale si aggiunge ora il ricatto della guerra, si verrebbe così a consumare la primaria risorsa energetica: il suolo, da cui deriva il cibo. La superficie agricola, già ridotta sensibilmente negli ultimi decenni, non può subire ulteriori riduzioni: abbiamo bisogno di grano, di ortaggi e di tutti gli altri generi alimentari che solo la terra e l’agricoltura ci possono mettere a disposizione.
Dare via libera ai grandi progetti di cui si parla significherebbe violentare il territorio, producendo danni ambientali ed economici, disperdendo il capitale fondiario in transazioni speculative, impoverendo la società locale e trasformando irrimediabilmente il paesaggio che rappresenta l’altra grande risorsa, anche in funzione turistica.
La questione energetica è stata creata da uno sviluppo sbagliato. Una questione che va invece affrontata diversamente, con le comunità energetiche, il superamento dei grandi impianti, una effettiva politica sui consumi, un clima internazionale ispirato alla solidarietà e alla pace, anziché alla competizione e alla guerra.
Ci si appella alle istituzioni per fermare le speculazioni e il consumo di suolo, favorendo le energie rinnovabile laddove è possibile, escludendo i terreni agricoli e quelli di pregio paesaggistico.
Comitato per Campiglia